Condividi

Il piagnisteo anti-Ue non salverà l’Italia

Vedere complotti dappertutto resta lo sport nazionale e sposta le responsabilità della crisi, anche economica, al di fuori del nostro Paese, dimenticando le nostre responsabilità. Ma questa può invece essere l’occasione per ripartire con le riforme mai fatte. Le giuste osservazioni di Pisapia e Cacciari

Il piagnisteo anti-Ue non salverà l’Italia

Gli effetti del Coronavirus prima ancora che sui polmoni si stanno vedendo nei cervelli di tanti politici e commentatori che non fanno altro che addossare a Bruxelles la responsabilità della carente o ritardata risposta  alla diffusione dell’epidemia. I più europeisti si limitano a dire, scuotendo il capo, che questa volta l’Europa ha deluso e che se non si cambia passo, presto occorrerà dare ragione a Salvini che sostiene che l’Unione Europea non solo non serve, ma è anche dannosa. I più celebrano con grande gioia la fine delle odiate regole di austerità che avrebbero, secondo loro, impedito la crescita della nostra economia. 

Sono tutte pericolose sciocchezze che, se non contrastate con rigore, possono rafforzare quel comune sentire che tende a cercare il “colpevole” delle nostre disgrazie al di fuori di noi, così da sgravarci da ogni responsabilità pregressa e da ogni impegno serio per il futuro. 

Pochi cercano di inserire in questa generale lamentazione elementi di razionalità. Lo ha fatto sul Corriere della Sera Giuliano Pisapia con un articolo che forse gli stessi redattori del Corriere non hanno ben capito, in cui dimostra che sono gli Stati che non hanno voluto cedere i necessari poteri alla UE in settori quali l’immigrazione o la sanità, e che anzi il Consiglio dei capi di Stato e di Governo dei Paesi ha cercato in tutti i modi di aumentare il suo potere a scapito della Commissione di Bruxelles. Questo è vero anche per l’economia in quanto nessuno vuole cedere potere in tema di fisco e di spesa pubblica. Sulla stessa linea Massimo Cacciari che spera nella lungimiranza della classe politica italiana ed europea per attuare, accanto alle misure di emergenza, quei profondi cambiamenti che sono necessari per adattare il nostro paese alla modernità, e tornare a decenti ritmi di sviluppo. 

Federico Fubini, sul Corriere, non solo accusa Bruxelles di aver fatto poco, ma vede nella “gaffe” della Lagarde la dimostrazione che tedeschi e Paesi del Nord vogliono spingere l’Italia sull’orlo del fallimento per dettare le condizioni di un risanamento vero della nostra economia. Una cura lacrime e sangue come in Grecia. Secondo i sovranisti si tratta addirittura di un tentativo di rapina, per poter acquistare le nostre aziende migliori a prezzi di saldo e comunque per tagliare le gambe alla nostra capacità competitiva. 

Basterebbe guardare con un minimo di serietà alla storia recente ed alle potenzialità offerte dall’appartenenza alla UE, per capire che le cose sono completamente diverse da come vengono raccontate. In primo luogo la critica ai vincoli “stupidi” del trattato di Maastricht non è appropriata in quanto tutti gli altri paesi europei in questi anni sono cresciuti, compresi quelli che hanno avuto bisogno di aiuto dal Fondo salva stati (ESM) , mentre la disoccupazione è ai minimi storici. L’ Italia è l’unica eccezione, per nostro demerito.

Fubini, in particolare, sostiene che nella presente situazione la BCE ha fatto troppo poco. In realtà se avesse letto con attenzione l’intervista che il componente italiano del direttorio della BCE, Fabio Panetta, ha rilasciato al suo giornale, avrebbe appreso che la Banca centrale ha aumentato di 120 miliardi gli acquisti di titoli per quest’anno ma che questi acquisti possono essere fatti in proporzioni diverse da paese a paese per prevenire scostamenti anomali degli spread da parte dei mercati. A noi comunque spetterebbero 20-25 miliardi, cioè una cifra pari al maggior deficit previsto dalle misure di emergenza adottate dal Governo. 

