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Il giovedì nero di Wall Street fa tremare tutte le Borse

Il Dow Jones ha perso ieri oltre mille punti (-4,3%) crollando insieme allo S&P (-3,7%) e al Nasdaq (-3,9%): dal picco di gennaio ha lasciato sul campo il 10% – Malissimo anche le Borse cinesi (-6%) – Petrolio al sesto ribasso consecutivo – Giornata difficile oggi a Piazza Affari: Recordati maglia nera delle blue chip

Non era difficile prevederlo: il mal di pancia dei mercati non poteva esaurirsi nel giro di 2-3 sedute, vista la violenza delle oscillazioni. E così, una volta assorbita la prima scossa, ieri il ribasso è tornato a dominare sui listini, complice la volatilità a livelli elevati ed i rinnovati timori per un’ascesa dei tassi troppo rapida e troppo violenta.

Ad accentuare la paura hanno contribuito le indicazioni contrastanti in arrivo ieri dalle banche centrali: la Bce ha ribadito che i tassi devono restare bassi ancora per un lungo periodo; la Bank of England ha adottato un linguaggio falco anticipando che i tassi potrebbero aumentare prima e in misura maggiore di quanto già previsto. Negli Usa, in attesa del debutto del neo presidente della Fed Jerome Powell si susseguono le dichiarazioni, spesso contrastanti, dei membri del board.

Il vuoto di leadership della Fed assieme ai segnali di ripartenza dell’inflazione non stupiscono la nuova, brusca correzione dei listini azionari e le tensioni sul mercato obbligazionario. A complicare il quadro stamane è arrivata la pesante correzione della Borsa cinese: -6% alla vigilia del Capodanno, il momento più delicato della stagione finanziaria del Drago.

WALL STREET HA PERDUTO IL 10% DAL TOP DI GENNAIO

Si profila così un week end all’insegna della paura. Wall Street ha vissuto un’altra giornata di passione: l’indice Dow Jones (-4,15%) ha perduto la bellezza di 1.032 punti; S&P 500 -3,75%, fa peggio il Nasdaq (-3,9%). Gli indici principali accusano un ribasso complessivo superiore al 10% rispetto ai massimi del 26 gennaio. Amazon (-4,68%) e Facebook (-4,77%) guidano i ribassi dell’indice S&P.

In controtendenza Twitter (+12,11% oltre i 30 dollari), sui massimi dal 2015. I dati del trimestre, soprattutto per quanto riguarda i ricavi, hanno superato gli obiettivi degli analisti di Wall Street.

IL TESORO USA ALZA I RENDIMENTI ALL’ASTA

Calma apparente sul mercato obbligazionario: Il rendimento del Treasury Bill è 2,82%, come ieri. Il biennale è stabile al 2,08%. Ma a paura è l’esito deludente dell’asta dei governativi trentennali (16 miliardi di dollari): il Tesoro di Washington ha dovuto aumentare al 3,13% il rendimento per collocare l’offerta, un livello che non si vedeva dal marzo del 2017. Le tensioni sui tassi danno una spinta al dollaro, al massimo da tre settimane sull’euro a 1,224.

IL PETROLIO AL SESTO GIORNO DI DISCESA

Nonostante la ripresa della valuta Usa perde nuovi colpi il petrolio, azzoppato dalla ritirata della speculazione e dal rischio frenata dei consumi cinesi. Il Brent è arrivato ieri sera al quinto giorno consecutivo di ribasso, a 64,8 dollari il barile, stamattina il greggio del Mare del Nord perde lo 0,7% a 64,2 dollari.

In discesa ieri i titoli petroliferi anche a Piazza Affari: Eni -2,3%, in mattinata ha annunciato una scoperta a gas nell’offshore di Cipro. Saipem -3,3%, Tenaris -3,7%.

CAPODANNO AMARO IN CINA, TOKYO -8,6% IN UNA SETTIMANA

La tempesta è proseguita sui mercati asiatici. Tokyo, prima della chiusura, arretra del 2,9%. Nella settimana il Nikkei ha lasciato sul terreno l’8,6%, la peggiore caduta degli ultimi due anni.

Si sgretolano le Borse cinesi. L’indice Shanghai Composite segnala un tonfo del 6%, l’indice Csi 300, combina i dati di Shenzhen e Shanghai arretra del 6,1%, Hong Kong -3,3%. A render vulnerabili mercati contribuisce l’avvicinarsi delle feste per l’Anno Lunare, caratterizzata dalla forte richiesta di liquidità. Ma il timore è che la caduta delle quotazioni possa far crollare la situazione finanziaria, già precaria, di molte istituzioni gravate da forti debiti. Poco mosso lo yuan su dollaro, in allontanamento dai massimi dell’11 agosto 2015, quando la Banca centrale cinese era intervenuta per fissare il cambio a 6.3194. Meno pesanti i ribassi di Seoul (-2%) concentrata sulle Olimpiadi e di Mumbai -1%.

