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Fed in campo, ma dazi e Brexit pesano sui mercati

La banca centrale americana è pronta a immettere nuovi capitali nell’economia ma per i mercati, che temono Brexit e i dazi, è troppo poco e su Wall Street cade l’ombra dell’impeachment di Trump – Crolla la sterlina

Fed in campo, ma dazi e Brexit pesano sui mercati

La Fed è pronta a scendere in campo per fornire all’economia i fondi necessari per contrastare la carenza di liquidità. Non è un ritorno al Quantitative Easing, ha voluto precisare il presidente Jerome Powell, a suo tempo messo in campo per reagire al crack di Lehman Brothers, ma un rimedio “tecnico” per evitare danni ad un mercato comunque in salute. Ma la mossa della banca centrale ha avuto l’effetto di un’aspirina sul mercato, ormai convinto di trovarsi alle prese con una crisi globale che, a partire dal braccio di ferro sui commerci, proietta le sue ombre sull’intera economia globale che rischia, dati del Fondo Monetario, un danno di 700 miliardi di dollari. È quello lo scenario in cui si proietta uno scontro senza quartiere tra il Congresso Usa ed il presidente, così come la rottura del negoziato sulla Brexit tra Boris Johnson e l’Unione Europea. Venti di guerra si profilano tra Turchia e i curdi, abbandonati da Washington. E così via. I mercati, che danno già per scontato il fallimento dei colloqui tra i due Grandi che cominceranno domani a Washington, si preparano ad un lungo inverno. Date le premesse non stupisce il calo dei listini asiatici.

NISSAN SCEGLIE IL NUOVO CEO, TIENE IL KOSPI

In ribasso il Nikkei di Tokyo (-0,7%). Perde colpi Nissan (-1,3%) dopo la nomina del nuovo ceo, Uchida, già responsabile della marca in Cina. Giù anche Hong Kong -0,5%. La televisione di Stato della Cina ha deciso di non trasmettere più le partite dell’Nba, in risposta al tweet di sostegno ai dimostranti di Hong Kong scritto, ma subito cancellato, dal general manager degli Houston Rockets, Daryl Marley. Si salva il Kospi coreano (+1%) anche qui per motivi politici: il premier Lee Nak Yon sarà presente alla cerimonia di insediamento al trono dell’imperatore del Giappone, Naruhito. Si allenta così la tensione con Tokyo.

VERSO LO STOP AGLI ACQUISTI USA DI TITOLI CINESI

In rosso anche i listini di Shanghai e Shenzhen (-0,3%). il South China Morning Post di Hong Kong, scrive che la Cina sta valutando di chiudere dopo un solo giorno il round negoziale di Washington, in programma da domani. Ad affossare la prospettiva di un accordo, o quantomeno di una tregua, la decisione del Dipartimento del Commercio Usa di inserire 28 società cinesi in una blacklist per la violazione dei diritti umani. Tra queste, ci sono due colossi della videosorveglianza che insieme controllano circa un terzo del mercato globale. 

A complicare il quadro, secondo Bloomberg la Casa Bianca si accinge a limitare le possibilità di investimento dei fondi pensione pubblici, nelle società cinesi.

SU WALL STREET PESA L’OMBRA DELL’IMPEACHMENT

Ancor più rovente il clima sui mercati Usa: Ieri sera a Wall Street, l’S&P500 ha chiuso in calo dell’1,6% a 2.893 punti, sui minimi della seduta, Dow Jones -1,19%. Nasdaq -1,67%. Soffrono più di tutti i semiconduttori (-3,1%).

L’indice aveva ridotto di parecchio le perdite, nel momento in cui il governatore della banca centrale degli Stati Uniti aveva annunciato un cambio di rotta sulla politica di bilancio. Ma dopo poco è arrivata la notizia dell’indisponibilità della Casa Bianca a collaborare con l’inchiesta avviata dal Congresso sui rapporti tra l’entourage di Donald Trump e l’Ucraina. La presidenza degli Stati Uniti ha ordinato a Gordon Sondland, ambasciatore statunitense presso l’Unione europea, di non presentarsi davanti a tre commissioni della Camera dove era stato convocato per una testimonianza. Si profila per Trump l’accusa di intralcio alla giustizia, passibile di un altro impeachment.

Il petrolio è in lieve calo, mentre l’oro sale a 1.506 dollari l’oncia.

In mezzo a tanto trambusto i mercati valutari restano piatti, con l’eccezione della sterlina, vicina ai minimi su dollaro a 1,2196 ed euro.

