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Estate alle Cinque Terre, Bianchi: “Addio al turismo dei selfie”

INTERVISTA A DONATELLA BIANCHI, presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre – “Dall’esperienza devastante del Coronavirus dobbiamo imparare, avviando un processo di riconversione che punti su un turismo di qualità e un’ospitalità sostenibile” anche attraverso una fruizione regolamentata del territorio che eviti il turismo mordi e fuggi

Estate alle Cinque Terre, Bianchi: “Addio al turismo dei selfie”

Un angolo di paradiso nel cuore della Liguria. Anzi cinque paradisi diversi, perché le Cinque Terre, nonostante vengano spesso percepite come un’entità unica, sono formate da cinque piccoli Comuni con una propria identità che si fonde con quella degli altri: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. Fiore all’occhiello della Riviera ligure di Levante, durante tutto l’anno questi territori diventano una delle mete preferite dei turisti e nella stagione estiva vengono presi letteralmente d’assalto da migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Anche se spesso, come a Venezia, è turismo mordi e fuggi. “Un’invasione” che nel passato ha portato alcuni ad ipotizzare addirittura l’introduzione di un sistema di accessi a numero chiuso. L’estate che sta per arrivare però sarà diversa. Sarà “l’estate dopo il coronavirus”, l’estate della ripartenza, ma anche del cambiamento. “Dall’esperienza del Covid-19, che è stata devastante, dobbiamo imparare qualcosa, avviando un processo che punti su un turismo di qualità e non sul turismo dei selfie”, spiega a FIRSTonline Donatella Bianchi, presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ma anche presidente del WWF, membro della task force per la ripartenza di Vittorio Colao e conduttrice di programmi televisivi molto popolari come “Linea Blu” e “Sereno Variabile”. 

Donatella Bianchi, presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre

La presidente Bianchi ci racconta in quest’intervista come le Cinque Terre stanno affrontando queste prime settimane di ripartenza, ma anche quali sono i rischi per le attività produttive e agricole che lavorano in un territorio tanto fragile quanto unico e come l’attesa per l’estate sia densa di aspettative e di preoccupazione. Perché quella in arrivo per i cinque Comuni liguri potrebbe essere un’estate inedita. 

Dottoressa Bianchi, il 3 giugno il Governo ha dato il via libera agli spostamenti tra le Regioni. Come presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Lei sta seguendo da vicino la situazione dei cinque Comuni. Come sono andati i primi giorni di riapertura?

“Sono stati giorni caratterizzati da una lenta ripresa, le attività si sono rimesse in moto, ma siamo ancora lontani dalle condizioni precedenti all’emergenza, anche in termini di capacità di gestione. Tutte le attività risentono dell’incertezza causata dalla pandemia e c’è grande preoccupazione. Possiamo dire che, in piccolo, le Cinque Terre mostrano ciò che sta accadendo nel resto del Paese: con l’energia e la forza che la contraddistinguono, la gente delle Cinque Terre si sta organizzando per affrontare una stagione rispetto alla quale ci sono molte aspettative, ma anche molta preoccupazione. I numeri della ripresa sono ancora contenuti, ma possiamo dire che pian piano si sta ripartendo”.

Vernazza, Cinque Terre
Vernazza, Comune delle Cinque Terre

L’isolamento, pur indispensabile, ha avuto e ha un alto costo sociale ed economico. Le Cinque Terre si sono svuotate: negozi, bar, ristoranti e alberghi stanno soffrendo molto la crisi?

