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Governo Letta, non ci sono i big ma è un governo con molte novità

L’assenza dei big toglie certamente esperienza e peso politico al governo nascente ma le poltrone più importanti sono in mani sicure e le tante facce nuove possono dare slancio all’esecutivo – Letta è stato molto abile ma non aspettiamoci miracoli – I compiti del nuovo governo sono tre: riforma elettorale e della politica; crescita economica; Europa.

Governo Letta, non ci sono i big ma è un governo con molte novità

Enrico Letta ce l’ha fatta e mette in piedi un Governo con molte novità e senza pagare costi insostenibili. Due mesi dopo le elezioni e dopo troppi ondeggiamenti, nasce finalmente il primo esecutivo della nuova legislatura con il compito essenziale di fare la riforma elettorale e di gestire l’emergenza economica. 

Le novità politiche di maggior rilievo sono indiscutibilmente l’esclusione di tutti i big – da Amato a D’Alema ma anche da Monti e Bersani a Brunetta e Schifani – ma anche la presenza di molte facce nuove e l’assenza di personaggi impresentabili o comunque discussi e divisivi.

Le poltrone-chiave sono in mani sicure come quelle del direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, che sarà il nuovo ministro dell’Economia, quelle di Emma Bonino, che sarà il nuovo ministro degli Esteri, e quelle di Angelino Alfano, che sarà vicepremier e il ministro dell’Interno, e di Anna Maria Cancellieri alla Giustizia.

 L’assenza di personaggi di prim’ordine come Giuliano Amato e Massimo D’Alema, che piacevano anche al Presidente della Repubblica, toglie esperienza e soprattutto peso politico al Governo nascente ma lo rende più coeso e soprattutto evita figure ingombranti e divisive come quelle di Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, Renato Schifani e Mariastella Gelmini che il Pdl chiedeva in cambio.

Se, come è largamente prevedibile, il Governo supererà all’inizio della settimana l’esame del Parlamento, malgrado i mal di pancia che attraversano soprattutto l’ala degli antiberlusconiani irriducibili del Pd, ci saranno tutte le condizioni perché l’esecutivo guidato da Enrico Letta possa cominciare la sua difficile navigazione rassicurando sia le istituzioni internazionali che i mercati finanziari.

Enrico Letta è stato molto abile e ha fatto un eccellente lavoro nella formazione in tempi rapidi del Governo e memorabile resterà il ko che ha inferto ai grillini nell’incontro in streaming. Colpiscono le molte facce nuove e la forte presenza femminile che caratterizzano la squadra ministeriale. Ma è bene dire subito che i miracoli non li fa nessuno e che sarebbe assurdo aspettarseli dal nuovo Governo. Più semplicemente il nuovo esecutivo deve fare tre cose:

1) la riforma elettorale – con la quale cancellare la vergogna del Porcellum e portare il Paese alle nuove elezioni quando lo consiglieranno i tempi politici – e l’avvio della riforma della politica e delle istituzioni;

2) la gestione dell’emergenza economica puntando in maniera ossessiva sulla crescita economica non attraverso la pericolosa scorciatoia della spesa pubblica facile ma con un incremento della produttività e, se possibile, una graduale riduzione delle tasse sul lavoro e sulle imprese senza dimenticare il rifinanziamento della Cassa integrazione;

3) la rimodulazione delle politiche europee sia attraverso una attenuazione dell’austerità a senso unico che attraverso una maggior spinta alla crescita con la golden rule per gli investimenti produttivi e il project finance.

Letta è alla sua prima esperienza da Presidente del Consiglio ma è un politico moderno e pragmatico e, se la sorte gli darà una mano e  Pd e Pdl non gli metteranno i bastoni tra le ruote, ha tutte le carte in regola per avviare il Paese sul sentiero della pacificazione e della ripresa. Buona fortuna.

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