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Export UE: Cina sempre migliore seconda, con una sorpresa

In occasione dell’ultimo Vertice UE-Cina, Eurostat ne ha pubblicato i dati relativi all’interscambio commerciale: se la Germania rappresenta il maggior mercato europeo in entrambi i flussi, è la Finlandia a rappresentare la vera novità.

Export UE: Cina sempre migliore seconda, con una sorpresa

In occasione del XVI Vertice UE-Cina tenutosi il 20 e 21 novembre, Eurostat ha pubblicato gli aggiornamenti su commercio e investimenti tra i due partner. Negli ultimi dieci anni, il commercio internazionale di merci tra UE e Cina è stato caratterizzato da un forte aumento della quota cinese nel commercio totale del mercato comune europeo. Allo stesso tempo, la quota di export europeo verso la Cina è salito dal 4,0% nel 2002 al 8,6% nel 2012, mentre la quota delle importazioni dalla Cina è cresciuto in misura ancor maggiore, dal 9,6% al 18,5% nel 2010 per poi scendere al 16,2% nel 2012. Come risultato, il deficit commerciale europeo con la Cina, che aveva toccato un picco di 171 miliardi di euro nel 2008, è sceso a 147 mld nel 2012. E nonostante i dati relativi ai primi sei mesi del 2013 mostrino un calo di entrambi i flussi, anche se più significativo per le importazioni che per l’export, la Cina rimane saldamente il secondo più importante partner commerciale UE dopo gli USA.

Tra i paesi membri, la Germania (32,4 mld pari al 45% dell’export UE) rappresenta di gran lunga il maggior esportatore verso il mercato cinese nei primi sei mesi del 2013, seguita da Francia (7,2 mld o 10%) e Regno Unito (6,3 mld o 9%). A sua volta la Germania (con 27,7 mld pari al 21% delle importazioni UE) è anche il principale importatore, seguita da Olanda (24,9 mld o 19%), Regno Unito (18,5 mld o 14%), Francia (11,9 mld o 9%) e Italia (11,5 mld o 9%). Nel periodo considerato in tutti i paesi membri, ad eccezione di Germania (+4,7 mld) e Finlandia (+0,5 mld), si riscontrano disavanzi commerciali negli scambi con il partner cinese, in particolare in Olanda (-20,9 mld), Regno Unito (-12,2 mld), Italia (-6,7 mld), Francia e Spagna (-4,7 mld per entrambe).

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