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Gérard Garouste al Centro Pompidou (Parigi): una mostra dedicata ad uno dei più importanti francesi contemporanei

Il Centre Pompidou di Parigi (7 settembre 2022 – 2 gennaio 2023) dedica una grande retrospettiva a Gérard Garouste. La sua è una pittura che disturba, ma alla maniera di un gioco, le cui regole devono essere costanti reinventate

Gérard Garouste al Centro Pompidou (Parigi): una mostra dedicata ad uno dei più importanti francesi contemporanei

Accanto a 120 grandi dipinti, spesso di grande formato, la mostra offre spazio alle installazioni, alle sculture e alle opere grafiche dell’artista. Questa retrospettiva ci permette di cogliere tutta la ricchezza dell’inclassificabile carriera di Gérard Garouste, l’intranquille “l’irrequieto”, la cui vita ed enigmatico corpo di lavoro, governato dallo studio ma anche per follia, sostenersi a vicenda in un dialogo avvincente.

Nato nel 1946, Gérard Garouste ha presentato la sua prima mostra personale in una galleria nel 1969. Dai suoi studi alla Scuola di Belle Arti di Parigi, ha mantenuto un atteggiamento interrogativo nei confronti il futuro della pittura, in particolare quando ha scoperto la radicalità di figure iconoclaste come Marcel Duchamp. Dieci anni dopo, dopo diverse incursioni nel teatro come decoratore e regista, ha confermato la sua scelta di essere pittore a tempo pieno nel senso più classico del termine, attaccato alle tecniche ancestrali che ha costantemente cercato di perfezionare. Questa posizione gli diede la libertà di dedicarsi completamente ai soggetti dei suoi quadri, ispirandosi alla mitologia, letteratura, narrativa biblica e studi talmudici. Tuttavia, per Gérard Garouste, il soggetto è solo un pretesto per stimolare la visione e la riflessione. Anche se fornisce alcune chiavi di approccio nei suoi dipinti, ci invita piuttosto a riflettere, ad avere una comprensione personale del suo corpo di lavoro.

Nel suo primo periodo, nei primi anni Ottanta, l’artista presenta due figure contrapposte e complementari, il Classique e l’Indien il “Classicista” e l’“Apache” – l’apollineo e il dionisiaco – che crede siano al lavoro in ogni individuo. Rivisita la storia dell’arte in modo magistrale attraverso il greco mitologia e generi della pittura.

Figure, ritratti e nature morte sono stati esplorati ciascuno in immensi dipinti il cui filo narrativo rimanda a episodi mitici e il cui modo ricorda i grandi pittori che Garouste studiò assiduamente: Tintoretto, El Greco…

Queste opere resistono tuttavia a ogni classificazione: sfuggenti nella loro finalità, sono imponenti pezzi di pittura figurativa. Sulla scia della scoperta di una grande narrativa poetica, la Divina Commedia di Dante, la metà degli anni ’80 ha condotto a un nuovo corpus con motivi sgretolati e colori pungenti. Il pittore si dedicò ad una pittura esplorazione in osmosi con il celebre testo che descrive la discesa agli Inferi, a tal punto che le immagini si trasformano in una forma originale di astrazione.

Per Garouste, l’opera di Dante è stata anche un’introduzione a diversi livelli di interpretazione biblica

Questa iniziazione culminò negli studi del Talmud e del Midrash, a cui l’artista si dedicò e che iniziò per sostenere il suo lavoro artistico a metà degli anni ’90, prima di sostenere apertamente tutta la sua pittura degli anni 2000. Figure diventano lettere, emergenti dalle narrazioni sempre ambigue della tradizione esegetica ebraica in cui l’artista, affascinato dall’ebraico, ne prese un interesse sempre più appassionato, al punto da farne una costante nel suo lavoro.

Ispirato da questa tradizione, il dipinto di Gérard Garouste non vuole essere attraente. Non teme nessuna aberrazione né deformazioni, mutilazioni o ricostruzioni della figura.

Dipinto in copertina: Gérard Garouste, “Pinocchio e il gioco dei dadi”, 2017, Foto Bertrand Huet

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