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Intesa scopre le carte su Generali: sì ad aggregazione industriale

La battaglia sul Leone di Trieste entra nel vivo e Consob chiama Intesa, Generali, Mediobanca e Unicredit – Oggi cda di Generali: esce il direttore generale Minali (per volontà di Nagel) – Intesa non molla e spiega il senso del proprio interesse per Generali: creare un polo italiano di bancassurance – Positivo l’incontro di Marchionne con Trump

Intesa scopre le carte su Generali: sì ad aggregazione industriale

“Possibili combinazioni industriali con Assicurazioni Generali sono oggetto di valutazione in corso da parte del management”. Così, con estrema sobrietà, Intesa San Paolo ha ammesso ieri sera in un comunicato (non sollecitato dalla Consob) per la prima volta “la possibile aggregazione con Assicurazioni Generali”. Un progetto “coerente con il Piano di Impresa 2014-2017”, che prevede la crescita nel settore del risparmio gestito, del private banking e in quello dell’assicurazione in sinergia con le proprie reti bancarie, anche con possibili partnership internazionali”.

Dopo il blitz di Generali, che lunedì ha acquistato il 3,01% dei diritti di voto in Intesa San Poalo per sbarrare la strada all’avanzata della Banca nel suo capitale facendo ricorso alle regole del Tuf, tutto è pronto per la risposta in Borsa dell’istituto. Piazza Affari si attende un’offerta pubblica di scambio piuttosto che una possibile controffensiva su Mediobanca, che detiene il 9% del Leone, senza trascurare un’azione su Unicredit (primo socio di Piazzetta Cuccia) a pochi giorni dall’avvio dell’aumento di capitale.

OGGI IN CAMPO LA CONSOB, SOTTO TIRO ANCHE MEDIOBANCA

La Consob ha convocato tra oggi e domani tutti i protagonisti della partita. Oggi toccherà ad Intesa, domani al fronte Generali-Mediobanca, impegnati nelle prossime ore nella riunione di consiglio convocata per sancire, dopo meno di un anno, l’uscita del direttore generale Alberto Minali (per volontà di Alberto Nagel) che dovrebbe essere sostituito da Luigi Libelli.

Facile prevedere che la sfida infiammerà anche oggi il mercato azionario. Ieri il titolo Generali ha messo a segno un rialzo dell’8,2% dopo diverse sospensioni per eccesso di rialzo. Grande fermento anche su Mediobanca (+5,58%) mentre Intesa ha perso il 4,4%.

I BROKERS: OPS O ATTACCO A PIAZZETTA CUCCIA

Tra i broker Mediobanca Securities ha alzato il target price del Leone a 17 euro (outperform). Per Equita “l’unico scenario strategico a disposizione” di Intea è il lancio di un’offerta di scambio. L’alternativa per intesa, aggiungono, “potrebbe essere rappresentata dall’acquisto della quota di Unicredit in Mediobanca (8%) e il successivo lancio di un’offerta su Mediobanca stessa: in questo modo, Intesa Sanpaolo – oltre a controllare un business più affine – diventerebbe indirettamente il primo socio di Generali con il 13%”.

Gli esperti di Banca Akros si dicono convinti che l’istituto guidato da Messina potrebbe “avere un ruolo chiave nel difendere un asset italiano che ha più di 500 miliardi di masse gestite”. Akros tira in ballo Unicredit, che “potrebbe essere obbligata a vendere la quota in Mediobanca favorendo il consolidamento del controllo italiano su Generali, anche in considerazione del fatto che la base azionaria della banca è vulnerabile a causa della ricapitalizzazione”.

UNICREDIT, FONDAZIONE CRT SOTTOSCRIVERÀ L’AUMENTO

Il titolo Unicredit (+3,10%) è stato così coinvolto nella bagarre su Generali nel giorno in cui l’ad Jean Pierre Mustier ha incassato l’assenso del Tesoro alla partecipazione di Fondazione Cassa di risparmio di Torino (Crt) all’aumento di capitale da 13 miliardi di euro della banca. La fondazione che detiene il 2,5% della banca, investirà fino a 320 milioni. Anche CariVerona ha ottenuto l’ok del ministero dell’Economia ad aderire alla ricapitalizzazione di Unicredit, ma la sua partecipazione sarà inferiore al pro quota. 

WALL STREET RECORD, TORNA L’ENTUSIASMO PER TRUMP

Torna a salire Wall Street sotto la spinta delle trimestrali e, soprattutto, dell’attivismo di Donald Trump. Ieri il presidente ha firmato la ripresa dei lavori dell’oleodotto di Keystone e di quello del Dakota, i due progetti aspramente contestati da ambientalisti e nativi indigeni e ha dato il via libera alla costruzione del muro alla frontiera con il Messico. Apprezzato dai mercati l’esito dell’incontro alla Casa Bianca con i Big di Detroit: voi pensate a produrre di più, è stato il messaggio, io vi premierò con il calo delle tasse e con la rimozione dei vincoli ambienti più severi.

I mercati, per tutta risposta, hanno ripreso la strada del rialzo. L’indice S&P 500 (+0,66%) e il Nasdaq (+0,86%) hanno toccato nuovi record assoluti. Il Dow Jones avanza dello 0,86%, grazie alla spinta di finanziari e tecnologici.

