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Durata della guerra ed effetti sull’economia: altri due mesi costerebbero all’Italia un punto di Pil nel 2022

Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio, aggiungendo che, in caso di guerra fino a giugno, le conseguenze si farebbero sentire anche sulla crescita del 2023 e sull’inflazione

Durata della guerra ed effetti sull’economia: altri due mesi costerebbero all’Italia un punto di Pil nel 2022

La guerra fra Russia e Ucraina ha già colpito in modo significativo l’economia italiana, ma il rischio è che – alla fine – i danni si rivelino ben più gravi di quelli calcolati finora. Se la fase militare dello scontro proseguisse per tutta la primavera, seguita da un percorso di normalizzazione esteso al resto dell’anno, il Pil del nostro Paese subirebbe una perdita aggiuntiva pari a circa un punto percentuale nel 2022 e a quasi mezzo punto l’anno prossimo. Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nella Nota congiunturale di aprile.

Dall’analisi emerge inoltre che, con altri due mesi di guerra, quest’anno l’Eurozona subirebbe un contraccolpo analogo a quello dell’Italia (-1% del Pil), mentre le conseguenze a livello mondiale sarebbero più contenute, anche se “non marginali”.

Se la guerra continua, cosa cambia per l’inflazione?

Uno schema simile vale anche per l’inflazione. Se lo scontro bellico si prolungasse fino alla fine del secondo trimestre – continua l’Upb – in Italia la corsa dei prezzi aumenterebbe notevolmente, registrando un’accelerazione aggiuntiva di oltre un punto percentuale sia quest’anno sia il prossimo. Gli effetti sull’inflazione sarebbero meno gravi nell’area euro (circa mezzo punto percentuale in più sia nel 2022 che nel 2023), mentre dal punto di vista dell’economia globale l’impatto sui prezzi sarebbe addirittura “contenuto”.

Il quadro attuale

L’andamento del Pil nel primo trimestre

Questi possibili sviluppi non farebbero che aggravare un quadro già negativo. Sempre secondo stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, nel primo trimestre di quest’anno il Pil italiano “si sarebbe contratto in termini congiunturali di circa mezzo punto percentuale, con un intervallo di variazione molto ampio ma comunque bilanciato (tra -0,9 e 0,1 per cento)”.

Inflazione: a marzo il livello più alto dal 1991

Quanto all’inflazione, “sulla scia delle tensioni nei mercati energetici e dell’incertezza legata al conflitto russo-ucraino – conclude l’Upb – la dinamica mensile dei prezzi al consumo in marzo ha raggiunto il 6,5% tendenziale (dal 5,7 di febbraio), un valore che non si raggiungeva dal 1991”.

Visco: “Dalla guerra enormi impatti negativi sull’economia mondiale”

“Gli eventi scioccanti in Ucraina stanno avendo enormi impatti negativi sull’economia mondiale” e “ci vorrà del tempo per valutare il costo umano, morale ed economico della guerra”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al Development Committee della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale.

Visco ha poi sottolineato che la carenza di beni di prima necessità, gli aumenti straordinari dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari e l’aumento dei costi commerciali – insieme alle interruzioni delle catene di approvvigionamento – stanno già mettendo in crisi i paesi in via di sviluppo, soprattutto i più poveri.

“Siamo d’accordo sul fatto che la banca mondiale, in collaborazione con altre istituzioni multilaterali pertinenti, debba affrontare tempestivamente l’insicurezza alimentare in Africa, in Asia centrale e nei paesi meno sviluppati – ha aggiunto il numero uno di Bankitalia – Ciò dovrebbe includere azioni per aumentare l’approvvigionamento alimentare ed evitare restrizioni all’esportazione, anche attraverso il sostegno all’integrazione regionale e alle infrastrutture di trasporto. Creare posti di lavoro e aiutare lo sviluppo del settore privato sono obiettivi complementari necessari”.

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