“La maggior parte delle attività ha riaperto, altre stanno facendo fatica, alcune non riapriranno. Prendendo come campione il borgo di Monterosso al mare possiamo dire che il 70% di bar, ristoranti ed enoteche è già attivo ed entro il 25 giugno il restante 30% ricomincerà a lavorare. Per quanto riguarda il sistema alberghiero ed extra alberghiero, stanno gradualmente riaprendo le strutture ricettive e tra la fine di giugno e i primi di luglio riapriranno quasi tutti gli alberghi. Bisogna però essere compatti e vicini alle attività produttive per fare sì che riescano a superare questo momento di grande incertezza. Gli imprenditori erano molto spaventati e qualcuno ha riaperto tardivamente, come se ci fosse stata una coda di attesa che è andata oltre i termini stabiliti. Io credo che il turismo si rimetterà in moto, dovremo trovare soluzioni per accompagnare il rilancio delle imprese turistiche e per fare in modo che i mesi che verranno siano in parte compensativi delle perdite. Quello che mi preoccupa tanto è invece il settore agricolo. Parliamo di attività che hanno sofferto altrettanto e forse di più. Penso per esempio ai produttori di vino che hanno faticato per portare in cantina un prodotto di eccellenza che è rimasto invenduto. A settembre ci sarà la nuova vendemmia e si dovrà ripartire avendo perso tutto il guadagno della stagione precedente. Sono problemi che possono portare alla crisi profonda di un comparto produttivo che è indissolubilmente legato allo sviluppo delle Cinque Terre e alla loro stessa sopravvivenza. Senza gli agricoltori, senza i viticoltori, senza le persone che ogni giorno si prendono cura del territorio, le Cinque Terre non esisterebbero. Come presidente del Parco sento il dovere di sostenere queste categorie perché continuino a svolgere quell’attività di presidio fondamentale per un luogo così fragile”. 

Come si possono sostenere queste categorie?

“Con iniziative di accompagnamento e di compensazione, trovando insieme soluzioni che riescano non solo a valorizzare il prodotto, ma anche a sensibilizzare gli operatori rispetto alla scelta di ogni singolo prodotto. Lo scopo deve essere quello di mettere in primo piano il contesto identitario, la preferenza deve andare verso ciò che viene dal territorio. Mi auguro che tutti vogliano contribuire a un progetto comune basato su un modello di coesione e collaborazione in grado di gettare le basi per lo sviluppo di un’economia circolare che sosterrà tutte le attività delle Cinque Terre. Ad oggi stiamo valutando le perdite, abbiamo avviato un tavolo di lavoro con le categorie per cercare di trovare insieme delle soluzioni. Non è facile. Anche il Parco sta attraversando delle difficoltà perché le entrate straordinarie degli anni passati, legate alle Cinque Terre Card, quest’anno non ci sono. Tutti dobbiamo guardarci negli occhi e trovare una strada che ci consenta di superare questo momento con idee innovative che non sviliscano l’identità delle Cinque Terre, ma la valorizzino”. 

Monterosso al mare, Comune delle Cinque Terre

Le Cinque Terre sono un unicum anche dal punto di vista sanitario. Su 4mila abitanti si è registrato un solo caso di contagio da Covid-19: merito della fortuna o del rigido isolamento seguito dai Comuni?

“Merito del rispetto delle prescrizioni e in qualche modo anche dell’isolamento. Come è noto, molte isole italiane sono uscite indenni dal coronavirus. Penso a Pantelleria o a Ponza dove il virus non è arrivato. I Comuni delle Cinque Terre possono essere paragonati a delle isole, sono un po’ un mondo a parte e questo ha sicuramente facilitato il contenimento della diffusione del Covid-19. A mio parere, anche se ovviamente non è una riflessione scientifica, ha inciso anche il rapporto sano con la natura e con l’ambiente che caratterizza i piccoli borghi come quelli delle Cinque Terre. Sono luoghi dove la qualità della vita è alta, si vive immersi in una natura molto sana e resiliente, e questo ha aiutato a superare il periodo più acuto crisi sanitaria”. 

Come sarà l’estate alle Cinque Terre? Come si riuscirà a conciliare il distanziamento sociale con la ripresa del turismo in località così piccole?

