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EssilorLuxottica: settimana corta di quattro giorni per 15.000 dipendenti

Cresce il numero delle imprese che hanno abbattuto quello che in Italia è ancora un tabù. I benefici sono per aziende e lavoratori, oltre che per l’ambiente. Ecco tutti i gruppi che hanno già deciso

EssilorLuxottica: settimana corta di quattro giorni per 15.000 dipendenti

Se sia l’inizio di una rivoluzione o solo un esperimento è presto per dirlo. Di certo la settimana corta anche in Italia conquista sempre più aziende. La più recente decisione in questo senso viene da EssilorLuxottica che ha firmato un nuovo contratto integrativo aziendale per il triennio 2024-2026. In base all’accordo i dipendenti degli stabilimenti italiani possono ritagliarsi 20 giornate all’anno, per lo più il venerdì, senza perdere retribuzione.

Milleri: accordo ispirato a principi di equità e inclusione

Due le possibili opzioni. Nella prima, l’azienda copre 15 giornate, mentre le restanti 5 sono coperte con i permessi individuali retribuiti. In questo caso l’azienda integra in parte tramite welfare, in parte tramite busta paga. Nella seconda, l’azienda copre 13 giornate. Le restanti 7 giornate sono coperte con i permessi individuali retribuiti. In questo caso la retribuzione è interamente in busta paga. “In un’epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali emerge l’urgenza di ridisegnare nuovi modelli organizzativi delle aziende per guidare il cambiamento verso percorsi che riconoscano e premino le professionalità e le eccellenze del nostro Paese” ha detto il presidente e amministratore delegato di EssilorLuxottica, Francesco Milleri. “E’ un accordo ispirato a principi di equità e inclusione, in cui il talento del fare ricopre un ruolo centrale. Un patto di lungo periodo, che permette a EssilorLuxottica di valorizzare il made in Italy rendendo gli impianti italiani sempre più competitivi per l’eccellenza delle loro produzioni e alle sue persone di programmare con maggiore sicurezza il proprio percorso di vita e di lavoro”, ha detto ancora Milleri.

Sono 15.000 i lavoratori coinvolti. In arrivo altri 1.500

L’accordo è stato firmato ieri con Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil e riguarda quasi 15.000 lavoratori degli stabilimenti di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino, Pederobba, Lauriano (Torino) e Rovereto (Trento). L’integrativo porterà anche 1.500 assunzioni a tempo indeterminato, attraverso la stabilizzazione di lavoratori con contratti a termine o in somministrazione. Inoltre viene ampliato il diritto allo studio, valorizzata la staffetta generazionale e vengono implementate le ferie solidali e i permessi per l’inserimento dei figli in asili nido e scuole materne.

Le imprese che hanno già deciso di abbattere il tabù della settimana corta

La scelta della settimana corta si sta facendo sempre più strada tra le aziende, messe alle strette da dimissioni di massa e dalla continua carenza di personale. Secondo il World population review, nel 2023 in almeno 18 Paesi decine di imprese la stanno attuando o sperimentano progetti pilota. La scommessa prevede che lavorando un giorno in meno, ma a stipendio pieno, diminuisca l’assenteismo e aumenti la produttività. Ne beneficerebbero l’ambiente, grazie alla riduzione di CO2, i lavoratori, per i quali l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata è sempre più importante, e anche le aziende che diventerebbero più attrattive per personale qualificato e motivato.

Sul fronte della produttività le ultime statistiche dell’Ocse confermano i benefici della settimana di 4 giorni. Nonostante ciò nel nostro Paese si continua a guardare a questa tendenza con un misto di curiosità e diffidenza. Ma alcune aziende stanno abbattendo il tabù. Ecco quali lo hanno già fatto.

Mondelez. Anche la multinazionale Mondelez International, che controlla i marchi Oro Saiwa, Oreo, Toblerone, Milka, Fattoria Osella, Sottilette e Philadelphia, ha scelto di seguire anche in Italia la linea tracciata da Belgio, Spagna e altri Paesi europei e di avviare una sperimentazione di un anno della settimana corta. Il progetto, ribattezzato «Workplace of the Future», prevede una settimana lavorativa di 4 giorni e mezzo, a parità di ore settimanali e di stipendio. La sperimentazione è partita il 1° marzo 2022 e interessa i dipendenti della società che lavorano negli uffici di Milano.

Intesa Sanpaolo. A partire dal 2023, i dipendenti di Intesa Sanpaolo potranno accedere su base volontaria alla settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative giornaliere, a parità di retribuzione (compatibilmente con le esigenze produttive della Banca). La sperimentazione di Intesa, in realtà, applica una norma già prevista dal contratto nazionale di lavoro dei bancari e nata 25 anni fa per consentire l’orario flessibile, ma anche più lungo, ai dipendenti in forza agli sportelli che le banche aprivano in occasione di manifestazioni e fiere.

Carter & Benson. Il gruppo leader nell’Executive Search, ha avviato la sperimentazione di una nuova modalità di lavoro nel 2020, con la riduzione di 4 ore di lavoro alla settimana a parità di stipendio e benefit. Visto il successo della modalità, a gennaio 2021 il gruppo ha deciso di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni, a parità di stipendio.

Tria spa, l’azienda di Cologno Monzese che produce macchine per il riciclo della plastica, ha adottato la settimana corta a partire da gennaio 2023. L’orario di lavoro è stato ridotto da 40 a 36 ore settimanali per tutti i dipendenti, senza che lo stipendio abbia subito variazioni.

Toyota Material Handling Italia, azienda metalmeccanica che si occupa di manutenzione, assistenza, vendita e noleggio di carrelli elevatori, che dà lavoro a oltre 700 persone nelle sedi di Borgo Panigale e Crespellano (Bologna) ha siglato un accordo di secondo livello che prevede turni di 7 ore pagati 8 (con una riduzione dell’orario di 5 ore settimanali e indennità di turno).

Awin Italia, azienda di marketing digitale, dopo una prima fase di sperimentazione dal 1 luglio 2022 ha introdotto la settimana corta di 4 giorni in tutte le sue sedi, a parità di salario.

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