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Fonsai, trattativa a oltranza nel week-end

Il gruppo assicurativo punta a rivedere i concambi secondo un rapporto che porterebbe Unipol al 60% del nuovo polo post integrazione contro il 66,7% voluto dalla compagnia bolognese – Anche il cda di Milano Assicurazione prende tempo – Dopo l’iscrizione di Salvatore Ligresti per il reato di aggiotaggio a Milano, pure la Procura di Torino apre un fascicolo

Fonsai, trattativa a oltranza nel week-end

SI TRATTA A OLTRANZA NEL WEEK END SUL CONCAMBIO
ANCHE MILANO ASSICURAZIONI PRENDE TEMPO IN SCIA A FONSAI

Trattativa ad oltranza nel week end con il  mandato affidato dal cda di giovedì all’ad Emanuele Erbetta, dopo il primo incontro interlocutorio con l’ad di Unipol Cimbri di ieri in Mediobanca. Fondiaria Sai (il cui cda potrebbe già riunirsi di nuovo domani mentre i soci si riuniranno martedì) punta a rivedere i concambi secondo un rapporto che porterebbe Unipol al 60% del nuovo gruppo post integrazione contro il 66,7% voluto dalla compagnia bolognese. Un via libera di massima al progetto di integrazione condizionato però a una nuova revisione dei valori che è stato condiviso ieri anche dal cda della controllata Milano Assicurazioni. A mercati chiusi dopo un lungo consiglio la compagnia ha reso noto di “non ravvisare al momento elementi ostativi al proseguimento della negoziazione, pur non avendo assunto alcuna decisione definitiva in merito alla prospettata integrazione”. La decisione dipenderà dalla negoziazione di “un rapporto di concambio adeguato per gli azionisti di minoranza”. Decisioni, ci tiene a precisare la compagnia, che sono conformi alle indicazioni del Comitato amministratori indipendenti. La soluzione dell’impasse però è probabile passi anche tramite una revisione del piano di ristrutturazione del debito di Premafin attraverso la conversione totale da parte delle banche creditrici del debito in equità.

TITOLI SULLE MONTAGNE RUSSE, FONSAI -8,75%
TRA STALLO DEI CONCAMBI E AFFONDO DELLLA PROCURA

In attesa dell’esito del cda il titolo Milano Assicurazioni ha limitato il calo del 2,80%, a picco invece Fonsai a – 8,75% dopo essere stata sospesa al ribasso e Premafin a -10,13%. Male anche Unipol, che chiude in rosso del 7,3%, in una giornata in cui l’indice All Share ha chiuso in rialzo dello 0,80% e le altre assicurazioni hanno chiuso in territorio positivo (+0,98% le Generali, Cattolica Assicurazioni +0,49%, Vittoria assicurazioni +1,12%). Nell’ultima settimana i titoli della galassia Ligresti sono stati sulle montagne russe muovendosi in ordine sparso: giovedì per esempio Fonsai ha chiuso in rialzo del 2,04% mentre Milano Assicurazioni, Premafin e Unipol hanno chiuso in calo rispettivamente del 2,33%, del 6,54% e del 2,83%. Solo due giorni prima, martedì 17, tutti e tre i titoli hanno messo il turbo dei rialzi: Fondiaria Sai +38,89%, Unipol +23,73% e Milano Assicurazioni +17,7%. Nello stesso giorno il pm ha chiesto il fallimento di Im.co e Sinergia, le holding dei Ligresti tramite le quali passava la girandola di compravendite immobiliari che secondo l’ipotesi della procura può aver depauperato il gruppo assicurativo. Certo è che per i mercati, in assenza di valori certi sul concambio, è sempre più difficile orientarsi in una situazione tanto complessa, dove il già complicato piano di fusione a quattro per traghettare fuori dalle secche Fondiaria Sai è sempre più intrecciato con gli sviluppi delle indagini giudiziarie che hanno stretto il nodo attorno a Salvatore Ligresti, a capo dell’impero familiare che ha spadroneggiato nella galassia di compagnie assicurative e holding immobiliari.

