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Intelligenza Artificiale nelle Pmi italiane: un’opportunità ancora poco sfruttata

Solo il 2% delle pmi italiane investe nell’intelligenza artificiale. IA che non riduce la domanda di lavoro ma anzi la stimola quando l’investimento è effettuato anche in Big Data e Robotica (+0.7%). I dati della ricerca Inapp

Intelligenza Artificiale nelle Pmi italiane: un’opportunità ancora poco sfruttata

AAA cercasi Intelligenza artificiale. Nonostante le potenzialità, le imprese italiane, in particolare le Pmi, utilizzano ancora molto poco l’Intelligenza Artificiale (IA).

Solo il 2% delle Pmi con almeno 10 dipendenti ha investito in IT tra il 2019 e il 2021, mentre questa percentuale sale al 10% se si considera l’investimento in IA insieme a quello nei Big Data, che sono fondamentali per l’adozione della tecnologia.

È quanto è emerso durante i lavori del workshop “Transizione ecologica e digitale, politiche per il lavoro e imprese” organizzato dall’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, in cui sono stati presentati i dati della VI Rilevazione Imprese e Lavoro (RIL), condotta nel 2022 su un campione rappresentativo di circa 30mila aziende italiane.

Intelligenza artificiale: nelle Pmi italiane è ancora all’inizio

L’uso dell’intelligenza artificiale varia notevolmente in base alla dimensione dell’azienda, alla sua posizione geografica e al settore in cui opera. Ad esempio, solo l’1,5% delle piccole aziende (meno di 50 dipendenti) utilizza l’Intelligenza Artificiale contro il 12% delle aziende con oltre 250 dipendenti. Nel settore dei servizi ad alta tecnologia, il 7% adotta l’IA, mentre nei servizi meno qualificati questa percentuale è solo dell’1,2%.

I risultati della ricerca evidenziano che la diffusione dell’intelligenza artificiale, con tutto quello che ne consegue, non solo è agli inizi ma riflette anche una forte complementarità con le altre tecnologie digitali e quindi una sostanziale eterogeneità del nostro sistema imprenditoriale, confermando l’urgenza di governare questo cambiamento per evitare che acceleri ancora di più le disuguaglianze produttive e competitive che si registrano nel nostro tessuto produttivo.

Fadda: “Pmi mancano di cultura e competenze. Sanno che l’IA esiste ma non come utilizzarla”

“Mentre nel nostro Paese sull’intelligenza artificiale siamo ancora alla discussione tra ‘apocalittici e integrati’, i principali competitor investono convintamente in quest’area che è destinata a migliorare i processi produttivi e l’organizzazione del lavoro. Ad oggi il primo gap che caratterizza le pmi è senza dubbio la mancanza di cultura e di competenze in materia: sanno che l’Intelligenza Artificiale esiste ma ancora non sanno come utilizzarla per migliorare le proprie performance. Per molte si tratta di partire proprio dalle basi, ovvero dalla trasformazione digitale e dalla utilizzazione dei “big data”. La concatenazione con gli investimenti in formazione e nelle tecnologie contigue necessarie per lo sviluppo e l’applicazione dell’IA neutralizza i timori per la distruzione di posti di lavoro che potrebbe conseguirne” ha affermato il professore Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro

Dalla ricerca emerge anche che gli investimenti nell’intelligenza artificiale da soli non hanno un impatto significativo sulla domanda di lavoro. Ma, quando l’investimento in IA è combinato con investimenti in Big Data e Robotica, si osserva un leggero aumento (+0,7%) nella richiesta di posti di lavoro.

L’Intelligenza Artificiale è correlata a un notevole aumento delle spese per la formazione professionale finanziata dalle imprese, anche quando si esamina l’IA da sola (+13%). Questo suggerisce che al momento la trasformazione legata a questa nuova tecnologia sta avvenendo principalmente all’interno delle aziende, nei loro processi di riorganizzazione, piuttosto che nel mercato del lavoro.

“Per questo è fondamentale avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell’AI – ha concluso il presidente dell’INAPP – Ma la realizzazione di una strategia organica richiede una coerente messa a sistema degli incentivi e un forte coordinamento con le politiche di cambiamento strutturale del nostro sistema produttivo. Il Pnrr contiene più di un segnale incoraggiante in questa direzione, ma è necessario un grande sforzo di realizzazione”.

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