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Indagine Mediobanca sui fondi comuni italiani: nel 2013 primi segnali di ripresa

L’Ufficio Studi Mediobanca ha elaborato la 22a edizione dell’Indagine sui Fondi e Sicav italiani rilevando segni di ripresa negli ultimi mesi: nel 2013 le nuove sottoscrizioni prevalgono sui riscatti e nel 2012 il risultato di gestione dei fondi è stato positivo per 13,5 miliardi e il rendimento netto medio è stato pari al 6,2%.Duello con i Bot

Indagine Mediobanca sui fondi comuni italiani: nel 2013 primi segnali di ripresa

L’Indagine sui Fondi e Sicav italiani dell’Ufficio Studi Mediobanca, giunta alla ventiduesima edizione, considera 923 fondi di diritto italiano facenti capo agli operatori più importanti per patrimonio gestito (23 per i fondi aperti), oltre a 1499 fondi incorporati e liquidati sino a tutto il 2012. Il tasso di rappresentatività dell’industria in termini di patrimonio è del 95% nel comparto dei fondi aperti e di oltre il 97% nelle altre categorie – eccetto chiusi e immobiliari. Rispetto all’edizione precedente sono stati rilevati 87 fondi in più, tenuto conto di 85 fondi incorporati e 21 liquidati, nonché di 14 fondi per i quali il rendiconto non è stato reso disponibile. Questi in sintesi i risultati dell’indagine

  .  Prevalgono sempre i riscatti: i fondi italiani continuano a subire riscatti il cui volume supera le nuove sottoscrizioni. Nel 2012 si è trattato di circa 9 miliardi di euro; nel complesso il patrimonio a fine 2012 ha segnato il secondo minor ammontare degli ultimi 15 anni. Il ridimensionamento dell’industria (ora quattordicesima nel contesto internazionale per il sorpasso della Svezia) si traduce in un’incidenza dei patrimoni gestiti sul PIL pari all’8% contro il 42% nel 1999; l’Italia appare in forte controtendenza rispetto all’Europa dove l’incidenza nello stesso periodo è salita dal 48% al 69%.

  .  Risultato positivo di gestione: nel 2012 i fondi hanno chiuso i loro conti con un utile di 13,5 miliardi di euro (su un patrimonio da gestire che ad inizio anno era pari a 192 miliardi). Il rendimento netto medio del patrimonio è valutabile al 6,2%, particolarmente per il recupero dei fondi azionari (11,1%), dei bilanciati (8%) e dei fondi obbligazionari (7,4%), come pure dei fondi pensione, sia negoziali (8,2%) che aperti (9,1%).

  .  Modalità di gestione: i costi di gestione sono saliti all’1,3% del patrimonio con la punta del 2,8% nel comparto azionario, massimo storico (tre volte e mezzo rispetto ai fondi USA). Anche la rotazione del portafoglio (7 mesi e mezzo) si è confermata elevata, specie se confrontata con la media dei fondi americani (che supera i due anni).

  .  Valutazione di lungo periodo: i rendimenti in un’ottica di lungo periodo sono ancora insoddisfacenti; chi avesse investito in tutti i fondi italiani negli ultimi 29 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in BOT a 12 mesi, una perdita di oltre una volta il patrimonio iniziale (aumentato nel periodo di sole 3,7 volte contro le 4,8 dei BOT). Sulla base del tasso risk free, il frutto dei fondi aperti mette in evidenza una distruzione di valore pari a circa 81 miliardi di euro nell’ultimo quindicennio.

  .  Nel 2013: secondo le statistiche ufficiali disponibili, nei primi tre mesi del 2013 vi è stata una prevalenza delle sottoscrizioni sui riscatti per 1,8 miliardi di euro nei fondi di diritto italiano. I fondi roundtrip (promossi all’estero da gestori italiani) hanno segnato un volume di sottoscrizioni nette pari a 4,9 miliardi. La performance del periodo è valutabile nell’ordine dell’1,6%.


Allegati: Rapporto_Fondi_2013-Presentazione.doc

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