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I diamanti non conoscono la crisi: comprarli per amore o per investimento?

I pareri eccellenti di Gem Palace, Patrizia di Carrobio e Banca Aletti – “Continueranno a sorpassare l’oro nella dinamica dei prezzi”, scrive il Sole24Ore – Tutti pazzi per i diamanti, un investimento che in questi anni ha fronteggiato la crisi globale e soddisfatto le esigenze di status dei nuovi ricchi del mondo – I clienti migliori? Da Paesi arabi e Bric

I diamanti non conoscono la crisi: comprarli per amore o per investimento?

Belli e invincibili, in grado di sfidare la bufera finanziaria e di uscirne ancora più forti e attraenti. Sono i diamanti, i migliori amici delle ragazze, un investimento che in questi anni ha saputo fronteggiare la crisi globale e soddisfare le esigenze di status dei nuovi ricchi del mondo. 

L’Achille delle pietre preziose non ha fatto che macinare segni positivi negli ultimi tempi e il suo futuro sembra brillare ancora: “I diamanti continueranno a sorpassare l’oro nella dinamica dei prezzi  – si legge sul Sole 24 Ore a fine 2011- anche se il passo del loro rincaro sarà un po’ meno veloce rispetto a quello degli ultimi tre anni”. 

Chi vende gioielli si riconosce in queste previsioni e sa che i clienti più interessanti vengono oggi dai paesi arabi o dai paesi (ex) emergenti. Nel palazzo-azienda di Gem Palace, a Jaipur, in India, nell’arco di un secolo e mezzo di vita hanno fatto shopping marajà, reali inglesi (spesso Lady D), divi di Hollywood o industriali europei (anche gli Agnelli), ma da qualche anno entrano soprattutto arabi, indiani, brasiliani, messicani e cinesi, in prevalenza di Honk Kong.

“Dall’Arabia Saudita riceviamo gli ordini più importanti – dice Sanjay Kasliwal, della famiglia titolare di Gem Palace – ma anche gli indiani comprano molto, mentre i russi sono più attratti dai negozi della grandi capitali europee. Nei paesi in forte sviluppo chi ha la possibilità vuole sancire il proprio status con un gioiello ben visibile. Sono luoghi dove gli oggetti molto preziosi si indossano e si esibiscono ancora, diversamente da quanto accade in Europa. In pochi anni il valore dei diamanti si è praticamente raddoppiato, perché da sempre nelle fasi di crisi sono beni rifugio come l’oro. Una collana che dieci anni fa potevi comprare con poche migliaia di euro oggi costa sicuramente oltre 20 mila euro. Noi vendiamo anche ai gioiellieri e abbiamo visto che la domanda europea di oggetti oltre un certo valore è decisamente in calo, cercano piuttosto cose piccole e discrete. Gli americani invece restano acquirenti importanti, perché di dollari ne circolano sempre parecchi”. Non a caso Gem Palace progetta di sbarcare presto a Miami, dove si svolgono importantissime fiere del settore e dove, in inverno, trova caldo rifugio gran parte del jet set internazionale.

A Miami, Palm Beach e dintorni, si reca ogni febbraio, durante le bellissime fiere di gioielli antichi, anche Patrizia di Carrobio, una “mercante” italo-canadese che vive e lavora nel Diamond district della Grande Mela, e che vanta un curriculum eccellente. Di Carrobio fu una delle prime donne battitore d’asta per Christie’s e poi responsabile del reparto gioielli; oggi è autrice, in Italia, di due libri sul tema: “Diamanti” (ed. Astraea), una piccola guida all’acquisto, uscito lo scorso anno; e il recentissimo “Conoscere i gioielli”, (ed. Salani), una specie di galateo sul modo di indossare gemme e preziosi.

“Nel nostro settore le cose sono andate bene in questi mesi di incertezza generale – racconta Di Carrobio – Per alcuni clienti degli Emirati, ad esempio, ho tenuto in mano il diamante più grosso della mia vita, 110 carati di splendore. Ma a parte questi oggetti incredibili io consiglio sempre, a chi cerca il mio aiuto, di scegliere un gioiello per ‘amore’ e non come investimento”.

Il gioiello infatti è un oggetto da indossare, il cui costo spesso prescinde dal valore intrinseco. Ma cercandola con attenzione si può trovare la strada per unire l’utile al dilettevole: un diamante da sfoggiare al dito e da rispedire al mittente quando si ha intenzione di rientrare delle spese, possibilmente con gli interessi.  

“Fra le nostre proposte di investimento – spiega Marina Cotza, privat banker di Banca Aletti a Bologna – ci sono anche i diamanti, che possiamo offrire semplici oppure montati, su anelli, orecchini, bracciali, collane. Sono pietre con una specie di marchio a laser, praticamente perfette, per questo costano un po’ di più. In 5 anni una nostra cliente che alle cedole ha preferito le sfaccettature del brillante ha guadagnato il 28%, circa il 5,60% ogni anno. Un buon investimento che vale la pena di tenere al dito almeno 7 anni, perché le commissioni sono zero in entrata, ma salate in uscita e calano progressivamente un anno dopo l’altro, diventando assolutamente convenienti dopo il settimo anno. In Italia sconsigliamo le pietre molto grandi, che risultano più difficili da piazzare, mentre un oggetto da un carato-un carato e mezzo da tenere addosso ogni giorno può rivelarsi una scelta vincente”. 

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