CADE LA STERLINA, VERSO LA ROTTURA CON JOHNSON

Fulmini e saette si sono abbattute ieri anche sui listini europei fin dalla mattina, quando Downing Street, nel trasparente tentativo di scaricare la colpa sull’Unione Europea h diffuso il senso della telefonata con cui Angela Merkel ha respinto l’ultima proposta di Boris Johnson per evitare la hard Brexit. La Cancelliera ha ribadito con forza che l’Irlanda del Nord deve rimanere all’interno della struttura doganale dell’Unione Europea. Glaciale il commento del presidente del Consiglio d’Europa Donald Tusk: “Boris Johnson, la posta in gioco non è la vittoria in qualche stupido gioco per attribuire le colpe. In gioco c’è il futuro dell’Europa e del Regno Unito e la sicurezza e gli interessi della nostra gente. Non vuoi un accordo, non vuoi un’estensione, non vuoi una revoca, quo vadis?”.

Difficile dirlo. Non è detto che tanta fibrillazione si concluda con la hard Brexit, gradita al premier britannico. Di certo è quasi scontata una stagione di grandi turbolenze, a partire dalle valute. La sterlina ieri è arretrata a 0,897, sotto di mezzo punto sulla moneta unica).

MILANO -1,14%, SU FRANCOFORTE LA TEGOLA QUIAGEN

Hanno sofferto tutti i listini del Vecchio Continente. Giornata “no” per la Borsa italiana, in flessione dell’1,14% arrestando così la serie di tre rialzi consecutivi, avviata giovedì scorso.

In forte calo anche Francoforte (-1,07%). La produzione industriale tedesca, in agosto salita dello 0,3% mese su mese, dal -0,4% di luglio.

La tedesca Qiagen, attiva nel settore della diagnostica, si sgretola in Borsa, -18%, dopo la pubblicazione dei dati preliminari del trimestre e l’annuncio delle dimissioni dell’amministratore delegato Peer Schatz. Le vendite cresceranno solo del 3% circa, contro il +4-5% previsto dal piano.

Parigi -1,18%; Madrid -1,18%. Londra perde lo 0,75%.

Zurigo -1,4%. Swatch (-2,4%) paga un pesante tributo alla crisi di Hong Kong. In rosso anche Richemont (-0,60%).

BTP IN DOLLARI ANCHE A 30 ANNI. VENERDÌ ASTA PER 6,5 MILIARDI

Il ministero dell’Economia ha comunicato di aver affidato a Barclays Bank, Hsbc e J.P. Morgan il mandato per una nuova emissione in dollari, la prima da quasi dieci anni. Si tratterà di una multi-tranche a tasso fisso con scadenze prevista a cinque, dieci e 30 anni.

Non sarà la sola operazione extra -euro. Presto potrebbero essere annunciate missioni in yen, Ad agevolare il progetto sono stati i recenti accordi con gli specialisti in titoli di Stato per contenere il costo dei derivati di copertura.

Ieri il Btp ha chiuso ad un rendimento dello 0,85% in linea con la seduta precedente.

In chiusura lo spread è a 145 punti base dai 143 di lunedì.

All’asta di venerdì 11 ottobre il Tesoro offrirà fino a 6,5 miliardi in titoli a 3, 7, 15 e 30 anni.

SOLO QUATTRO BLUE CHIP IN TERRENO POSITIVO

In Piazza Affari chiudono in terreno positivo solo quattro blue chip:

  • Juventus (+0,23%) ancora sostenuta dal ritorno alla testa della classifica.
  • Telecom Italia (+0,42%) con un balzo nel finale sull’ipotesi di spin-off e successiva Ipo del comparto data center controllati dalla società telefonica.
  • Banco Bpm (+0,56%) e Ubi (+0,51%), le candidate ad un’aggregazione a due. Mediobanca Securities ha promosso a “outperform” Ubi, mentre resta “neutral” su Banco Bpm. Le due banche sono intenzionate a posticipare la presentazione dei piani industriali, alla prima parte del 2020. È lecito pensare che possa essere legato all’esistenza di un negoziato riguardante la fusione. Potrebbe anche essere che le società vogliano temporeggiare, in vista di una presa di posizione chiara da parte della BCE sui crediti deteriorati.

Deboli le altre banche. Giù Unicredit (-1,1%). Prima della fine del mese, dovrebbe cedere almeno un miliardo di crediti deteriorati, Gli impieghi Unlikely To Pay dovrebbero essere ceduti al 35-40% del valore nominale.

VANNO GIÙ DIASORIN E FINECO, CROLLA SAFILO

Nel risparmio gestito pesante Finecobank che ha chiuso in ribasso del 4,65%. L’istituto ha comprato il marchio da Unicredit, al prezzo di 22,5 milioni di euro.

Non mancano note più negative. È proseguita la frana di Safilo (-6,07%) in caduta libera dopo che è sfumata la prospettiva di una cessione della società a Kering, che pure ha rinnovato la licenza per Gucci. In rosso Salvatore Ferragamo (-1,99%) a dopo che Ubs ha tagliato il target price a 17,6 euro da 18,5, lasciando invariato il rating neutral.

Fra le peggiori Diasorin, che perde il 5,7% penalizzata dal forte calo di Qiagen.

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