Scendono i petroliferi, mentre il Brent tocca i minimi degli ultimi tre mesi. Arretra Eni 2,3% che in mattinata ha annunciato una scoperta a gas nell’offshore di Cipro. Saipem -3,3%, Tenaris -3,7%.

MILANO, UNICA BORSA ANCORA POSITIVA NEL 2018

Il ribasso non ha ovviamente risparmiato le piazze europee, in netto calo Borse dell’eurozona in netto calo nonostante i toni positivi del Bollettino economico della Bce.

L’indice FtseMib (-2,26% a 22.226 punti) ha perduto buona parte dei guadagni di ieri in scia alla apertura debole di Wall Street. Malgrado la correzione, l’indice delle nostre blue chip resta l’unico nella zona euro a conservare ancora un bilancio positivo da inizio anno (+3%), mentre il resto è scivolato in rosso: indice Eurostoxx -3%.

Deboli anche gli altri mercati: Francoforte -2,62%, Parigi -1,98%. Leggermente meglio Londra (-1,49%). I segnali sui tassi lanciati dal governatore Mark Carney hanno lasciato il segno sulla sterlina, arrivata a guadagnare oltre un punto percentuale contro euro e dollaro.

ATENE LANCIA CON SUCCESSO IL NUOVO TITOLO A 7 ANNI

S’indebolisce (ma non troppo) il mercato secondario. Risale il rendimento del Btp 10 anni al 2% e lo spread con il Bund si amplia a 124 punti (+2,56%). Il rendimento del nuovo benchmark tedesco arriva a toccare quota 0,8% ai massimi da settembre 2015 per poi chiudere a 0,77%.

Un incoraggiamento alla carta periferica viene dal collocamento dell’atteso nuovo titolo greco: tre miliardi di euro a scadenza 2025 con un rendimento fissato a 3,5% che hanno attratto richieste per 7 miliardi. La Grecia, ha detto il commissario Ue Pierre Moscovici, deve accordarsi con i suoi creditori su misure di alleggerimento del debito di medio termine di Atene in giugno, prima che il paese esca dal programma di bailout.

Il Tesoro ha comunicato che nell’asta a medio-lungo termine di martedì 13 febbraio verranno offerti titoli tra 6,75 e 7,5 miliardi a 3,7 e 30 anni.

UNICREDIT E BPM RESISTONO ALL’ORSO

Sono solo due le blue chip positive a fine seduta. Unicredit +2%. Il titolo dell’istituto guidato da Jean Pierre Mustier è il migliore, nel giorno dei conti. La banca ha chiuso il quarto trimestre del 2017 con 801 milioni di euro di utile, il risultato rettificato è 708 milioni di euro. Il consensus si aspettava 523 milioni di euro.

Banco Bpm (+0,3%) ha comunicato i dati del quarto trimestre. Il tema più rilevante era quello dei coefficienti patrimoniali. A fine dicembre il Common Equity Tier 1 era 12,36%. La banca ha rivisto al rialzo le previsioni sulla riduzione dei crediti in sofferenza, nel 2020, l’esposizione alle sofferenze (NPE) dovrebbe scendere all’11,5%. Indicazioni caute sul 2018. I proventi operativi del quarto trimestre 2017 sono saliti leggermente rispetto al terzo trimestre, a 1,12 miliardi di euro. Gli ultimi tre mesi dell’anno si chiudono con una perdita di 512 milioni di euro.

GIÙ TUTTE LE BLUE CHIPS, RECORDATI (-8%) È LA MAGLIA NERA

In rosso tutti gli altri titoli del paniere principale, a partire dalle società più indebitate. Giù tutte le utility. Enel -3%, Snam-2,5%, A2A -3%. Il rialzo dei tassi danneggia le società tradizionalmente molto indebitate.

La peggiore blue chip è Recordati, -8% dopo l’allarme utili arrivato insieme ai conti del trimestre. Il gruppo farmaceutico ha chiuso il 2017 con redditività e giro d’affari in crescita ma il titolo ha toccato i minimi sui target 2018.

Scivola Telecom Italia (-1,6%). Fca -5% , Exor -3,7% e Cnh Industrial -4,6%: Banca Imi ha alzato il prezzo obiettivo del titolo da 12,8 a 13,7 euro, confermando la raccomandazione buy. Stmicroelectronics e Buzzi -6%: la società ha tagliato la previsione sull’ebitda per l’esercizio appena concluso a 580 milioni di euro. Ferragamo -3,7%: Kepler Cheuvreux ha tagliato il giudizio a Reduce.

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