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Elon Musk è di sinistra o di destra? Ecco la filosofia politica del nuovo padrone di Twitter

Quali saranno gli effetti politici della conquista di Twitter da parte dell’enigmatico miliardario Elon Musk? I conservatori festeggiano, i liberal molto meno ma i giochi sono aperti

Elon Musk è di sinistra o di destra? Ecco la filosofia politica del nuovo padrone di Twitter

Elon Musk è di destra o di sinistra? La domanda farebbe sorridere il poliedrico imprenditore di origine sudafricana. Avrebbe fatto sorridere anche Steve Jobs, se era in giornata buona. Jobs soleva dire che lui parlava al mondo con i suoi prodotti che non erano di certo conservatori.

Ma cosa importa, specialmente a chi possieda un veicolo Tesla, se Musk è di sinistra o di destra? Si dà il caso però che abbia acquistato con un’offerta inizialmente ostile e totalitaria il controllo di Twitter, anche se ancora non è chiaro come lo pagherà. Per il momento questa idea gli è costata 150 miliardi di dollari di capitalizzazione Tesla.

È notorio che Twitter rappresenta, per usare le parole dello stesso Musk, la “de facto public town square”, la pubblica piazza del dibattito politico a livello dei singoli paesi e globalmente. In effetti è così. Una ricerca del Per Center ha rilevato che:

“Twitter è il luogo dove si riuniscono giornalisti, politici ed élite. Tende anche ad essere dominato da persone molto impegnate politicamente”.

La double face di Twitter

Il nuovo proprietario non ha fatto mistero della sua intenzione di liberare il flusso della discussione su Twitter da ogni controllo e censura ripristinando, coerentemente con il suo essere un “free speech absolutist”, l’integrità della libertà di espressione sancita dal Primo emendamento della Costituzione americana.

Bellissimo programma, ma un po’ vago. Succede però che Twitter è la piazza dove le persone di spirito elevato discutono civilmente e sviluppano una proficua “battaglia delle idee”, ma è anche quella dove amano ritrovarsi i prevaricatori, i sobillatori, i falsificatori e i seminatori d’odio.

È sì l’Hyde Park corner del pianeta, ma anche la tribuna degli emuli del gerarca nazista Goebelles. È come il grattacielo di Horkheimer, ai piani alti c’è l’alta società del conversare e mano mano che si scende la qualità della conversazione degrada fino all’improperio puro e alla chiacchiera violenta.

A questo punto sono in molti a domandarsi come sarà diverso il Twitter del libertario Elon Musk dal Twitter dell’altro libertario Jack Dorsey. Potrebbe anche essere migliore se nell’effluvio di idee di Musk si concretizzano le più sagge come quella di un layer del microblogging a pedaggio.

Quale gruppo politico si avvantaggerà?

Giubilano i conservatori, assai meno i liberal. La discussa senatrice repubblicana per la Georgia, Marjorie Taylor Green, ha detto ai democratici “di preparasi a un crollo su larga scala ora che @elonmusk è Twitter”. “Elon Musk sembra essere la nostra ultima speranza”, ha dichiarato Tucker Carlson di Fox News, l’emittente ultraconservatrice.

Dall’altra sponda la senatrice per il Massachusetts Elizabeth Warren vede in Musk un nuovo “Citizen Kane”, alias William Randolph Hearst. Nessuno in quel campo politico osa pensare che tornerà Trump a twittare alle 3 del mattino. Invece è probabile che succederà.

“Ma quello che nessuno sembra essere in grado di dire con certezza è che tipo di filosofia politica professa l’enigmatico miliardario”, scrive Jeremy W. Peters sul “New York Times”.

Nello spiegare la sua decisione di fare un’offerta per Twitter, Musk ha fatto una dichiarazione che più bipartisan non si può e che potrebbe piacere anche ai regolatori europei che lo hanno già ammonito che in Europa vigono le regole degli europei e non quelle di Mr Tesla.

Musk ha detto a proposito del prendersi Twitter: “Non è un modo per fare soldi. Il mio forte istinto mi dice che avere una piattaforma pubblica che sia sommamente affidabile e ampiamente inclusiva è di grandissima importanza per il futuro della civiltà”. Per ora il futuro della civiltà è nelle mani di Putin.

Equidistanza

Anche sui contributi elettorali Musk si è mantenuto equidistante dai due maggiori partiti americani. Le sue donazioni sono in ogni caso striminzite in rapporto ai suoi averi personali e alle donazioni politiche di altri miliardi come Charles Koch e Peter Thiel, in campo repubblicano, e George Soros, in quello opposto.

Nelle ultime elezioni, riferisce il “Financial Times”, Musk ha donato personalmente 2800 dollari a testa a tre candidati repubblicani e la stessa cifra a tre candidati democratici.

