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Il vino italiano e i Cotarella, la Dinasty del riscatto

Riccardo e Franco Cotarella non sono solo due enologi ma due veri e propri maghi del vino che hanno contribuito a far uscire molte cantine italiane da una produzione tradizionale per lanciarle sul mercato a quotazioni stellari – Il grande successo di EST! EST! EST!! EST Poggio dei Gelsi – Bruno Vespa e Massimo D’Alema,i i Moratti e gli Antinori tra i loro clienti – Ecco la storia di una famiglia che attraversa più generazioni

Dice un antico proverbio cinese “Quando due fratelli lavorano insieme le montagne si trasformano in oro”. Non so se Riccardo e Franco Cotarella abbiano mai sentito parlare di questo detto, ma è certo che loro,  iniziando a lavorare insieme e prendendo poi ognuno la propria strada,  però sempre mantenendo uno strettissimo contatto, hanno contribuito a far diventare vere e proprie miniere d’oro tante cantine italiane facendole uscire se non dall’anonimato quantomeno da una  produzione di stampo tradizionale e lanciandole con successo sul mercato.  Si deve infatti a questi due maghi del vino, perché è riduttivo definirli solo enologi, se oggi molte etichette di diverse regioni hanno raggiunto prestigio e quotazioni stellate in Italia e nel mondo.

Due fratelli che più diversi non potrebbero essere, l’uno Riccardo, esuberante, pieno di entusiasmi, sempre pronto alla novità, alla sfida, all’innovazione.  L’altro più riservato, taciturno, riflessivo, soprattutto  determinato nel  porsi un obiettivo ambizioso, un progetto di perfettibilità,  e disposto a lavorarci anni pur di ottenere un risultato che è solo nei suoi pensieri .

Ma parlare di due fratelli è improprio, perché in realtà i Cotarella sono una famiglia, meglio una dinastia nucleare che abbraccia diverse generazioni e che sprigiona energie centrifughe  mantenendo sempre saldo e compatto il nucleo centrale. E’ questa la loro forza al punto che Riccardo e Franco quando hanno deciso di mettere ordine negli affari di famiglia e dovendo scegliere una denominazione  per la loro azienda vinicola hanno scelto, non a caso, la dicitura  “Famiglia Cotarella”

E si, perché il vino è nel loro dna. Il legame di questa famiglia con il mondo del vino ha origini dal nonno che aveva terreni coltivati a vite a Montefiascone. Poi negli anni Sessanta Antonio e Domenico Cotarella, viticoltori in Monterubiaglio, decisero di  realizzare la prima cantina per la produzione in proprio di vino. Il loro testimone fu raccolto dai figli Renzo e Riccardo, avviati allo studio dell’enologia e dell’agronomia  dal padre che, lungimirante, voleva arricchire l’azienda di nuove professionalità familiari.  La grande svolta arriva nel 1979 quando Riccardo e Renzo, fondano  la Cantina Falesco, in quel di Montecchio (TR)  trasformando quella che era una piccola azienda familiare in un’impresa di successo da lasciare alle generazioni successive. Un anno importante il 1979.

Di li a qualche anno sarebbe esploso lo scanalo del Metanolo. A metà degli anni ’80  centinaia di persone rimasero avvelenate dopo aver bevuto vino addizionato da Metanolo, un composto organico incolore, utilizzato per far aumentare la gradazione alcolica del vino, perché  più economico rispetto allo zucchero normalmente usato.  Molti consumatori rincontrarono danni irreversibili alla vista fino alla cecità,  altri subirono profonde alterazioni del sistema neurologico. Ci furono anche decessi. Per il vino italiano fu un cataclisma economico. La produzione scese del 50 per cento, le esportazioni verso l’estero si ridussero del 40 per cento.  Ma, come accade sovente, il paese vinicolo volle reagire, si rimboccò le maniche e pensò bene che la salvezza poteva essere in un vino che puntasse sulla qualità, con giusta remunerazione, piuttosto che sulla quantità a basso prezzo per rinforzare gli esangui vini altrui. I Cotarella questa strada l’avevano già intrapresa in proprio e in tempi non sospetti.

