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Ferragamo, l’arrivo di Gobbetti frena la speculazione sulla vendita

L’uscita di Gobbetti è costata un miliardo di capitalizzazione a Burberry. Pioggia di vendite, ancora oggi, su Ferragamo. Gli investitori vedono allontanarsi il passaggio di mano dei due gruppi-preda. Il lusso è a caccia di nuovi affari

Ferragamo, l’arrivo di Gobbetti frena la speculazione sulla vendita

Il passaggio di Marco Gobbetti a Salvatore Ferragamo da Burberry si è tradotto, nella seduta di ieri, lunedì, in una perdita di valore in Borsa superiore al miliardo di euro. Il calo, fatto insolito, ha riguardato sia l’ammiraglia del lusso inglese (ieri -8,6%) che capitalizza 8,5 miliardi di sterline circa, che la più piccola maison fiorentina (valore 3 miliardi e poco più, -2,7% a fine seduta). Insomma, più meno un miliardo bruciato nell’addio del manager dalla griffe inglese, da lui risollevata, grazie anche al genio di Riccardo Tisci, con una terapia d’urto durata quattro anni. Ma anche una pioggia di vendite nei confronti della griffe fiorentina che continua nella seduta odierna, con una particolare ferocia nella prima parte della seduta fino a-3,5 punti percentuali. Numeri rilevanti, dunque, anche troppo per un passaggio importante ma che, almeno per ora, non coinvolge la parte creativa. 

  • La compravendita di un asso del lusso quale Gobbetti (una lunga milizia nelle fila di Lvmh e in Bottega Veneta) non è l’unico dato che accomuna le due aziende, le uniche maison del lusso che hanno chiuso il 2020 in terreno negativo, nonostante il recupero nel finale: -15% Burberry, -19% la casa italiana. Un dato che contrasta con la reazione assai più brillante della concorrenza, dai primati delle ammiraglie francesi Lvmh e Kering al risveglio dell’hard luxury di Richemont. Per non parlare della resurrezione di Prada +59%.
  • Per gli analisti questi numeri portavano ad una sola possibile conclusione: sia Burberry che Ferragamo, seppur per motivi diversi, non sembravano in grado di entrare nella top class delle aziende mono marchio, dove brillano le stelle di Hermès e Dior. Di qui la previsione che prima o poi, più prima che poi, le due “prede” sarebbero state oggetto di un merger da parte dei concorrenti (o di un private ansioso di entrare nel settore). 
  • L’ingresso in Ferragamo di un manager del calibro di Gobbetti, che presto assumerà l’incarico di Ad sostituendo Micaela le Divelec Lemmi, allontana quantomeno di mesi i tempi dell’operazione. Al nuovo ceo, che assumerà l’incarico in autunno, spetta anche la scelta del nuovo direttivo creativo, carica vacante dopo l’uscita di Paul Andrew.  Più complessa l’eredità in Burberry dove, come sottolinea in Financial Times, è pessima norma liquidare l’eredità delle passate gestioni con malcelata cattiveria. E già è inizia la demolizione dell’opera di Gobbetti, che ha cercato di spostare verso l’alto il posizionamento della casa. Secondo la classifica di Lyst, autorevole voce web del lusso, Burberry figura al dodicesimo posto nella graduatoria dei marchi più prestigiosi, dietro Gucci, Dior e la stessa Moncler, cioè due posti in meno della posizione occupata nel 2018. Anche se, a dire il vero, Burberry paga la lotta contro la contraffazione e le vendite in nero (specie in Asia), intrapresa un anno fa da Gobbetti.

In una fase di stanca del rialzo, il lusso appare comunque tra i settori più dinamici sostenuto dalla crescita del numero dei miliardari. La popolazione globale degli High Net Worth Individual (HNWI)  secondo Cap Gemini è cresciuta del 6,3%, superando la soglia dei 20 milioni, mentre il patrimonio HNWI è cresciuto del 7,6% nel 2020, raggiungendo quasi gli 80.000 miliardi di dollari. In Italiagli HNWI sono più di 300.000, cresciutidel 9,2% rispetto al 2019,con un patrimonioche ha raggiuntoi 593 miliardi (+2,3%) 

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