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Def e manovra: le novità su pensioni, statali e decontribuzione

Le nuove previsioni sui conti pubblici e la flessibilità in arrivo da Bruxelles chiariscono i contorni della legge di Bilancio in costruzione – Ecco le novità allo studio su pensioni, contratto statali, bonus assunzioni, industria 4.0 e lotta alla povertà

Def e manovra: le novità su pensioni, statali e decontribuzione

Con la nota di aggiornamento al Def 2017 approvata sabato, il Consiglio dei ministri ha rivisto in modo significativo le previsioni sull’andamento dei conti pubblici, lasciando intendere quali saranno gli spazi di manovra per l’imminente legge di Bilancio.

IL PIL

Secondo le nuove stime del Governo, il Pil crescerà dell’1,5% sia quest’anno sia nel biennio 2018-2019. Nel Documento di economia e finanza approvato in primavera l’Esecutivo aveva previsto una crescita dell’1,1% nel 2017 e dell’1% in ciascuno dei prossimi due anni.

I nuovi numeri sono dunque sensibilmente più alti di quelli su cui si erano basati fino a oggi i calcoli del Tesoro. D’altra parte, i dati risultano anche più ottimisti di quelli calcolati dai maggiori organismi internazionali.

L’Ocse ha pubblicato questo mese stime che parlano di un +1,4% per il Pil italiano nel 2017, seguito da un +1,2% nel 2018. Lo scorso luglio l’Fmi aveva previsto un +1,4% per quest’anno e un +1,2% per il prossimo, mentre la Commissione europea era stata ancora più pessimista: +0,9% nel 2017 e +1,1% nel 2018.

DEBITO PUBBLICO E PAREGGIO DI BILANCIO

Tornando ai numeri della nota di aggiornamento al Def, la vera sorpresa riguarda il debito pubblico, che riprende a scendere dal 131,6% del Pil di quest’anno al 129,9% del prossimo. Il pareggio di bilancio, tuttavia, slitta ancora di un anno rispetto alle previsioni di aprile: dovrebbe arrivare nel 2020.

DEFICIT E CONTI DELLA MANOVRA

Sul versante manovra, il dato più importante è quello che riguarda il rapporto deficit-Pil, che viene fissato per il 2018 all’1,6%. In realtà, stando alle nuove proiezioni, il deficit tendenziale del prossimo anno si è ridotto all’1%: questo significa che il Governo ha uno spazio di 0,6 punti di Pil per sterilizzare l’aumento dell’Iva, operazione che costa circa 15,6 miliardi di euro. Considerando che lo 0,6% di deficit in più vale 10,2 miliardi (di cui 8,5 di nuova flessibilità concessa da Bruxelles, che ci ha permesso di ridurre dallo 0,8 allo 0,3% del Pil la correzione del deficit strutturale), per evitare l’incremento dell’Iva l’Esecutivo dovrà trovare altri 5,4 miliardi.

SALDI E COPERTURE

Chiuso il capitolo relativo all’imposta sul valore aggiunto, serviranno altre risorse per finanziare il resto delle misure. Si parla di 4-5 miliardi da dividere fra decontribuzione per le assunzioni, lotta alla povertà, investimenti, interventi per la famiglia e rinnovo dei contratti del pubblico impiego e delle forze dell’ordine.

In tutto, dunque, la manovra arriverà a circa 20 miliardi, di cui poco più di 10 in deficit e il resto da coprire in altro modo, probabilmente un terzo con nuovi tagli e due terzi con entrate aggiuntive. Su quest’ultimo fronte interverrà il pacchetto fiscale di lotta all’evasione, che dovrebbe garantire circa 4 miliardi grazie alla rottamazione bis delle cartelle esattoriali e alla possibile estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai rapporti commerciali fra privati.

LE MISURE ALLO STUDIO

1. Decontribuzione sulle assunzioni
Il governo non dovrebbe destinare a questo intervento più di un miliardo per il primo anno. Si tratta del dimezzamento dei contributi in favore delle aziende che assumono giovani a tempo indeterminato. Il limite di età dei lavoratori interessati dovrebbe essere di 29 anni. Stando alle indiscrezioni sarà previsto anche un tetto agli sgravi a quota 4mila euro. L’agevolazione durerà tre anni ma potrebbe essere strutturale. In altri termini, dal 2018 in poi – per sempre – le aziende avranno diritto a una decontribuzione triennale sulle assunzioni stabili dei giovani.

2. Industria 4.0
La dote per il nuovo pacchetto industria 4.0 dovrebbe essere limitata a 1,2 miliardi. Significa che il super-ammortamento potrebbe essere ridotto, passando al 120-130% dal 140% attuale. Dovrebbe invece essere prorogato l’iper-ammortamento, cioè la supervalutazione del 250% degli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 acquistati o in leasing.

3. Statali
Il capitolo della manovra dedicato agli statali potrebbe assorbire fino a 1,8-2 miliardi di euro. Oltre al rinnovo del contratto, la legge di Bilancio dovrebbe contenere anche un pacchetto destinato alle forze dell’ordine.

4. Lotta alla povertà
Il fondo per la lotta alla povertà potrebbe essere rafforzato con risorse aggiuntive fra i 700 milioni e il miliardo di euro. L’obiettivo è allargare la platea dei beneficiari del reddito d’inclusione.

5. Pensioni
Il capitolo pensioni rischia di essere stralciato dal testo della manovra, per eccesso di costi. Ma se anche dovesse sopravvivere, al pacchetto previdenza il Governo non dovrebbe destinare più di 500 milioni. Cifra lontanissima dai 5 miliardi in due anni chiesti dai sindacati, che vorrebbero lo stop all’adeguamento automatico alla speranza di vita nel 2019 (in base al quale l’età pensionabile salirà a 67 anni) e maggiore flessibilità in uscita per tutte le donne, con uno sconto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di tre.  
È molto più verosimile che – come anticipato a inizio mese da Marco Leonardi, coordinatore del team economico di Palazzo Chigi – il governo si limiti a facilitare l’accesso delle donne all’Ape social riducendo il requisito contributivo di un paio d’anni. Possibile anche un intervento sulla Rita: “L’idea è di potenziarla chiamando in aiuto la previdenza complementare – ha detto ancora Leonardi al Sole 24 Ore – A chi ha 63 anni di età ed è coinvolto in una ristrutturazione aziendale, se ha un incentivo esodo o il Tfr, diamo la possibilità di averli detassati sempre che arrivino, attraverso la previdenza integrativa, alla Rita. La stessa Rita beneficia di una tassazione del 15%, sensibilmente più bassa rispetto a quella del trattamento di fine di rapporto”.

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