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Decreto Semplificazioni: via libera ma senza grandi opere

A notte fonda il Consiglio dei ministri ha approvato il testo “salvo intese” – Manca l’elenco delle grandi opere su cui applicare il “modello Genova” – Conte: “Appalti più semplici e veloci. Per i funzionari pubblici arriva una rivoluzione”

Decreto Semplificazioni: via libera ma senza grandi opere

Dopo settimane di trattative, tre vertici di maggioranza e un consiglio dei ministri terminato a notte fonda, a il Governo ha approvato il decreto semplificazioni con la formula “salvo intese” (ovvero, l’Esecutivo si riserva di modificare il testo prima di sottoporlo al Parlamento, che poi potrà a sua volta emendarlo). Via libera anche all’assestamento di bilancio, al rendiconto dello Stato e al Piano nazionale delle riforme (Pnr), che contiene le linee guida dell’azione di governo nei prossimi anni e andrà inserito nella nota di aggiornamento al Def, da spedire a Bruxelles entro settembre.

Il decreto semplificazioni – che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha definito “la madre di tutte le riforme – è composto da circa 50 articoli, distribuiti su un centinaio di pagine. Si tratta di un articolato complesso, che a lungo ha diviso la maggioranza, al punto che ancora su molte questioni non si è trovata la quadra definitiva. In ogni caso, diverse fonti di governo – lasciando Palazzo Chigi – hanno assicurato che la maggior parte dei problemi è stata risolta che il “salvo intese” riguarda pochi aspetti “tecnici, non politici”.

DANNO ERARIALE E ABUSO D’UFFICIO

Nessun problema per quanto riguarda le norme sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione, sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi e sul sostegno all’economia verde. Più complessa, invece, la modifica dei reati di danno erariale e abuso d’ufficio, al punto che Italia Viva ha messo a verbale la propria riserva. In sostanza, oggi commette abuso d’ufficio chi si procuri un vantaggio violando “norme di legge o di regolamento”, mentre con la modifica prevede che sarà punibile solo chi violerà “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità”.

IL “MODELLO GENOVA”

Il decreto semplificazioni, inoltre, non contiene ancora un allegato fondamentale: l’elenco delle 40-50 grandi opere considerate prioritarie da sbloccare e che quindi saranno affidate a dei commissari (ancora da nominare: c’è tempo fino a fine anno). È il tanto discusso “modello Genova”, applicato per la ricostruzione dell’ex ponte Morandi, che prevede la possibilità per i commissari e per le stazioni appaltanti di agire in deroga al Codice degli Appalti e a tutte le norme (tranne quelle penali, antimafia e sulla sicurezza sul lavoro) per far fronte agli effetti negativi dell’emergenza Covid-19. Su questo capitolo hanno sollevato perplessità il Pd e Leu, ma alla fine sembra che l’intesa generale sia stata trovata, visto che la lista rientra nel piano “Italia Veloce” del ministero delle infrastrutture, uno degli allegati al Pnr.

Il vice ministro al Mef, Misiani, ha spiegato che il provvedimento sblocca le opere minori (fino a 150mila euro) che rappresentano il 70% dei cantieri realizzati dai Comuni, con l’obiettivo di rendere subito possibile la spesa. Resta però il nodo delle grandi opere.

LE PAROLE DI CONTE

“Avremo appalti più semplici e veloci, niente gara di appalto sotto i 150mila euro: ci sarà un affidamento diretto, che ora è stabilito entro i 40mila euro e sarà alzato a 150mila euro”, in modo che “le pubbliche amministrazioni faranno partire da subito” le opere utili alle singole comunità. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi sul decreto semplificazioni.

“Le opere e i cantieri non si bloccano: per gli interventi urgenti da emergenza Covid-19 le stazioni appaltanti avranno l’obbligo di continuare a stipulare contratti anche in presenza di un contenzioso – ha aggiunto – salvo che ci sia un provvedimento del giudice che espressamente blocca la stazione appaltante”.

In particolare, Conte ha parlato di “Italia veloce”, un piano di “130 opere strategiche individuate dal Mit a cui aggiungiamo le opere per le Olimpiadi di Cortina, quelle per sanità, dissesto idrogeologico, scuole, caserme, carceri e polizia” e che partiranno subito grazie alle nuove norme. Il Premier ha elencato alcuni tratti di Alta velocità i cui cantieri partiranno per primi: “Salerno-Reggio Calabria, Palermo -Catania-Messina, Pescara-Roma, Genova-Ventimiglia, Venezia -Trieste, Brescia-Verona”; poi ci saranno anche “la Gronda, la 106 ionica, l’ampliamento di Salaria e Pontina, la Ragusana, il ponte della Liguria”, e ancora “il commissariamento di 9 dighe sarde e in Lombardia le opere per olimpiadi”.

In tema di appalti, “non introduciamo condoni, non vogliamo abusi ma introduciamo una procedura più semplice e rapida per la valutazione dell’impatto ambientale”.

Il Premier ha parlato poi di “una piccola rivoluzione che riguarda i funzionari pubblici: ci saranno più rischi per il funzionario che tiene fermi procedimenti e opere. Per questo periodo sperimentale la responsabilità di fronte alla Corte dei Conti sarà limitata al solo dolo. Resterà la responsabilità per colpa per le omissioni, le inerzie, andiamo a colpire chi non fa e non chi fa”.

Quanto alla burocrazia, “avremo meno scartoffie”, perché nella Pa “si potrà fare tutto con lo Spid o la carta di identità elettronica”.

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