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Edilizia in caduta libera nel 2018. E il 2019 è peggio

L’export italiano ha chiuso lo scorso anno con una performance relativamente buona. Bene elettronica (+7,2%), farmaceutica (+8%), mezzi di trasporto (+6,3%) e metallurgia (+5,7%). Ma non può contare sul comparto edile che sta attraversando uno dei periodi più difficili, con gli investimenti del 60% inferiori rispetto al 2008. Diverso il caso olandese

Edilizia in caduta libera nel 2018. E il 2019 è peggio

Contrariamente alle aspettative dei primi mesi del 2018, la modesta ripresa del settore edile italiano non si è concretizzata. Atradius sottolinea come, al contrario, quest’anno il settore sta attraversando uno dei periodi più difficili dalla crisi economica del 2008, a causa della debolezza della domanda e della contrazione dei margini di profitto. Nel 2017 gli investimenti nel settore dell’edilizia residenziale si sono mantenuti di oltre il 60% inferiori rispetto al 2008 e questa flessione non è stata compensata dall’aumento del 20% dei lavori di ristrutturazione, basati principalmente sugli investimenti pubblici. Nel 2018 gli investimenti in nuovi edifici residenziali sono cresciuti soltanto del 2% e il numero di nuove case invendute continua ad ammontare a 1,4 milioni di unità. Mentre gli investimenti nell’edilizia commerciale hanno mostrato una modesta ripresa a partire dal 2016 (si veda a questo proposito centri commerciali e stabilimenti industriali che sono cresciuti di circa il 2% nel 2017 e 2018), le prospettive per il 2019 sono frenate dalla contrazione della crescita del PIL e dalla crescente incertezza economica. E benché il numero di appalti pubblici sia cresciuto del 33% nel 2018, la copertura finanziaria potrebbe rappresentare un problema data la crescente incertezza in merito alle capacità di spesa a breve-medio termine.

In effetti, oltre alle capacità di spesa ancora limitate, le condizioni di credito tuttora sfavorevoli da parte delle banche continuano a rappresentare il motivo principale della performance debole dell’edilizia, cui si aggiunge il fatto che molte imprese italiane del settore sono fortemente indebitate. Lo scorso anno il valore dei nuovi prestiti concessi alle imprese edili è sceso del 12% rispetto all’anno precedente, il dato peggiore per quanto riguarda l’intero comparto industriale italiano. Le imprese di costruzione più grandi sono ricorse a fonti di liquidità alternative, tra cui le obbligazioni, che hanno costi finanziari molto più elevati rispetto ai prestiti bancari a fronte di margini operativi bassi.

Contrariamente alla situazione italiana, il settore edile olandese ha continuato a crescere nel corso del 2018, in linea con la performance economica generale del Paese. Il valore aggiunto lordo dell’edilizia è aumentato di oltre il 5% rispetto all’anno precedente: nel terzo trimestre 2018 le vendite in edilizia civile e servizi di pubblica utilità sono cresciute di oltre l’11%, mentre le infrastrutture hanno registrato un aumento di oltre il 6%. Alla fine dello scorso anno i Paesi Bassi contavano circa 174.000 imprese di costruzione registrate, di cui 148.000 erano imprese individuali e 26.000 avevano tra 2 e 250 dipendenti. Sono soltanto 55 gli operatori più grandi che danno lavoro ad oltre 250 persone e i pagamenti richiedono in media 60-90 giorni. Ecco allora che le prospettive di crescita per il 2019 si confermano generalmente positive e l’edilizia residenziale dovrebbe crescere del 5%. Il sotto-settore delle infrastrutture dovrebbe beneficiare dell’aumento del numero di progetti governativi nei prossimi due anni.

Venendo all’Export Italia, come riportato da SACE, dopo l’ottima performance registrata nel 2017 (+7,6%), il 2018 si è chiuso con un aumento dell’export italiano del 3% per un ammontare di 463 miliardi di euro, mentre sono rimasti pressoché stazionari i volumi di vendita. Si tratta di un risultato inferiore alle attese, che risente sia del rallentamento dei principali partner commerciali dell’Italia sia della minore dinamicità del commercio internazionale.

In questo scenario sono stati i mercati UE a trainare le vendite con ottime performance in Repubblica Ceca (+6,9%) e Polonia (+5,9%) e un buon andamento in Francia (+4,5%) e Germania (+3,6%). La dinamica si è indebolita nei mercati extra-Ue (+1,7%) e nel Regno Unito (+1,1%), con valori negativi in Cina (a causa del netto calo registrato dal comparto automotive), Medio Oriente, Mercosur e Russia. Nonostante ciò, l’India è risultata tra i migliori mercati del 2018 per l’export italiano (+11%), con ottime performance in chimico-farmaceutica e metallurgia. Quest’ultimo comparto, insieme a chimica e arredamenti, ha sostenuto le vendite anche nel mercato americano (+5%). Le esportazioni di beni intermedi sono aumentate al ritmo maggiore (+4,3%), seguite da quelle dei beni di consumo (+2,7%). Tra questi ultimi, i non durevoli sono quelli che hanno mostrato la maggiore dinamicità (+3,1%), mentre l’incremento dei durevoli è stato dell’1,3%. Le vendite all’estero di beni strumentali infine, sono avanzate dell’1,5%.

Nonostante la debacle dell’edilizia, il Made in Italy nel corso del 2018 ha trovato altri punti di sostegno, come ad esempio nell’elettronica (+7,2%): qui sono stati registrati, infatti, forti incrementi del Made in Italy anche in quei mercati in cui, nel totale, l’export è diminuito, come Russia e OPEC. Un altro settore che ha chiuso l’anno con un ottimo andamento è la metallurgia (+5,7%), grazie al traino di Austria, Germania e Giappone. Aumenti al di sopra della media anche per farmaceutica (+8%), mezzi di trasporto (+6,3%) e tessile-abbigliamento (+20% in Cina, +10% in India): spiccano le performance in Cina, Francia e Polonia. Male, invece, le vendite di autoveicoli e prodotti agricoli.

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