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Imballaggi in plastica: Italia pronta a vietarli

Le confezioni in plastica fuori dal mercato per rafforzare l’economia circolare. La Francia li ha vietati dal 1 gennaio. Ora tocca all’Italia.

Imballaggi in plastica: Italia pronta a vietarli

Francia per ora meglio dell’Italia. E’ cosi’ per gli imballaggi in plastica per frutta e verdura. Con il nuovo anno i contenitori sono andati fuori legge in uno spirito di economia circolare crescente. Di fatto mentre in Italia la direttiva SUP (Single Use Plastics) entrerà in vigore il prossimo 14 gennaio, Parigi ha accorciato i tempi per avere un sistema più controllato. La decisione, virtuosa e green, in un certo senso coincide con l’avvio della Presidenza di turno francese dell’Ue. E’ un segnale ecologico forte, sebbene in alcuni territori francesi e in quartieri della capitale l’economia circolare stenti ad emergere. In Italia il settore fattura 40 miliardi di euro all’anno, ma tutto è ormai pronto. Il provvedimento europeo del giugno 2019 è contenuto nel Decreto legislativo 196 del 8 novembre 2021 che tra meno di una settimana sarà operativo.

Per il governo francese le nuove disposizioni sono l’avvio di un percorso a tappe. Dal 1 gennaio la norma riguarda solo i prodotti freschi, non trasformati e di peso inferiore a 1,5 kg. Una deroga è stata fatta per frutti e ortaggi con maggior rischio di deterioramento. Per avere un’idea di quel che accadrà anche in Italia, il divieto riguarda contenitori che contengono arance, mele, ananas, carote, patate e zucche e similari. A Giugno 2023 ci saranno altri prodotti off limits e poi ancora altri fino alla piena attuazione delle regole nel 2026. Per la Spagna la lotta a 2 milioni di tonnellate di rifiuti plastici scatta dall’anno prossimo. In ogni caso è bene sapere anche che non sono considerati prodotti in plastica i rivestimenti con un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto che si acquista.

Attenzione, fanno notare aziende e associazioni consumatori: non sono considerati prodotti in plastica monouso “contenitori per alimenti secchi, o per alimenti venduti freddi che richiedono ulteriore preparazione, i contenitori contenenti alimenti in quantità superiori a una singola porzione oppure contenitori per alimenti monoporzione venduti in più di una unità”. Dettagli importanti per orientarsi negli acquisti che in un modo o nell’altro devono sostenere la circolarità dei beni.

Anche i processi industriali pagano il loro debito con l’ ambiente. Non potranno essere più commercializzati piatti, contenitori per alimenti , bevande , tazzine e bicchieri in polistirene espanso. Le aziende si stanno adeguando benché beneficiarie dei tempi di smaltimento delle scorte a magazzino. Potranno comunque essere venduti imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, che hanno una percentuale di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40% e successivamente al 60%. Nel 2020 la Corte dei Conti europea aveva biasimato i Paesi europei sul riciclo della plastica. Ma come per la Francia da inizio 2022, l’attenzione di tutti sugli imballaggi si concentra sulle sanzioni che possono arrivare fino a 10 mila euro. Una batosta da evitare a partire dal carrello della spesa.

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