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Golf: vince Bubba Watson, la fantasia conquista il Masters

Il mancino Bubba Watson vince il Masters Champion numero 76 – Buona la prestazione di Francesco Molinari, che ha portato avanti il sogno italiano – Tiger Woods sempre alla ricerca di uno swing perduto – Onore invece al merito di Oosthuizen, che ha regalato emozioni fortissime nella quarta giornata.

Golf: vince Bubba Watson, la fantasia conquista il Masters

La fantasia espugna Augusta: il mancino Bubba Watson vince il Masters Champion numero 76 e alla soglia dei 34 anni indossa la giacca verde, simbolo dell’esclusivo Club della Georgia. Bubba è il giocatore più lungo, ma anche il più imprevedibile del tour, con uno swing inspiegabile e instabile, ma di enorme potenza e con un approccio da artista. Il golf del resto non è perfezione, forse non è nemmeno uno sport, di sicuro è un gioco nel quale vince, con la tecnica che preferisce, chi mette la palla in buca più degli altri. E così Bubba Watson ha prevalso al par 4 della seconda buca di spareggio, la 10, sul sudafricano Louis Oosthuizen, complice la fortuna, ma anche l’abilità di far girare la palla e di condurla sul green dal bosco e dagli aghi di pino. Watson è anche uno dei giocatori più estrosi del tour, con la polo sempre allacciata fino al collo, il drive fucsia (per beneficenza) e qualche impercettibile tic negli occhi pieni di buon umore.

Nella sua gerarchia dei valori Dio viene al primo posto, seguito dalla moglie Angela e ora dal figlioletto di pochi mesi, adottato a fine marzo. E’ l’unico, o comunque uno dei pochi professionisti del tour che non ha un allenatore, anzi, ringrazia “che ci siano tanti coach in giro, perché così io posso vincere”. I fatti, finalmente, gli hanno dato ragione. Il Masters lo catapulta fra i grandi, a dispetto di chi avrebbe voluto correggere l’incorreggibile e così alla buca 74, dopo aver imbucato un cortissimo putt per vincere, tenendo a bada l’entusiasmo del pubblico, Bubba esplode in un pianto a dirotto che fatica a frenare anche nel salottino dove Carl Schwartzel, campione uscente, gli mette simbolicamente sulle spalle la green jacket dei soci del Club (giacca che fra un anno tornerà, per restare ad Augusta col nome del campione cucito sopra).

Bella storia quella di Bubba, una favola a lieto fine che dovrebbe insegnare qualcosa a professionisti e dilettanti che ricercano continuamente lo swing ideale in una disciplina per sua natura particolare, perché la palla è tonda e rotola dove vuole, perché ognuno ha il suo fisico e quello che importa, almeno così dicevano i maestri di una volta, è che la faccia del bastone arrivi square all’impatto con la palla.

La vittoria di Bubba dovrebbe fare riflettere anche Tiger Woods, che sembra sempre alla ricerca di uno swing perduto. Woods ad Augusta ha giocato veramente male e possiamo persino capire che a un certo punto abbia preso a calci il ferro “per la frustrazione”, come si è giustificato dopo. Qualche settimana fa in Florida sembrava aver ritrovato il feeling giusto, a parte un fuori limite incredibile. Ma al Masters le palle nel bosco, in acqua, fuori linea si sono sprecate. Per 72 buche ha cercato di correggere il proprio swing naturale, di tagliare la palla da sinistra a destra, forse per abbassarsi un po’ meno e salvaguardare di più il suo ginocchio sinistro, comunque il risultato è stato pessimo e il de profundis sul campionissimo è ripartito. Tiger è mancato, come la fioritura delle azalee, speriamo sia solo questione di aspettare ancora un po’ di tempo, davanti ci sono ancora tanti tornei, tre major e la Ryder cup. 

Onore invece al merito di Oosthuizen (27 anni, già vincitore di un British Open) che ha regalato emozioni fortissime nella quarta giornata, a partire da un albatros alla buca 2, un ferro quattro fantastico che è andato in buca al par 5, un colpo che si vede una volta ogni millennio e che lo ha catapultato in testa alla classifica. Oosthuizen avrebbe meritato di vincere il Masters quanto Bubba, perché ha imbucato in momenti cruciali della gara. Si è lasciato sfuggire una sola occasione: il colpo di partenza alla seconda buca di spareggio. Bubba è andato nel bosco col drive e Louis ha tirato fuori il legno 3, ma lo ha colpito male e storto, è rimasto corto e non è riuscito ad arrivare in green col secondo.

Menzione speciale anche per Phil Mickelson, il bravo ragazzo americano che, a 41 anni, sembrava solidamente avviato a vincere il suo quarto Masters. Per Mickelson la luce si è spenta al par tre della buca 4. Il primo colpo, per sua grande sfortuna, ha colpito la ringhiera della tribune ed è finito nei cespugli del vicino bosco. Qui Phil ha perso la testa e invece di tornare sul tee di partenza e di accontentarsi di un bogey, ha cercato di colpire la palla col ferro rovesciato e per ben due volte ha rischiato la penalità perché la palla gli è passata vicinissima alle gambe. Quarto in bunker, uscita e putt: 6 totale. Dopo ha recuperato ma si è fermato al terzo posto a -8, a pari merito con Peter Hanson, Matt Kuchar, Lee Westwood. Quest’ultimo è l’unico dei favoriti ad aver dato buona prova di sé, purtroppo al fuoriclasse inglese manca ancora la dovuta solidità sui putt corti. Ad Augusta ne ha sbagliati almeno due imbarazzanti che sarebbero bastati a portarlo al play off. 

Buona la prestazione di Francesco Molinari, che ha portato avanti il sogno italiano la prima giornata segnando uno splendido -3, ma poi non è riuscito a replicare nelle giornate successive finendo con +2, diciannovesimo. Un bel torneo comunque, mentre altrettanto non si può dire per Edoardo, che ha chiuso a +11 in cinquantasettesima posizione.

Delusione anche per Rory McIlory, che era arrivato in vetta alla classifica il secondo giorno, ma poi è crollato fino a +5, come Tiger del resto, al quarantesimo posto. Brutto torneo anche per il numero uno del mondo Luke Donald, praticamente ignorato dalle telecamere statunitensi, per tutta la gara (benché l’ultimo giro abbia giocato -4): totale +3, trentaduesimo.

Nel corso di quattro giorni hanno fatto sognare gli appassionati di 200 paesi collegati alla tv anche Fred Couples, 53 anni, in testa il secondo giorno con -5, che ha chiuso il torneo a -2, in dodicesima posizione e infine Sergio Garcia, lo spagnolo sui cui si erano addensate tante aspettative agli esordi, ma che non ha mai conosciuto la gioia di una vittoria su un major: bella prestazione i primi due giorni, in calando gli ultimi 2 (il terzo giocava con McIloroy e dopo aver entrambi sbagliato quanto potevano, al primo birdie si sono abbracciati): totale -2, dodicesimo. 

Per chi vuole vedere Bubba Watson anche cantare, oltreché giocare, su Youtube campeggia il video rap interpretato con i Golf Boys, “Oh Oh Oh”, con Rickie Fowler, Hunter Mahan, Ben Crane.

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