In più sono stati aperti i rubinetti dei prestiti alle aziende di credito a tassi negativi per un ammontare fino a 3000 miliardi di euro con ulteriori vantaggi sui tassi per i prestiti indirizzati alla PMI. Naturalmente Panetta sottolinea che esiste anche un problema di garanzie su questi crediti che le banche potrebbero concedere alle piccole imprese, ma questo è compito degli Stati i quali hanno già in piedi fondi di garanzia che potrebbero essere potenziati (cosa peraltro prevista nel decreto del Governo). 

Certo stiamo andando incontro ad una recessione molto grave. Nessuno è in grado di calcolare esattamente di quanto sarà il calo del PIL. Molto dipenderà dalla durata della pandemia, ma se si prendono per buone le previsioni di Trump, si potrebbe arrivare fino a giugno-luglio. In questo caso potremmo avere una caduta del PIL mondiale nel primo semestre di una cifra mostre del 20% o anche di più. 

Concentrandoci sull’Italia dobbiamo avere ben chiara la necessità di agire dal subito, come afferma Cacciari, su due piani: da un lato affrontare l’emergenza e nello stesso tempo predisporre i fattori della produzione nel modo più efficiente, e quindi da subito pensare a quelle riforme da sempre in agenda come PA, Giustizia, Lavoro, politica industriale e infrastrutturale, necessarie ad assicurare una ripartenza dell’economia più rapida possibile. 

Per legare emergenza e riforme l’Europa offre uno strumento che l’Italia potrebbe usare con vantaggio. Come sostiene l’ex capo economista del FMI Olivier Blanchard, poiché l’Italia finora ha fatto tutto bene di fronte all’aggressione di un agente esterno ed imprevedibile, potrebbe ricorrere alla linea di credito “precauzionale” dell’ESM che viene concessa a paesi che, pur non rispettando i parametri di Maastricht, sono sottoposti a shock esterni e si impegnano a dare sostegni alla propria economia nei modi giusti e con tempestività come del resto il nostro paese sta già facendo. Si tratta di linee di credito trentennale a tassi molto bassi che non configurano in nessun modo umiliazione o discredito per il nostro paese o il governo che dovesse accedervi.

Non solo, ma l’accordo con l’ESM consentirebbe di beneficiare delle linee di credito illimitate concesse dalla BCE ai paesi che comunque non hanno perso l’accesso al mercato. Con queste munizioni in riserva, sarebbe possibile ottenere dagli investitori un sostanzioso abbassamento dello  spread che oggi rischia di vanificare una parte rilevante dei crediti di cui abbiamo bisogno. E non si capisce per quale ragione Fubini vede invece in questa mossa l’anticamera della vittoria del sovranismo.

Certo molto dipenderà dall’esito dell’operazione. Se le risorse saranno effettivamente usate bene e se il coraggio del governo insieme ad un sana considerazione dell’interesse nazionale dovesse consentire quelle riforme capaci di ridurre rendite, sprechi e confusione amministrativa, allora , come avvenne nel dopoguerra con il piano Marshall, questo sostegno europeo potrebbe essere l’arma decisiva per sconfiggere il ritorno dei nazionalismi. 

Fa parte del piagnisteo nazionale il vedere complotti dappertutto. La Germania non ha ispirato l’infelice frase della Lagarde, in quanto a ben vedere le misure adottate dalla BCE sono molto importanti e tali, se ben comprese, da rassicurare i mercati. Quanto alla gestione della crisi sanitaria ogni paese ha finora fatto come credeva, Italia compresa. Non mi pare che la Germania abbia fatto in maniera diversa dagli altri. È sicuramente giusto aspirare ad un ulteriore avanzamento dell’integrazione europea. Ma è ridicolo pensare che passi avanti possano venire da coloro che criticano l’attuale inadeguatezza dell’Europa dopo aver impedito qualsiasi ulteriore cessione di sovranità da parte dei singoli Stati.

Commenta