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Inps, cresce il lavoro a tempo indeterminato: da gennaio attivati 286mila contratti in più del 2014

Nei primi 7 mesi del 2015, rispetto al 2014, aumentano i contratti a tempo indeterminato: +286mila, mentre si riducono le assunzioni in apprendistato, -11mila. I dati Inps rivelano che la quota di assunzioni a tempo indeterminato sul totale dei nuovi rapporti di lavoro è passata dal 32,8% dei primi sette mesi del 2014 al 40,2% dello stesso periodo del 2015

Inps, cresce il lavoro a tempo indeterminato: da gennaio attivati 286mila contratti in più del 2014

Nei primi sette mesi del 2015 aumenta, rispetto al corrispondente periodo del 2014, il numero di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato (+286.126) e crescono, anche se di poco, i contratti a termine (+1.925), mentre si riducono le assunzioni in apprendistato (-11.521). In aumento anche le cessazioni (+41.006).

A rilevarlo è l’Inps che ha pubblicato i dati dell’occupazione relativi ai primi 7 mesi dell’anno, da gennaio a luglio 2015. In questo periodo sono entrati in vigore due importanti provvedimenti sul lavoro: la decontribuzione per tre anni dei contratti a tempo indeterminato e l’introduzione del contratto a tutele crescenti.

Il rapporto Inps sottolinea che la variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni, pari rispettivamente a 3.298.361 e 2.592.233, è di 706.128; nello stesso periodo dell’anno precedente è invece stata di 470.604.

Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia, rilevate dall’Inps, sono state 1.093.584, il 35,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le “trasformazioni” degli apprendisti, sono state 388.194 con un incremento rispetto al 2014 è del 41,6%. Dai dati aggiornati emerge quindi che la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati è passata dal 32,8% dei primi sette mesi del 2014 al 40,2% dello stesso periodo del 2015.

I dati diffusi dall’Inps, è importante sottolinearlo, rappresentano i flussi del mercato del lavoro, ovvero i movimenti dei rapporto di lavoro, non i singoli lavoratori. La contabilità dei flussi non coincide quindi con quella dei lavoratori perchè lo stesso lavoratore può risultare, nello stesso periodo di tempo, coinvolto in più di un movimento. 

Anche la platea degli interessati è diversa rispetto alle rilevazioni fatte da Ministero del Lavoro e Istat. Il rapporto dell’Inps infatti, è riferito ai lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli. Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione sono presi in considerazione esclusivamente i lavoratori degli Enti pubblici economici.


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