IL PRESIDENTE DÀ LA CARICA ALL’AUTO E FCA VOLA

A fare l’andatura sono stati soprattutto i titoli dell’auto, galvanizzati dall’incontro con il presidente. Gm sale dell’1%, Ford del 2,4%. Ma la vera protagonista è stata Fiat Chrysler: alla vigilia del consiglio sulla trimestrale di domani, Fca ha vissuto una giornata ruggente sia a Wall Street che a Piazza Affari dove il titolo (+5,91%) ha varcato di nuovo la soglia dei 10 euro. Due i principali propellenti del titolo:

a) L’incontro con il presidente Usa di Sergio Marchionne, seduto alla sinistra di Trump nel corso dell’incontro nella Oval Room, è servito a cancellare l’immagine della multa al gruppo dai vertici dell’Epa (l’ente antinquinamento) nominato da Barack Obama. Trump ha detto: “Mi sento un vero ambientalista. Ma si è esagerato”.

b) Un report di Goldman Sachs prevede il raddoppio del titolo grazie soprattutto al successo dei nuovi modelli sul mercato Usa. Il broker ha alzato il target di Fca portandolo a 20,8 dollari (pari a circa 19,40 euro) dai precedenti 17,50 dollari (16,30 euro) con giudizio Buy/Neutral. Il rialzo potenziale del titolo è molto forte: addirittura il +102%.

A completare il successo della scuderia Exor (+1,93%) c’è il rialzo di Cnh Industrial (+1,3%): Goldman Sachs alza il target price a 11,2 dollari da 10 dollari. Confermato il giudizio Buy.

La stagione dei conti continua intanto ad offrire spunti positivi per il rialzo. Sale Du Pont (+4,5%), aiutata anche dal rinvio della fusione con Dow Chemical. Bene i tecnologici: Ibm +2,8%, Intel +2,3%. Torna a salire Yahoo! (+3,5%) che ha annunciato il completamento della vendita a Verizon (-4,8%) entro giugno.

Alibaba ha guadagnato il 3%. Il colosso cinese del commercio online ha chiuso il terzo trimestre fiscale con risultati superiori alle attese e ha migliorato le previsioni sull’anno in corso.

In ascesa anche il petrolio Wti di 43 cent a 53,18 dollari al barile, Brent a 55,43. Iniziano a farsi sentire sulle scorte globali gli effetti del taglio della produzione deciso dall’Opec lo scorso 30 novembre. A Piazza Affari Eni ha guadagnato lo 0,26%, Saipem +0,44%. Tenaris ha invece ceduto lo 0,3%.

Il rialzo ha contagiato le Borse asiatiche. Stamattina la Borsa di Tokyo si avvia a chiudere in rialzo dell’1,3%. Al galoppo anche Mumbai (+0,6%). Guadagni più modesti per Hong Kong e Shanghai.

MILANO +0,9% ASPETTA IL VERDETTO DELLA CONSULTA

La Borsa di Milano ha spiccato il volo sull’onda dell’affaire Generali e de rally di Fca. L’indice Ftse Mib ha archiviando la seduta a 19.499 punti, in rialzo dello 0,89%. Assai più staccate Parigi (+0,11%), Francoforte (+0,33%), Madrid (+0,75%) e Londra (-0,02%).

La Corte costituzionale emetterà oggi il verdetto sull’Italicum, la nuova legge elettorale. Intanto, in Gran Bretagna, nessuna reazione della City alla decisione della Corte Suprema di respingere la richiesta del governo, che sosteneva di poter agire in autonomia rispetto ai parlamentari per far scattare la procedura formale per la Brexit, regolata dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Il governo britannico presenterà nei prossimi giorni una legge per ottenere il via libera dal Parlamento al divorzio del Regno Unito dall’Unione europea, ha detto il ministro per la Brexit David Davis.

Il secondario italiano riduce i guadagni della prima parte della seduta. Il decennale chiude a 2,028%, spread con il Bund a 170 punti base. Si abbassa ma non di molto il differenziale con la Spagna fissato a 55 punti contro i 57 di lunedì, livello che non toccava da febbraio 2012. Su Madrid pesa il nuovo decennale: la Spagna ha collocato oggi via sindacato 9 miliardi del nuovo titolo 30 aprile 2027. Venerdì il Tesoro offrirà Bot a sei mesi per 6,5 miliardi di euro contro 6,49 miliardi in scadenza.

BOOM DI ANIMA, SALE BANCA CARIGE IN ATTESA DEL VERDETTO BCE

Tra finanziari non coinvolti nella grande sfida sulle Generali avanzano Unipol (+2,9%) e UnipolSai (+3%). Tra i bancari spicca il balzo di Banca Carige (+9,02%). L’istituto punta a chiudere la prima cessione di Npl per 1 miliardo euro nominali entro fine febbraio quando dovrà presentare alla Bce il piano strategico incentrato sul capitale e sulla riduzione dei crediti deteriorati. Banco Bpm +2,4%. 

Da segnalare nel risparmio gestito il volo di Anima (+7,1%) sull’ipotesi di una fusione con Banca Aletti (gruppo Banco Bpm). Banca Mediolanum +3,3%.

OGGI L’ADDIO DI MOLESKINE

Stm +2,41% ala vigilia del consiglio sui conti di domani. Fincantieri +3,7%, spinta dalle recenti commesse. Male Mondadori (-5,1%): si sgonfiano le speculazioni sul possibile coinvolgimento nella partita Mediaset-Vivendi.

Addio di Moleskine a Piazza Affari: è effettiva da oggi la revoca definitiva dalla quotazione a seguito della conclusione dell’Opa da parte dei belgi di Dm Invest.

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