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Global Forum Nicotine 2021: “Sigarette elettroniche non minacciano la salute pubblica”

Due giorni di dibattito con esperti di politiche pubbliche provenienti da tutto il mondo per testimoniare l’importanza di incoraggiare la riduzione del danno da fumo per la regolamentazione di un settore fiorente e protetto. Roberto Sussman (fisico):“Nella scienza del tabacco e della nicotina, la politica ha preso il sopravvento e la scienza è in secondo piano”

Global Forum Nicotine 2021: “Sigarette elettroniche non minacciano la salute pubblica”

La riduzione del danno da tabacco è una buona pratica di salute pubblica. Sigaretta elettronica, tabacco riscaldato o snus eliminando la combustione sono considerati strumenti di riduzione del danno, anche se spesso la cattiva informazione minano gli sforzi fatti finora per sostituire le sigarette “tradizionali” con prodotti innovativi e tecnologici a minor impatto sulla nostra salute. È quanto emerso dall’VIII edizione del Global Forum on Nicotine, il forum annuale sulla nicotina.

Ogni giorno nel mondo 1,1 miliardi di fumatori si accendono una sigaretta. Un dato più o meno costante da circa 20 anni nonostante lo sforzo delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali per ridurre il numero di nuovi e vecchi consumatori. Molti credono che la nocività del fumo sia legata alla nicotina, in realtà questa sostanza ha un rischio abbastanza basso ma crea dipendenza. Mentre la combustione è ciò che danneggia il nostro organismo: migliaia di sostanze tossiche rilasciate quando il tabacco brucia. Da diversi anni scienziati, medici, istituzioni no-profit si battono per un approccio di riduzione del danno, chi non riesce a smettere con la dipendenza da nicotina può ridurre i rischi con la sigaretta elettronica o prodotti a base di tabacco riscaldato.

Secondo gli esperti intervenuti all’VIII edizione del Global Forum on nicotine (Gfn), in corso a Liverpool, questo approccio è contrastato su tutti i piani. Il problema per gli esperti è che le alternative per la riduzione del danno “funzionano”, e ci sono tanti studi a favore, ma “le istituzioni, la politica e una certa parte di scienziati puntano a screditare l’approccio di riduzione del danno da fumo con attacchi che screditano coloro che hanno un’opinione diversa”, ha sottolineato Konstantinos Farsalinos, Università di Patras e School of Public Health dell’University West Attica in Grecia.

Mentre il direttore del Gfn, Gerry Stimson, professore emerito dall’Imperial College di Londrapur, ha evidenziato che pur avendo raggiunto ormai 98 milioni di fumatori abituali, il dibattito sul ruolo di questi prodotti alternativi nella riduzione dei rischi derivanti dal tabacco rimane profondamente diviso. “In Inghilterra, le autorità sanitarie supportano il fumo elettronico per smettere di fumare e le e-cig sono ora l’aiuto più popolare per smettere. In Giappone le vendite di sigarette sono diminuite di un terzo da quando sono arrivati i prodotti a tabacco riscaldato. Ora la sfida è l’accessibilità a questi prodotti anche a chi vive in Paesi a basso reddito”.

Nel suo intervento, ancora più fermo il fisico messicano Roberto Sussman, National University of Mexico: “in fisica siamo addestrati a interrompere le conoscenze attuali. La fisica avanza sempre per interruzione. Nella scienza del tabacco e della nicotina, la politica ha preso il sopravvento e la scienza è in secondo piano”.

Diverse organizzazioni fondate da Bloomberg Philanthropies non hanno mai presentato prove scientifiche sulla nocività dei prodotti alternativi, ma provano a insinuare dubbi. Secondo Clive Bates, direttore Counterfactual Consulting, “tutti sono in conflitto in qualche modo. Tutti coloro che lavorano in questo campo hanno in passato avuto proprie convinzioni”.

D’altro canto, Brad Radu, docente di Medicina ed esperto di politiche di riduzione del danno da tabacco dell’University di Louisville (Kentucky), ha portato all’attenzione della sessione l’analisi della disparità di risorse economiche investite in Usa da enti pubblici sul tema e quelle investite sulla sicurezza delle sigarette elettroniche e degli Ends, Electronic Nicotine Delivery Systems. A fronte di questa disparità nel 2020 c’è stata una esplosione di ricerche su quest’ultimo tema. La missione e la forza di finanziamento del National Institutes of Health che ha puntato su una società libera dal tabacco – ha rimarcato Radu – sta influenzando chi fa ricerca nell’evidenziare nel modo peggiore nei propri studi le interpretazioni su tutti i prodotti del tabacco”.