“Come Parco abbiamo adottato il protocollo di Federparchi che fornisce le linee guida per la fruizione di sentieri e percorsi e che prevede regole abbastanza rigide: contenimento dei numeri, gruppi limitati, accompagnamento di guide e prenotazioni. Quest’anno la fruizione delle Cinque Terre verrà regolamentata e questa è la strada giusta per intraprendere la direzione che auspicavamo un anno fa e che ci permetterà di superare quell’affollamento e quella concentrazione che portava le Cinque Terre ad essere prese d’assalto. Nella stagione 2020 dovremo avviare un processo di riconversione del modello Cinque Terre che punti sulla valorizzazione della natura e del paesaggio, della vocazione agricola e culturale del territorio del Parco e della sua gente e non sul turismo dei selfie. Mi auguro ovviamente che la stagione riparta al meglio, sappiamo che i numeri saranno diversi e che dovremo ricostruire un nuovo progetto di ospitalità sostenibile. Proprio per questo anzi occorre dare valore aggiunto a quel turismo che sceglierà le Cinque Terre. Non avremo crocieristi, pullman o forme di turismo ‘mordi e fuggi’ che nel passato hanno riempito i cinque Comuni ma hanno lasciato poco dal punto di vista economico. Dovremo provare a implementare un’accoglienza di qualità che farà crescere il valore e l’immagine del territorio. Credo che dall’esperienza del Covid-19, che è stata devastante, si debba comunque imparare qualcosa. Il Parco sta cercando di fornire tutte le garanzie occupazionali necessarie, tutelando sia la natura che le attività economiche, ma serve la capacità di lavorare insieme. Le Cinque Terre devono imparare a parlare con una voce unica”.

L’emergenza sanitaria potrebbe essere quindi l’occasione per un cambio di paradigma turistico permanente: meno turismo mordi e fuggi e più turismo sostenibile e di qualità? Si riparlerà di accessi a numero chiuso o per lo meno di una programmazione dei flussi turistici?

“Il numero chiuso è uscito dalla nostra vita. Siamo così lontani da questa esigenza che spero che l’argomento esca dal dibattito. Quella che invece deve entrare è l’esigenza di implementare forme di programmazione che portino le Cinque Terre a migliorare la propria offerta incentrata su un turismo di maggiore qualità. Dipenderà dalla nostra capacità di offrire una nuova modalità di fruizione del Parco e del territorio delle Cinque Terre. Bisognerà fare delle scelte coraggiose per far sì che un turista più selezionato ma anche più esigente possa trovare alle Cinque Terre quello che cerca”.

Pochi giorni fa Trenitalia ha annunciato un nuovo Frecciarossa che collegherà direttamente Roma e Milano a Monterosso. Questa novità potrebbe favorire la ripresa?

“Con RFI e Trenitalia abbiamo aperto un dialogo per migliorare anche la qualità del servizio che viene offerto, dalla riqualificazione green delle stazioni al miglioramento dei binari. Il nuovo collegamento aiuterà, ma a mio parere quello che deve arrivare alle Cinque Terre è un turismo lento. Nel passato i collegamenti con La Spezia garantivano già la possibilità di raggiungere facilmente le Cinque Terre e il servizio Cinque Terre Express permetteva di spostarsi agevolmente attraverso i cinque borghi. Il Frecciarossa ci dà un’opportunità in più. Il miglioramento delle stazioni sarà però fondamentale. Occorrerà creare piccole stazioni, ancora più accoglienti, sicure e innovative anche dal punto di vista energetico che riescano a coniugare tradizione e modernità. Chi arriva alle Cinque Terre deve percepire subito, già in stazione, di essere entrato in un Parco Nazionale, deve entrare in sintonia con l’identità del territorio che sta per visitare”. 

Quando riaprirà la via dell’Amore? L’emergenza ha ritardato i lavori per la messa in sicurezza? 

“I lavori sulla via dell’Amore non dipendono dal Parco e richiederanno ancora un po’ di tempo. Da poco è però stato riaperto il sentiero Verde Azzurro che collega nella parte costiera i borghi di Corniglia, Vernazza e Monterosso al mare e a breve riaprirà anche il percorso ‘La Beccara’, antica via di collegamento tra i borghi di Riomaggiore e Manarola. Le Cinque Terre possono contare su una rete sentieristica lunga 120 Km e dal 4 maggio questi sentieri unici nel loro genere sono stati riscoperti. Il Parco sta lavorando per migliorare ulteriormente la rete e la sua fruibilità”.

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