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Ape social, ultimissime: requisiti e tempi per fare domanda all’Inps

L’ultimo decreto attuativo firmato da Gentiloni chiarisce gli ultimi punti d’incertezza sulla nuova misura di welfare introdotta dall’ultima legge di bilancio: ecco tutte le regole dell’anticipo pensionistico sociale.

Ape social, ultimissime: requisiti e tempi per fare domanda all’Inps

Dopo lunga attesa, l’Ape social è finalmente realtà. Lunedì 22 maggio il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha firmato il decreto attuativo sul nuovo anticipo pensionistico gratuito, misura di welfare introdotta dal governo con l’ultima legge di Bilancio.

Ecco una breve guida sul funzionamento dell’Ape social, con tanto di requisiti, tempi e procedure per fare domanda all’Inps.

1. COS’È L’APE SOCIAL?

A differenza dell’Ape di mercato o volontaria, che impone di sottoscrivere un prestito con interessi bancari e premio assicurativo, l’Ape social è interamente a carico dello Stato. Si tratta di un ammortizzatore sociale pensato per accompagnare fino alla pensione una ristretta platea di persone in difficoltà economiche.

La sua durata massima è di 3 anni e 7 mesi, perciò, considerando che dall’anno prossimo l’età pensionabile salirà per tutti a 66 anni e 7 mesi, l’età minima per accedere all’Ape social è di 63 anni.

La misura è a carattere sperimentale e per conoscere il suo destino bisognerà attendere almeno la prossima legge di Bilancio.

2. QUALI SONO I REQUISITI?

L’Ape social condivide con quella volontaria due requisiti di base:

– almeno 63 anni di età;

– maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia entro i 3 anni e 7 mesi successivi all’inizio dell’Ape.

Ma non è finita. Per avere diritto all’Ape social bisogna anche rientrare in una di queste quattro categorie:

– disoccupati senza ammortizzatori sociali e con almeno 30 anni di contributi;

– disabili con una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74% e con almeno 30 anni di contributi;

– persone con almeno 30 anni di contributi che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità;

– lavoratori che hanno svolto “attività gravose” per almeno 6 degli ultimi 7 anni e hanno almeno 36 anni di contributi (professioni infermieristiche e ostetriche; insegnanti d’asilo; badanti; facchini; addetti allo spostamento delle merci; operatori ecologici, raccoglitori e separatori di rifiuti, personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru e di macchinari mobili per la perforazione delle costruzioni; autisti di camion e mezzi pesanti; conduttori di treni e personale viaggiante; conciatori di pelli e pellicce).

Infine, l’Ape social non è cumulabile con altre forme di sostegno al reddito per disoccupazione involontaria (Naspi, mini-Aspi, Asdi, e dis-col). È consentito invece percepire un reddito da lavoro, purché rimanga entro questi limiti:

– 8mila euro l’anno per i redditi da lavoro dipendente o da collaborazione coordinata e continuativa;

– 4.800 euro annui per i redditi da lavoro autonomo.

3. QUANDO SI PUÒ FARE DOMANDA?

L’ultimo provvedimento del governo ha chiarito che le domande per l’accesso all’Ape social andranno inoltrate all’Inps rispettando queste scadenze:

– il 15 luglio 2017 per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre di quest’anno (l’Inps risponderà entro il 15 ottobre);

– il 31 marzo 2018 per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre dell’anno prossimo (l’Inps risponderà entro il 30 giugno del 2018).

La norma precisa anche che “le domande presentate oltre il 15 luglio 2017 e il 31 marzo 2018 e comunque non oltre il 30 novembre sono prese in considerazione esclusivamente se all’esito del monitoraggio residuano le necessarie risorse finanziarie (vedi il punto 5, ndr)”.

4. A QUANTO AMMONTA L’ASSEGNO?

Per quanto riguarda l’assegno, non è soggetto a rivalutazione e viene erogato dall’Inps su 12 mensilità. Il suo importo è pari a quello della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso all’Ape social, ma non può in alcun caso superare il limite massimo di 1.500 euro lordi al mese.

In altri termini:

– L’Ape social ammonta alla pensione certificata se questa è inferiore a 1.500 euro lordi al mese. La pensione certificata è il trattamento di vecchiaia a cui si avrà diritto una volta maturati i requisiti (cioè quando l’ammortizzatore avrà esaurito il suo compito) e viene calcolata al momento della richiesta dell’Ape social.

– Per tutte le pensioni certificate superiori a questa soglia, l’assegno mensile dell’Ape social si ferma a 1.500 euro lordi.

La misura doveva diventare operativa all’inizio di questo mese, perciò lo Stato pagherà a chi ne ha diritto anche tutti gli arretrati da maggio al primo mese di erogazione del contributo.

5. SONO PREVISTI DEI LIMITI DI SPESA PER LO STATO?

Sì. L’Ape social è riconosciuta, a domanda, entro i limiti annuali di spesa previsti dall’ultima legge di Bilancio. Eccoli:

– 300 milioni di euro per il 2017 (il governo si aspetta circa 35mila richieste);
– 609 milioni di euro per il 2018 (a fronte di altre 20mila domande attese);
– 647 milioni di euro per il 2019;
– 462 milioni di euro per il 2020;
– 280 milioni di euro per il 2021;
– 83 milioni di euro per il 2022;
– 8 milioni di euro per il 2023.

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