Stessa salomonica ripartizione nelle elezioni governatoriali per il democratico Gavin Newsom in California — lo stato dove Musk ha risieduto prima della pandemia — e per il repubblicano Greg Abbott in Texas, dove ha preso la residenza dopo la pandemia.

Le misure sulla pandemia delle autorità della California lo hanno messo in rotta di collisione con le amministrazioni dello Stato a tal punto che ha minacciato di fare causa alla Contea di Alameda dove si trova la catena di montaggio di Tesla costretta a chiudere i battenti durante il lockdown,

Il possibile “danno” Twitter

Da alcune parti si osserva che l’acquisizione di Twitter potrebbe danneggiare il core business di Musk in Tesla e Space X. Twitter può essere politicamente radioattivo, in particolare dopo gli avvenimenti del 6 gennaio 2020.

È un po’ quel che è successo anche a Jeff Bezos con il “Washington Post” quando la redazione del quotidiano giornale, posseduto interamente da Bezos, si è messo in rotta di collisione con l’amministrazione Trump. A quel punto Amazon si è visto ritirare un lucrativo contratto con il dipartimento della Difesa per la fornitura di servizi Cloud. Il contratto è passato a Microsoft per poi tornare ad Amazon con il cambio di amministrazione.

A tale proposito Nu Wexler, che ha lavorato alla comunicazione politica a Twitter, Facebook e Google, ha detto (sempre riportato dal “Financial Times”): “I social media tendono a dominare il dibattito politico di Washington. Musk potrebbe scoprire che le riunioni e le audizioni su SpaceX e Tesla saranno ora su Twitter”.

Saranno certamente più ostiche di quelle sulle missioni spaziali e sui piani per andare sulla luna e su Marte.

Libertario o cosa?

Forse il termine politico che più si attaglia a Musk è libertario, anche se questa etichetta non riesce a dare conto interamente dell’erraticità delle sue posizioni politiche. Non manca certo di opinioni sulle questioni più cruciali e divisive del momento, dal lockdown per Covid-19 (“fascista”, lo ha definito) alle restrizioni sull’immigrazione (“Sono molto in disaccordo”, ha specificato).

Si è scagliato contro i sussidi federali, ma le sue aziende hanno beneficiato di miliardi di dollari in sgravi fiscali e altri tipi di incentivi erogati dai governi federali, statali e locali. Si è opposto fermamente all’ingresso del sindacato nel posto di lavoro, criticando l’amministrazione Biden per aver proposto un credito d’imposta sui veicoli elettrici prodotti in aziende con lavoratori aderenti al sindacato.

Quando il governatore del Texas, il repubblicano Greg Abbot, ha cercato di arruolarlo per le sue politiche sociali conservatrici, Musk si è bruscamente sottratto. Alla senatrice Warren che gli rimproverava di pagare poche tasse il nuovo proprietario di Twitter ha risposto in modo irriverente e sarcastico storpiando il nome in “senatrice Karen.”

Quando Biden non ha mandato le sue congratulazioni per la missione nello spazio compiuta dal vettore Space X, il commento di Musk è stato “He is sleeping” mutuando l’espressione da “Sleepy Joe” coniata da Trump per il suo avversario.

Diritto e rovescio

Ha smesso di collaborare con l’amministrazione Trump dopo che l’amministrazione si è ritirata dall’accordo di Parigi sul clima. Recentemente, però, si è scontrato con gli ambientalisti dopo che ha chiesto un aumento immediato della produzione interna di petrolio e gas, anche se questa misura è di nessuna utilità per sue imprese di auto elettriche ed energia solare.

Si dice fanatico del Primo emendamento, ma ha portato in tribunale un giornalista in una causa per diffamazione. Spesso ha manifestato reazioni fuori misura alle critiche. Quattro anni fa, ha proposto di creare un sito web per valutare la credibilità dei giornalisti. Lo avrebbe voluto chiamare Pravda, il nome quotidiano dell’ex Partito comunista sovietico. Si dice che abbia cancellato l’ordine per una nuova Tesla di un investitore che aveva criticato un evento promosso da Tesla.

Citizen Kane?

Musk ha detto di essersi registrato come indipendente quando viveva in California, lo stato che ha abbandonato con clangor di buccine per il Texas a causa del clima ostile nei confronti dell’imprenditorialità che si era venuto a creare nel Golden State. Si è anche definito “politicamente moderato”, aggiungendo che ciò “non significa che io sia moderato su tutte le questioni”. Su nessuna verrebbe da dire.

Vista la sua evidente aconfessionalità, Musk potrebbe essersi messo nell’accidentata e solitaria impresa di Twitter, del quale è diventato proprietario unico, non tanto per ragioni politiche quanto per contribuire alla promozione di se stesso. Una sorta Digital Citizen Kane, appunto. Un uomo solo al comando mette molta angoscia in questo momento storico.

La maggior parte delle informazioni sono tratte da: Jeremy W. Peters, The Elusive Politics of Elon Musk, “The New York Times”, 26 aprile 2022

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