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Csc Confindustria, Congiuntura Flash: l’economia italiana? E’ ancora praticamente ferma

CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – I duri dati dell’economia italiana, relativi a produzione industriale e occupazione, ribadiscono che la risalita dalla profonda fossa scavata dalla recessione è lentissima ed è contrassegnata anche da scivoloni indietro, anziché dall’atteso graduale consolidamento.

Csc Confindustria, Congiuntura Flash: l’economia italiana? E’ ancora praticamente ferma

Avanti adagio, quasi ferma. I duri dati dell’economia italiana, relativi a produzione industriale e occupazione, ribadiscono che la risalita dalla profonda fossa scavata dalla recessione è lentissima ed è contrassegnata anche da scivoloni indietro, anziché dall’atteso graduale consolidamento. Preoccupa lo scollamento dai progressi più marcati degli indicatori qualitativi. Questi ultimi sembrano aver perso parte del loro valore segnaletico, forse per il divaricarsi di performance tra imprese, con quelle in maggiore difficoltà che escono dal monitor dei radar congiunturali. È probabile che il divario tra le statistiche soft e quelle hard si chiuda nella prima metà del 2014; il rischio è che ciò avvenga non solo attraverso un maggior slancio reale ma anche via peggioramento delle aspettative, come si sta già osservando in alcune variabili. D’altra parte lo scoramento è facilmente alimentato dall’incertezza da alta disoccupazione e basso utilizzo degli impianti, mentre l’attività produttiva ètenuta schiacciata da ristrettezza del credito, debolezza della domanda interna, perdita accumulata di competitività.

Questi ultimi tre sono i fattori su cui è urgente agire per evitare ulteriori danni al sistema economico dell’Italia. Perché è evidente che è necessario ma non sufficiente il miglioramento del contesto internazionale, che prosegue. Sono, infatti, esagerati i timori di una battuta d’arresto degli USA (che hanno usato molto meglio tutte le leve della politica economica) e di una crisi degli emergenti: gli uni e gli altri continueranno a dare solidi impulsi alla crescita globale. Così come una mano viene dal maggior vigore che va acquistando l’Eurozona. La pressione sui prezzi rimane al ribasso e questo non facilita il riassorbimento degli squilibri, anche perché tiene alti i tassi di interesse reali, nonostante quelli nominali continuino a scendere nei paesidella moneta unica più in difficoltà. Il cambio dell’euro è nella parte alta dell’ideale banda entro cui oscilla da qualche anno e ciò non favorisce l’allentamento delle condizioni finanziarie.


Allegati: CF Febbraio 2014.pdf

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