La grande intuizione dei Cotarella, e diciamo pure il loro coraggio,  in anni in cui ancora nei ristoranti si portava in tavola un indistinto vino in fiasco di vetro impagliato, fu da un lato di studiare approfonditamente i terreni e la loro composizione, dall’altra di recuperare gli antichi vitigni del territorio, che un tempo aveva offerto vini apprezzati da Papi e dalle più illustri famiglie nobiliari, mettendosi alla ricerca di antichi cloni ritenuti irrimediabilmente perduti in  terreni un tempo fiorenti poi  totalmente abbandonati. Lavorarono sulle uve locali, sui terreni, sulle selezioni, sulla cultura della vite e del vino con metodo scientifico piuttosto che sui prodotti chimici. E in dieci anni riuscirono a dare vita a un vino-fenomeno: l’EST! EST!! EST Poggio dei Gelsi, il vino della riscossa, al quale seguirono negli anni altre importanti etichette come Grechetto, Vitiano, Marciliano, Montiano,  Ferentano, e l’RC2 Sagrantino Di Montefalco, solo per citarne alcuni.

Naturale che i produttori italiani messi a terra dagli effetti dello scandalo Metanolo si rivolgessero ai Cotarella per riuscire a ottenere dai loro terreni vini di prestigio. E mai scelta fu più felice. Riccardo si cimentò in diverse sfide, spesso di innovazione e rivoluzionarie  su tutto il territorio nazionale,  e diede nel tempo la sua paternità a 53 vini di successo. La cantina Galardi con la sua consulenza produsse un “Terra di lavoro” ottenuto da Aglianico e Piedirosso che segna un punto fermo nella storia vinicola della Campania e che Luigi Veronelli definì il miglior vino italiano in assoluto. Non meno interessanti la Falanghina e l’Aglianico prodotti dalla cooperativa sannita La Guardiense, che ha puntato alla produzione di vini fermi e spumanti dagli standard qualitativi di assoluta eccellenza prestando grande attenzione alla sostenibilità ambientale o la Cantina Due Palme di Cellino San Marco, una cooperativa con duemila ettari di vigneto nel cuore del Salento, la maggior parte dei quali ancora allevati nel rispetto della tradizione vitivinicola salentina. E si può proseguire con la cantina Di Majo Norante  che ha prodotto una Tintilia che ha acceso, e con sorpresa, riflettori sulla qualità  della tradizione vinicola molisana. Di qui ci si sposta in Umbria dove la Cantina Decugnano dei Barbi, produsse nel 1978 il primo Metodo Classico umbro e nel 1981 la prima muffa nobile italiana. E che dire dei grandi risultati raggiunti dalla Famiglia Moretto Polegato con lo straordinario Prosecco Villa Sandi o dalla Cantina trevigiana  Barollo con il Carbenet Frank IGT che apporta una nota di modernità  a una consolidata tradizione vinicola?

E non finisce qui perché troviamo Riccardo Cotarella anche dietro le bottiglie prodotte dall’abruzzese  Bruno Vespa in Puglia e dal pugliese Massimo D’Alema in Umbria , e dietro le raffinate etichette prodotte da Gianmarco e Letizia Moratti, con il  Castello di Cigognola, nel cuore dell’Oltrepò Pavese. Finito? Ancora no. Perché anche il difensora civico russo, pupillo di Putin,  Boris Titov candidato alle presidenziali del marzo scorso, si è affidato al nostro enologo per  per elevare la qualità della sua produzione, e un oligarca russo, Konstantin Nikolaev, tra i più ricchi uomini russi secondo Forbes, dopo  aver comprato La Madonnina, una tenuta vitivinicola a Bolgheri, territorio di grandi supertuscan  ha chiamato super-Riccardo  per non sfigurare al confronto con i confinanti  Guado al Tasso dei Marchesi Antinori, con la Tenuta dell’Ornellaia con la Tenuta San Guido.

