Condividi

Fondo salva Stati: la ricetta di Monti. Verso un funzionamento più snello

A Berlino, nell’incontro con la Merkel, il premier italiano non ha insistito tanto sulla necessità di aumentare la dotazione dell’Efsf quanto per migliorarne il funzionamento – Roma insiste perché il fondo effettui interventi sul mercato direttamente o tramite la Bce – Forse basterebbe l’annuncio della novità per ridare fiducia ai mercati

Fondo salva Stati: la ricetta di Monti. Verso un funzionamento più snello

I mercati cominciano a percepire che qualcosa in Europa è cambiato e che forse non è utopistico ritenere che finalmente, dopo tanti errori e tanti messaggi contraddittori, ci si avvi a trovare il bandolo della matassa per dare il via al nuovo accordo fiscale tra gli Stati e contemporaneamente avviare in tempi brevi l’operatività del Fondo salva Stati (Efsf). Gli operatori mantengono un atteggiamento di prudenza specie nei confronti dei titoli degli Stati più deboli come l’Italia. Tuttavia le aste dei Bot e dei Btp di ieri e di oggi dimostrano che qualcuno comincia a guardare con interesse agli alti rendimenti offerti. Siamo ancora lontani da una vera stabilizzazione del mercato ma sicuramente il clima in Italia ed in Europa comincia a volgere al meglio. Gli operatori del mercato continuano a mostrare una bassa propensione al rischio e tendono ad agire un po’ in branco, e cioè tendono ad imitarsi l’un l’altro, per cui le svolte tardano ad essere percepite e quando poi avvengono danno luogo ad eccessi di acquisti o di vendite.

Il miglioramento del clima è dovuto sicuramente alle misure adottate dal Governo Monti dal lato fiscale in base alle quali si può affermare che l’Italia “non è più un problema per l’Europa”, ma anche al diverso atteggiamento che si è riscontrato durante l’incontro tra lo stesso Monti e la cancelliera Merkel nei confronti del Fondo salva Stati. L’incontro di Berlino è stato un buon successo per il nostro Paese che ha ottenuto il riconoscimento di essere nuovamente affidabile e quindi un interlocutore legittimato ad avanzare proposte di miglioramento del funzionamento dei meccanismi comunitari, senza suscitare il sospetto che si miri solo a scaricare sugli altri le nostre debolezze e le nostre inefficienze.

In particolare Monti ha insistito non tanto sulla necessità di aumentare la dotazione del Fondo salva Stati, quanto sul miglioramento delle sue modalità di funzionamento in modo da consentire interventi rapidi sul mercato secondario in sintonia piena con la Bce che già sta effettuando, come si sa, questo tipo di interventi.

Il problema è quello di superare la rigidità delle procedure immaginate che prevedono l’attivazione del Fondo su apposita domanda da parte degli Stati con annesso programma di risanamento dei conti pubblici e riforme strutturali per il rilancio dell’economia. Ma per molti paesi, tra i quali l’Italia e la Spagna, simili misure di risanamento sono già state fatte o annunciate come imminenti, mentre i mercati stentano a riconoscere i progressi fatti e mantengono anormalmente alti i tassi d’interesse e gli spread con il bund tedesco. Per superare questa “pigrizia” sarebbe opportuno che il Fondo salva Stati potesse effettuare interventi sul mercato direttamente o tramite la Bce alla quale potrebbe offrire delle garanzie sui titoli acquistati dalla stessa Bce. Forse basterebbe l’annuncio di un simile modo di operare per far sì che i mercati si muovano autonomamente sulla base di una rinnovata fiducia sulla coerenza dell’intero sistema comunitario di risanamento e di sviluppo.

Bisogna cercare al più presto di chiudere la forbice dei tassi d’interesse in Europa. Anche i tedeschi devono rendersi conto che un tasso dell’1,7% come quello odierno sui Bund decennali è da considerarsi anormalmente basso e potrebbe innescare indesiderate bolle speculative, per cui anche una loro ascesa verso livelli di equilibrio per il denaro a lungo termine (tra il 3 ed il 4%) contribuirebbe a contenere le differenze con i tassi dei Paesi giudicati più deboli.

Per avviare l’operatività del Fondo salva Stati nel senso proposto da Monti non servono modifiche ai trattati. Si tratta di una decisione politica che al prossimo vertice del 31 gennaio i leader europei possono adottare senza problemi, mandando così un forte segnale ai mercati, e facendo un passo decisivo per assicurare non solo il risanamento dei conti pubblici, ma anche per la creazione delle condizioni finanziarie e di tassi d’interesse per porter riprendere il cammino dello sviluppo.

Commenta