LIGRESTI INDAGATO PER IL REATO DI AGGIOTAGGIO
PM ORSI, I TRUST ESTERI AGISCONO ANCORA SU VOLONTÀ DEI LIGRESTI

Dopo il reato di ostacolo agli organi di vigilanza, giovedì sera la Procura di Milano ha scritto Salvatore Ligresti nel registro degli indagati anche per il reato di aggiotaggio mentre la Guardia di Finanza ha sequestrato il 20% delle azioni Premafin in mano ai trust dei paradisi fiscali EverGreen e The Heritage gestiti da Giancarlo De Filippo, anch’esso indagato per aggiotaggio, e riconducibili secondo la procura alla famiglia Ligresti. Scrive il Gip nel decreto di sequestro preventivo: Giancarlo De Filippo quale trustee di The Heritage Trust e quale asset manager di The Ever Green Trust e Salvatore Ligresti quale capofila della famiglia che controlla il gruppo Premafin e quale soggetto cui si riferisce l’azione di De Filippo ponevano in essere una manipolazione del mercato delle azioni Premafin nella forma di acquisti di tali azioni effettuati nelle aste di chiusura del Mta dalle società Darlis Anstalt, Alembert Associates e Okanda Stiftung, società riferite ai trust esteri The Heritage Trust e The Ever Green Trust, soggetti che occultano l’interesse della famiglia Ligresti, socio di controllo di Premafin. Operazioni che erano idonee a “sostenere artificiosamente ed in via continuativa nell’arco dell’intero periodo tra il 2 novembre 2009 ed il 16 settembre 2010 il prezzo dell’asta di chiusura, nonché  il prezzo ufficiale”. In questo modo provocavano una sensibile alterazione del prezzo delle azioni Premafin  “laddove,  in conseguenza della manovra fraudolenta, facevano artificiosamente divergere il corso di mercato delle azioni Premafin (-28%) rispetto al Nav (-62%)”.
Per il pm Luigi Orsi, titolare dell’inchiesta, le motivazioni di De Filippo sull’operatività del trust non sono plausibili e, come scrive nella richiesta di sequestro, ritiene che “la Consob ha ragione  ben fondata  di ritenere che i trust esteri si muovano tuttora nell’orbita della volontà di Salvatore Ligresti”. La Consob aveva infatti segnalato alla Procura di Milano oltre all’ipotesi di ostacolo agli organi di vigilanza anche quella di manipolazione del corso del titolo Premafin.  Nella sua richiesta di  sequestro, il pm ricostruisce così la storia dei trust esteri, dai rapporti di amicizia tra De Filippo e Ligresti alla stessa dichiarazione di Ligresti alla Consob sulla sua uscita dal trust nel 2003, dalla serie di operazioni immobiliari tra le società controllate da De Filippo e alcune dei Ligresti, alla documentazione relativa a trust detenuta da De Filippo a cui però era formalmente estraneo.  E afferma: “sulla base degli elementi sopra riepilogati è ragionevole concludere che dal 2003 The Heritage Trust e The Ever Green Security Trust, sono stati gestiti da Giancarlo De Filippo con modalità coerenti con gli interessi di Salvatore Ligresti e in conformità a indirizzi a questi attribuibili”.

AL VAGLIO DI ORSI ANCHE LE SOCIETÀ ESTERE DEI FIGLI
LA PROCURA DI TORINO APRE UN FASCICOLO

Non solo. Venerdì pomeriggio il pm Orsi ha incontrato alcuni alti funzionari della Consob. Il pm, a quanto emerge, ha ora infatti intenzione di fare accertamenti anche sul comportamento delle tre società lussemburghesi dei figli di Ligresti che hanno in mano il 30% di Premafin. Si tratta di Limbo, di Paolo Ligresti, Hike Securities, di Jonella Ligresti e Canoe, di Giulia Ligresti, che possiedono il 10,349% di Premafin ciascuna. L’obiettivo è capire se il comportamento delle tre holding lussemburghesi, la cui attività sarebbe gestita da una fiduciaria con sede a Milano, sia stato corretto.
Il balletto attorno alle azioni Premafin si giustifica con la necessità di tenere alto il prezzo dei titoli, dal momento che i Ligresti, tramite il gruppo Sinergia (compresa quindi Imco), avevano costituito a garanzia di “cospicui debiti” verso creditori bancari proprio le azioni Premafin. E questo perché, si spiega nella richiesta del pm di sequestro delle azioni,  i rapporti di credito tra Sinergia-Imco e le banche finanziatrici prevedevano covenant in ragione dei quali la diminuzione del prezzo delle azioni Premafin avrebbe imposto il rimborso dei crediti o la dazione di ulteriori garanzie.
Nel frattempo anche la Procura di Torino, in concerto con i pm milanesi, ha aperto un fascicolo su Fonsai, sulla scia dell’inchiesta di Milano sul gruppo Premafin, una decisione che è motivata dal fatto che Fonsai ha la sede legale nel capoluogo piemontese. Per il momento non ci sono indagati e non sono state formulate ipotesi di reato. Ma è molto probabile che nei prossimi giorni, oltre ad acquisire le carte dell’indagine, i pm cominceranno ad ascoltare i primi testimoni ( e non si esclude che emerga un’altra ipotesi di reato, quella di falso in bilancio in seguito alla denuncia Isvap su accantonamenti di riserve sinistri insufficienti nel 2010).

ALLA FINESTRA ASPETTA ARPE
I SOLDI CI SONO E L’OFFERTA è MIGLIORATIVA

Ma c’è chi sta alla finestra aspettando di poter sfruttare a proprio vantaggio le mosse dei pm. Lunedì scorso, lo stesso giorno in cui Premafin approvava l’offerta di integrazione di Unipol, Sator e Palladio sono tornati a muovere le proprie pedine. “L’accordo prospettato da Unipol è privo di qualunque ragione giuridica, economica, industriale e finanziaria”, è volto soltanto a garantire inaccettabili privilegi ai Ligresti e a evitare il fallimento di Premafin”, hanno affermato con l’obiettivo di mettere in guardia preventivamente il cda e i sindaci.  Una denuncia preventiva che aglio amministratori vuole ricordare il dovere di agire nello esclusivo interesse della compagnia e ai sindaci di vigilare e fornire all’assemblea degli azionisti i necessari chiarimenti con la massima urgenza. La risposta di Unipol non si è fatta attendere. La compagnia ha dato mandato ai propri legali per tutelarsi dalle informazioni del comunicato diffuso da Sator e Palladio. Ma Arpe e Menguzzo non fanno una piega e ribadiscono: “Abbiamo fatto un’offerta, migliorativa anche in termini quantitativi, che vincola 450 mln euro a favore di Premafin per il salvataggio di FonSai. I soldi sono pronti e l’offerta è ad oggi valida fino al 30 aprile – ha detto Arpe – Aspettiamo di vedere quali saranno i prossimi passi e le delibere adottate”.

 

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