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Istat: l’export extra-Ue frena a gennaio

Il disavanzo con i Paesi extra-Ue cresce a 495 milioni di euro rispetto ai 344 milioni registrati nel gennaio 2015 – Export -7,9% su anno, import -6,5% – A dicembre era stato registrato un avanzo di 5,917 miliardi.

Istat: l’export extra-Ue frena a gennaio

Cresce il deficit commerciale dell’Italia nei confronti dei Paesi extra-Ue. Stando ai dati diffusi dall’Istat, nel mese di gennaio il saldo italiano del commercio estero extra europeo ha fatto registrare un disavanzo di 495 milioni di euro, contro il deficit di 344 milioni segnato nello stesso mese del 2015. In netta flessione entrambi i flussi commerciali: export in calo del 7,9% su base annua e import del 6,5%

La flessione congiunturale delle vendite verso i paesi extra Ue è estesa a tutti i raggruppamenti principali di beni ed è particolarmente sostenuta per l’energia (-28,5%) e i beni strumentali (-7,8%). Anche il surplus nell’interscambio di prodotti non energetici (+1,3 miliardi) è in diminuzione rispetto a gennaio 2015 (+2,3 miliardi).

Su base annua il calo delle esportazioni è diffuso a quasi tutti i principali partner commerciali, a eccezione del Medio Oriente (+1,3%). Prosegue, da maggio 2014, il calo delle vendite di beni verso la Russia (-24,2%) mentre si rileva, dopo mesi di continua e sostenuta espansione, una battuta d’arresto per le esportazioni verso gli Stati Uniti (-8,1%), in parte condizionata dalla sfavorevole dinamica delle vendite di metalli preziosi.

Nel mese di dicembre, invece, era stato registrato un bilancio attivo di 5,917 miliardi nel commercio extra-Ue, contro il surplus da 5,263 miliardi fatto segnare nello stesso periodo del 2014.

Nell’ultimo trimestre, la dinamica congiunturale dell’export verso i paesi extra Ue rimane tuttavia positiva (+2,5%) e risulta più ampia (+3,0%) al netto della componente energetica (-8,7%). Le vendite di beni di consumo non durevoli (+5,6%) e di beni strumentali (+3,2%) sono in marcata espansione.

L’ampia contrazione delle esportazioni su base annua (-7,9%) si riduce al netto dell’effetto dovuto alla differenza nei giorni lavorativi (-4,7%). La flessione è particolarmente sostenuta per l’energia (-19,2%) e i prodotti intermedi (-12,2%). La dinamica negativa di questi ultimi è influenzata dalla consistente contrazione delle vendite di metalli preziosi. Anche le importazioni flettono (-6,5%); tuttavia, al netto dell’energia (-28,4%), risultano in contenuta crescita (+1,2%).

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