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Infrastrutture: ecco i lavori bloccati da anni

Alta velocità, nodi ferroviari, aeroporti, autostrade, interconnessioni con l’estero. Dalla Gronda al valico di Giovi, dalla Palermo-Messina-Catania alla Venezia-Trieste, al potenziamento di Fiumicino: il lungo elenco di 130 cantieri in cui pescare i 50 che il governo, con il Decreto Semplificazioni, vorrebbe sbloccare con i commissari. Ma quando?

Infrastrutture: ecco i lavori bloccati da anni

Sono una cinquantina le Grandi Opere di cui l’Italia ha bisogno e di cui non c’è traccia nel Decreto Semplificazioni. La definizione dell’elenco sarà inserita nel Def (il Documento di economia e Finanza), secondo indiscrezioni di stampa, per poi passare ad affidamenti successivi con Dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri). Ma dove si andrà a pescare? Il Decreto Semplificazioni, approvato all’alba di martedì 7 luglio, fa riferimento alle opere “prioritarie”, allegate al provvedimento, e inserite nel piano Italia Veloce del ministero dei Trasporti. Si tratta di 130 opere per un valore complessivo di 200 miliardi. L’elenco finale dei 50 supercantieri che verrebbero affidati alla procedura commissariale (ma con poteri più circoscritti rispetto al modello Ponte di Genova) ha circolato ieri in via ufficiosa ma nessuna lista definitiva risulta ancora essere stata definita. La lista potrebbe essere inserita nel Def, secondo indiscrezioni di stampa, e quindi passare al vaglio del Parlamento.

Proprio mentre Bankitalia fa sapere che il 55% delle famiglie italiane rischia duri contraccolpi economici dalla crisi Covid e l’Ue rivede al ribasso le stime sul Pil dell’Eurozona e del nostro Paese, le decisioni tardano, rallentate dal Movimento 5 Stelle – avverso ad ogni grande opera – e dal Pd che non riesce a vincere le resistenze. Vale la pena ricordare, come ha fatto il vice ministro Misiani, che in Italia le grande realizzazioni infrastrutturali richiedono in media 14-15 anni, tempi doppi rispetto al resto d’Europa e il cerchio si chiude.

LE OPERE DA AVVIARE SUBITO

Se però il governo conferma la volontà di voler accelerare anche sulle grandi opere – come ha detto il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa, in mattinata, a Palazzo Chigi prima di partire per il tour in Europa – da dove si vorrebbe allora partire?

Si va dai porti alle direttrici ferroviarie (come il nodo di Genova, il Terzo Valico di Giovi, la Pontremolese e la Palermo-Catania-Messina) fino agli aeroporti, alle città metropolitane e alle strade e autostrade (come la Pedemontana lombarda, il potenziamento a 4 corsie della Salaria, la Salerno-Potenza-Bari). Sono 36 le opere commissariate: si tratta di 12 opere idriche (dighe o acquedotti) di nuova realizzazione o di messa in sicurezza, 15 opere ferroviarie (valico di Giovi, Napoli-Bari, Roma-Pescara ect) e 9 infrastrutture stradali come la Grosseto-Fano, la Roma-Latina, la SS106 Ionica e la Tarquinia San Pietro in Palazzi.

Tra le opere strategiche ci sono “la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania-Messina, la Pescara-Roma, la Pescara-Bari, la Venezia-Trieste, la Gronda (bocciata a suo tempo da Beppe Grillo come opera inutile: e si è visto quanto invece fosse indispensabile), la Ionica, l’ampliamento della Salaria, la Pontina” secondo quanto ha affermato Conte stesso nella diretta Facebook.

Il Ponte sullo Stretto non è nell’elenco e non ci entrerà. Spazio e attenzione dovrebbero avere invece gli aeroporti e in particolare i collegamenti ferroviari o via metropolitana verso gli aeroporti di Napoli, Linate, Genova, Lamezia Terme, Bergamo, Firenze, Venezia, Catania e lo sviluppo del cargo aereo e integrazione della rete logistica per Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Bergamo Orio al Serio, Catania, Bologna, Venezia. Infine, espansione della capacità dei terminal per gli hub intercontinentali di Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Venezia. Tutte opere sulle quali il M5S finora ha fatto o minacciato barricate.

Certamente, nell’allegato Infrastrutture al Decreto semplificazioni non potevano mancare la Tav e la Torino-Lione. E molte altre opere in attesa da anni, bloccate dai ricorsi al Tar, dai cambi di governo, dalle opposizioni degli enti locali, dalla generale mancanza di una visione in prospettiva dei bisogni del Paese.

“Ci sarà tempo fino a dicembre 2020 per indicare i commissari delle opere indicati in elenco, con appositi Dpcm. Diamo poteri regolatori a tutte le stazioni appaltanti: non serve necessariamente un commissario per procedere velocemente ma prevediamo che in casi complessi sia possibile nominare commissari sulla scia di Expo e del Ponte Genova”, ha concluso il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare il decreto, spiegando come l’intenzione del governo sia quella di “mettere ordine”. Staremo a vedere.

Aggiornato mercoledì 8 luglio 2020 alle 07:23

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