Un approccio che ancora oggi si scontra con un’opposizione di principio a dispetto delle molte evidenze scientifiche a supporto dei nuovi strumenti di inalazione della nicotina, nonostante esperienze di successo come Usa e Regno Unito. Ed è Christopher Snowdon (Institute of Economic Affairs, Regno Unito) autore dello studio “The Impact of Cop9 on vapers”, a puntare il dito contro l’Organizzazione mondiale della sanità: “a dispetto delle numerose ricerche che dimostrano che il vaping sia il 95% meno dannoso del fumo convenzionale e che lo svapo non e’ una porta di accesso per il consumo di sigarette, l’Oms ha progressivamente irrigidito la propria posizione, spingendo per il divieto assoluto o per una regolamentazione estremamente stringente nei confronti di questi prodotti”, posizione che secondo Snowdon rappresenta “una minaccia per la salute pubblica”.

“È preoccupante che chi guida a livello internazionale le politiche di controllo del tabacco si ostini a perseguire un approccio proibizionista e irresponsabile verso il tabacco e la nicotina, mentre l’Oms attivamente perpetua la disinformazione sui nuovi prodotti a base di nicotina – ha affermato Stimson -. Non si fa un buon servizio alla salute pubblica con una guerra alla nicotina, questo è un atteggiamento destinato al fallimento come la guerra alla droga. L’Oms deve rivedere i suoi sforzi per aiutare, con tutti i mezzi disponibili, a far smettere di fumare quel miliardo di adulti che ancora non riesce”

In Giappone le vendite di sigarette sono diminuite di un terzo grazie all’introduzione dei prodotti a tabacco riscaldato. Ora la sfida è rendere accessibili questi prodotti anche a chi vive in Paesi a basso reddito. Se l’esperienza del Regno Unito rappresenta un caso positivo per i sostentirori del “vaping”, lo stesso non si può dire per tutti i paesi. Come per l’India, dove sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato sono stati recentemente vietati, perfino elogiata dall’Oms, nonostante un’enorme diffusione delle sigarette tra la popolazione indiana.

Jagannath Sarangapani, membro di Association of Vapers India (AVI), ha ricordato che i decessi in India per il fumo sono circa 1 milione l’anno. “Ma il mercato delle sigarette è fiorente e protetto: la legislazione sulle sigarette non subisce interventi da tempo, la tassazione non viene toccata da 3 anni. Eppure, l’Oms ha premiato il Ministero della Salute indiano per aver vietato le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato, i cui consumatori rappresentano appena lo 0.02% del mercato. La verità è che in India non è stato fatto nulla di efficace per risolvere il problema del fumo e focalizzarsi soltanto su quel 0.02% di mercato rappresentato dai prodotti innovativi, che sono strumenti di riduzione del danno, non ha alcun senso”. Un paradosso reso ancora peggiore dalla legislazione sulla ricerca: “Da una parte le autorità lamentano la mancanza di studi, dall’altro la regolamentazione indiana proibisce agli enti governativi di effettuare studi sugli strumenti di riduzione del danno”.

“Nonostante ci siano numerose ricerche che dimostrino come il vaping sia il 95% più sicuro del fumo tradizionale, e che le sigarette elettroniche non incoraggino il consumo di tabacco, l’opposizione dell’Organizzazione mondiale della sanità si è consolidata ancora di più con il passare del tempo, spingendo per il divieto assoluto o una regolamentazione estremamente stringente nei confronti di questi prodotti”, ha scritto Sarangapani, aggiungendo poi che così l’Oms va ad influenzare le politiche dei singoli Paesi, diffondendo “giudizi negativi sul vaping che non corrispondono all’evidenza scientifica”.

“Affermazioni – ha continuato Snowdon – che vengono riprese anche da autorità come la Commissione europea, che nel preparare la nuova direttiva sui prodotti del tabacco (che funge da modello per la regolamentazione di molti Paesi stranieri) ha citato proprio le dichiarazioni dell’Oms. L’opposizione incessante del segretariato Fctc al vaping e ad altri prodotti meno dannosi a base di nicotina sta diventando una minaccia alla salute globale: in mancanza di segnali positivi da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, la prossima conferenza delle parti del segretariato Fctc in programma per il prossimo novembre pone dei rischi importanti non solo per il vaping, ma anche per la salute pubblica”, ha ribadito il giornalista e scrittore britannico. I governi che riconoscono l’importanza del contributo del vaping al contrasto ai danni provocati dal consumo di tabacco dovrebbero cogliere l’occasione della conferenza per ribadire nuovamente il loro punto di vista e “cessare i loro finanziamenti al segretariato Fctc, se l’Oms continuerà a diffondere disinformazione in merito alle sigarette elettroniche”.

“La scienza sta andando avanti, ma sul tema del “vaping” e dei danni del fumo sta facendo dei passi indietro a causa di influenze negative provenienti non solo dalla politica, ma anche da correnti interne: in particolare, sulle sigarette elettroniche abbiamo fatto passi indietro in termini di ricerca, consapevolezza delle persone minore anche ora che abbiamo una conoscenza molto più approfondita sul tema e soprattutto in materia di regolamentazione. Cosi’ Chris Snowdon sottolineando la necessità di fare campagne di informazione in grado di correggere questa “crescente ignoranza sui fronti sociale e politico, che sta portando a politiche sempre più restrittive”.

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