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Dijsselbloem: no allentare vincoli bilancio. Calenda attacca

Il presidente dell’Eurogruppo, in audizione al Parlamento europeo, si pronuncia contro l’allentamento dei vincoli di bilancio: “Non siamo ancora pronti”. Ma il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda lo attacca: “Sta prendendo l’ennesima cantonata”

Dijsselbloem: no allentare vincoli bilancio. Calenda attacca

“In nome della credibilità congiunta, dobbiamo essere coerenti tra quello che facciamo e quello che diciamo”, dove le regole del Patto di stabilità andrebbero contro quello che la Commissione Ue consiglia sulla posizione fiscale. Per questo “è importante che gli stati membri rispettino quel che è stato concordato sul raggiungimento dell’equilibrio strutturale”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem in audizione davanti alla commissione affari economici dell’Europarlamento, ricevendo in risposta un duro attacco da parte del ministro italiano per lo sviluppo economico Carlo Calenda: “Prende una gigantesca cantonata”.

Dijsselbloem ha espresso le sue riserve sulla proposta della Commissione Ue rivolta a dare maggiore spazio di manovra alle politiche di bilancio nell’ottica di sostenere la crescita: “Non siamo ancora abbastanza stabili per lasciarci andare a questo tipo di traiettoria fiscale”. E ha evidenziato il rischio di possibile “conflitto” tra le regole per stare nel Patto di stabilità e la politica di bilancio nel caso in cui quest’ultima sia “espansionistica”. 

“La vera questione” sul problema della posizione fiscale espansiva proposta dalla Commissione Ue, e che per questo la rende “una sfida”, è come conciliare la differenza di situazione tra quei Paesi che hanno spazio fiscale e l’output gap chiuso, e quelli che invece continuano a non averceloed hanno un’alta disoccupazione.  “La Commissione non ci ha fornito una risposta a questa domanda chiave”, per questo “la posizione fiscale è una questione molto complessa”, ha aggiunto. 

“La Commissione ha mandato di fare raccomandazioni ma non sono legalmente vincolanti”, ha poi aggiunto, ribadendo che “non c’è un solo ministro delle finanze dell’eurozona, ma ce ne sono 19”, in risposta all’affermazione del commissario agli affari economici Pierre Moscovici che, nel presentare le raccomandazioni sui bilanci, si è invece posto come tale.

“La Commissione può fare raccomandazioni”, ma poi queste vengono discusse in un “dibattito all’Eurogruppo”. E questo “è quello che succederà” alla prossima riunione del 5 dicembre, dove verrà discussa anche la proposta di una posizione fiscale espansiva.

Il presidente dell’Eurogruppo ha sottolineato quindi che l’eurozona beneficia del “quarto anno consecutivo di crescita diffusa, ma non possiamo essere autocompiacenti” in quanto “la disoccupazione è ancora molto alta in alcune sue parti” e, soprattutto, le previsioni economiche sono di “elevata incertezza”. Per questo “dobbiamo essere sicuri che la ripresa si sostenga da sola”, concentrandosi sul “proseguimento dell’agenda delle riforme” ma anche sugli “investimenti” e “assicurandoci che la crescita diventi più inclusiva”.

E sulla Brexit ha ricordato che “dobbiamo prendere una posizione ferma, non c’è nessun’alternativa su questo”, avvertendo che ci sarà un “impatto economico” e che sarà “un cammino difficile, soprattutto per la Gran Bretagna”. Per questo “dobbiamo essere pienamente preparati per evitare di danneggiare la nostra economia e quella britannica”, ha sottolineato, spiegando che se al momento l’impatto sembra limitato bisognerà vedere tra un paio di anni, in quanto gli effetti dell’incertezza degli investitori, e quindi la mancanza di investimenti, si comincerà a far sentire tra qualche tempo.

Durissima la replica del ministro italiano per lo sviluppo economico Carlo Calenda che lo attacca sul no all’all’allentamento delle politiche di bilancio: “Dijsselbloem sta prendendo una gigantesca cantonata, cosa che fa abbastanza regolarmente. Non comprende che la questione non sono i vincoli di bilancio, ma il fatto che l’Europa è in mezzo a sfide difficilissime, la prima delle quali è una chiarissima disaffezione dei cittadini e ha necessità di fare un grande piano di investimenti per trasformarla e serve un new deal a livello europeo”.

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