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Intesa Sanpaolo e Venaria Reale insieme per l’arte

Insieme al ciclo pittorico dell’Oratorio della Compagnia di San Paolo, troviamo un ciclo di arazzi seicenteschi e sei dipinti che riportano legami culturali e figurativi con la committenza sabauda e la Reggia – Bazoli: “Fondamentale la collaborazione con la Reggia di Venaria, avviata nel 2009 con il prestito di alcune opere d’arte e ora ampliata”.

Intesa Sanpaolo e Venaria Reale insieme per l’arte

Intesa Sanpaolo ha da tempo avviato, nell’ambito di Progetto Cultura, il piano pluriennale delle iniziative culturali di Intesa Sanpaolo. Un programma di tutela e valorizzazione che, accanto al restauro e all’approfondimento storico-critico delle opere, prevede l’esposizione di alcune collezioni in poli museali e culturali denominati “Gallerie d’Italia”: le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, che ospitano le icone russe e la pittura veneta del Settecento, e che a partire dall’estate 2013 accoglieranno anche una selezione di vasi dalla raccolta di ceramiche attiche e magnogreche; le Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, che fanno da cornice al capolavoro delle collezioni, il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio, e che a breve vedranno esposti anche dipinti e sculture dal Seicento all’Ottocento appartenenti al contesto del Meridione d’Italia; le Gallerie di Piazza Scala a Milano, che presentano le opere dell’Ottocento e del Novecento. 

Presupposto fondamentale alla valorizzazione del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo è la costante attività di conservazione e di ricerca, svolta in laboratori di restauro e biblioteche, che in alcuni casi “emerge” dalla quotidianità per raccontare storie particolari, come in occasione dell’operazione di recupero che ha coinvolto il ciclo decorativo secentesco dell’Oratorio dell’antica Compagnia di San Paolo a Torino, non più esistente, oggi appartenente alle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo. 

Da una nota ufficiale: “Elemento determinante per l’organizzazione dell’esposizione che inauguriamo oggi – dichiara il professor Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo – è la collaborazione con la Reggia di Venaria, avviata nel 2009 con il prestito di alcune opere d’arte e ora ampliata attraverso il recupero di nuovi e significativi elementi della storia e della storia dell’arte del territorio piemontese.

L’Oratorio della Compagnia di San Paolo a Torino.

Dopo un accurato restauro, realizzato dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, sono finalmente riunite, per la prima volta dal 1876, le tele superstiti del ciclo pittorico dell’antico Oratorio della Compagnia di San Paolo, una tra le più significative imprese artistiche del barocco piemontese e uno dei più rilevanti cicli pittorici interamente dedicati a san Paolo apostolo. Il ciclo pittorico dal 1° marzo 2013 sarà esposto per un anno nella Sagrestia della Cappella di Sant’Uberto della Reggia di Venaria, riallestita per l’occasione nell’intento di ricreare l’atmosfera raccolta di un antico Oratorio nell’anno in cui si celebrano i 450 anni dalla fondazione della Compagnia di San Paolo.

Il progetto di allestimento del ciclo pittorico è stato occasione per raccontare le varie fasi e i risultati del restauro delle tele ed è, allo stesso tempo, spunto per avviare una serie di approfondimenti storico-artistici che confluiranno in un volume di prossima pubblicazione. Le altre opere di Intesa Sanpaolo esposte a Venaria Reale L’allestimento a Venaria delle tele superstiti del ciclo pittorico dell’antico Oratorio della Compagnia di San Paolo, cui si affianca l’inserimento nel nuovo allestimento della Reggia di un pregevole ciclo di arazzi di proprietà della Banca, prosegue ed amplia il rapporto di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e La Venaria Reale. Dal 2009, infatti, sono esposti nel percorso espositivo della Reggia sei dipinti appartenenti alle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo che presentano forti legami culturali e figurativi con la committenza sabauda e con gli ambienti della Reggia di Venaria Reale: 

– una tela del 1638-40 attribuita a Philibert Torret detto Narciso che ritrae la Madama RealeCristina di Francia in abiti vedovili. Il dipinto fa parte di una serie assai vasta di ritratti della duchessa, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia e madre di Carlo Emanuele II, destinati ad adornare le case dei sudditi come effigi dinastiche di preciso significato politico. Il taglio ravvicinato e il formato ridotto fanno pensare a uno dei molti ritratti commissionati dai duchi sabaudi per farne dono a dignitari di corte di rango o a qualche delegato straniero; 

– due grandi tele di Francesco De Mura (La continenza di Scipione e Accordo tra Camilla e Turno), artista napoletano che nel 1741 fu chiamato a Torino per realizzare alcuni affreschi nel Palazzo Reale della città, sbalordì la famiglia sabauda con il suo stile festoso e moderno e fu nominato pittore di corte; – due nature morte di Michele Antonio Rapous, pittore piemontese che lavorò molto per la casa di Savoia, di cui fu pittore di corte dal 1788; 

– una tela di Jan Peeter Verdussen raffigurante la battaglia di Guastalla del 19 settembre 1734, alla quale partecipò Carlo Emanuele III nell’ambito della guerra di successione polacca, conclusa con la pace di Aquisgrana del 20 novembre 1748. Si tratta di un’opera di grande efficacia pittorica, che stilisticamente si lega strettamente alla serie di battaglie che Carlo Emanuele III fece realizzare anche da un latro fiammingo, Giacinto La Peigne.

Il genere, fortemente celebrativo, conobbe vasto sviluppo nel primo Settecento, ed ebbe un particolare successo nella capitale sabauda, dove tali raffigurazioni furono richieste, oltreché dal re, anche dai principi di Carignano. Gli arazzi del Ciclo di DianaUn filo rosso lega Venaria Reale e il ciclo di arazzi dedicati a Diana appartenenti alle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo, inseriti dal 1° marzo nel percorso espositivo permanente della Reggia, la cui parte secentesca fu realizzata da Amedeo di Castellamonte per Carlo Emanuele II come residenza di caccia intitolata a Diana.

I cinque arazzi di manifattura di Bruxelles, realizzati tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, rievocano l’atmosfera dei grandi arazzi, oggi perduti, dedicati allo stesso tema e acquistati nel 1671 proprio a Bruxelles per la Reggia di Venaria Reale. L’importante serie di arazzi comprende cinque scene di caccia con la presenza della dea Diana, di Apollo, di cacciatori. L’iconografia delle scene esula dai modelli classici degli episodi mitologici di caccia, e sembra invece celare sotto le spoglie del mito la rappresentazione della vita di corte. 

Inoltre, considerata l’incongruenza iconografica dei cinque arazzi, non riconducibili a un’unica fonte letteraria, si affaccia l’ipotesi che essi descrivano vari modi di cacciare. Il tema della caccia nelle tappezzerie fiamminghe conobbe un successo straordinario fin dall’epoca medievale; ricco di allusioni e significati, fu tratto da incisioni e disegni dei migliori artisti fiamminghi e italiani. La caccia, avvertita non come divertimento frivolo, ma nobile attività che legava chi la praticava con le stesse figure della mitologia classica, celebrava sovrani e nobili; la sua raffigurazione era pertanto considerata pubblica rappresentazione di un mondo eletto, che si compiaceva di rispecchiare la sua eleganza e la sua potenza in tali scene.

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