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Fisco, Berlusconi pensa al concordato

Possibile una riedizione della sanatoria già sperimentata con successo nel 1994 sotto il Governo Dini – Il Cavaliere conferma: “Ne abbiamo parlato, ma la discussione è ancora in corso” – La maggioranza punterebbe ad incassare grazie alla nuova misura non meno di cinque miliardi.

Fisco, Berlusconi pensa al concordato

A volte ritornano. Per uscire dal pantano in cui si è arenato col decreto sviluppo, il Governo potrebbe riesumare un vecchio cavallo di battaglia: il concordato fiscale di massa. “Sì, abbiamo parlato anche di questo – ha ammesso Silvio Berlusconi – ma c’ è una discussione in corso e non posso anticipare nulla”. Obiettivo della maggioranza è di raggranellare attraverso questo espediente almeno cinque miliardi di euro.

L’accordo è stato riproposto in varie salse e con diversi nomi dal tanto vituperato Governo Dini fino agli ultimi atti della Casa delle Libertà. In tutto, le sue apparizioni sono state almeno quattro: 1994, 2002, 2003 e 2005. Diversi nomi e tante variazioni sul tema, ma l’idea di base non è mai cambiata: con il concordato i contribuenti che accettano di versare al Fisco una cifra leggermente superiore a quella dichiarata vengono risparmiati dai controlli.

Nella sua ultima versione, tuttavia, il provvedimento dovrebbe contenere anche altre sanatorie: dalla riapertura dei termini di presentazione delle dichiarazioni del passato o dei versamenti alla regolarizzazione delle scritture contabili, dalla rottamazione dei ruoli alla definizione delle liti pendenti.

In sintesi, si tratta dell’unica forma di condono possibile, considerando che l’amnistia tout court è vietata in base ad una sentenza della Corte di Giustizia europea del 2008. E le differenze fra condono e concordato esistono davvero. Se non altro perché, nel secondo caso, non si prevedono sanatorie per gli evasori totali (per aderire è necessario aver dichiarato almeno qualche euro di entrate).

Certo, le zone d’ombra non mancano: al di là degli ostacoli pratici (difficile immaginare milioni di concordati tagliati su misura per ogni singolo contribuente sospettato di evadere), il provvedimento priverebbe lo Stato di buona parte di quei 10 miliardi che ogni anno l’Agenzia delle entrate riesce a recuperare tramite i controlli. Senza contare che, disinnescando il deterrente, il fuoco dell’evasione potrebbe tornare a divampare indisturbato.

Sembra poi che l’idea di un nuovo concordato di massa non piaccia molto dalle parti di via XX Settembre. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ritiene che la misura sia in contraddizione con la linea dettata dall’Europa. In ogni caso, trattandosi un provvedimento una tantum, non risolverebbe il problema di reperire fondi per gli interventi strutturali di cui l’Italia ha bisogno.

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