Più  lineare invece la storia di Renzo Cotarella.  Alle  funamboliche esperienze del fratello Riccardo ha preferito un lungo pluridecennale percorso all’interno della più prestigiosa famiglia di viticoltori italiani, gli Antinori,  che questo mestiere lo fanno da 600 anni da quando, nel 1385, Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’ Arte Fiorentina dei Vinattieri. Qui Renzo Cotarella  eletto miglior winemaker del mondo nel 2001, ha lavorato incessantemente  alla ricerca della perfezione  che non ritiene ancora raggiunta un risultato che secondo lui si pone all’orizzonte a ogni nuova conquista. Sarà anche per questo rigore oltre che per la sua storia personale che Cotarella  ha salito in questi anni tutti i gradini dell’ azienda fino a diventare CEO del gruppo Antinori,  una holding con 150 milioni di fatturato, 22 milioni di bottiglie prodotte e cantine in Napa Valley, Cile, Malta, Ungheria, Romania e Kirghizistan.

E’ con questa voglia di andare sempre oltre la siepe che in questi anni  ci ha regalato il Tignanello, una scommessa audace, sia nel nome, un diminutivo che mal si addice a un vino importante destinato alle grandi tavole, sia  nella composizione, primo Sangiovese ad essere affinato in barrique ed assemblato con varietà non tradizionali per il territorio Toscano, oppure il  Solaia, uno dei vini italiani più apprezzati al mondo che può arrivare a sfiorare i 1000 euro a bottiglia, o il meraviglioso Cervaro Della Sala definito dall’Associazione Italiana Sommelier uno dei vini bianchi i “più osannabili” d’Italia. Insomma veri e propri monumenti dell’enologia made in Italy.

E l’azienda di famiglia? La Dinasty prosegue.  Oggi è nelle solide madi della nuova generazione: Dominga, figlia di Riccardo  con Marta ed Enrica figlie di Renzo.  E dentro ci lavorano pure i rispettivi mariti Pierpaolo, Nicola e Paulo. 

E nuove scommesse si presentano all’orizzonte.  E ne sentiremo parlare. Perché la storia in questa famiglia non ha mai fine.

L’azienda della famiglia Cotarella

Cantina Falesco

Azienda Vinicola Falesco s.r.l.
Famiglia Cotarella
Loc. San Pietro, snc
05020 Montecchio (TR)
Tel. +39 0744 9556
Fax +39 0744 951219
Email: info@falesco.it

Passione per la viticoltura, valorizzazione del patrimonio vitivinicolo e forte senso di appartenenza al territorio da oltre trent’anni sono la parola d’ordine dell’azienda Falesco oggi ridenominata Famiglia Cotarella a suggellare una continuità interrotta generazionale. L’azienda seleziona vigneti che offrono condizioni pedoclimatiche ideali per la crescita nelle aree di Umbria e Lazio per comprenderne a fondo le vere potenzialità.

La produzione, si struttura in cinque famiglie di prodotti: Le Tradizioni, Vitiano, I Nuovi Classici, I Cru. Fanno parte della linea base Le Tradizioni le etichette Est! Est!! Est!!!, primo vino prodotto da Falesco, e Et Me!. La famiglia Vitiano è composta da Vitiano Bianco, Vitiano Rosato e Vitiano Rosso, mentre ne I Nuovi Classici sono inclusi Poggio dei Gelsi, Soente e Tellus. La famiglia de I Cru, eccellenza della produzione Falesco, comprende Ferentano, Montiano, Marciliano, Trentanni e RC2. Nella linea Le Specialità, infine, sono riuniti gli spumanti Metodo Classico Brut, Metodo Classico Brut Rosé e Anita, i passiti Pomele e Passirò, e la Grappa di Montiano.

 

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