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Crisi energetica: Edf e Uniper aprono il nuovo corso, lo Stato torna a controllare le società strategiche

I concetti di nazionalizzazione e di aiuto di stato sono sdoganati quando si parla di società energetiche. In Italia il governo vigila attraverso le sue controllate

Crisi energetica: Edf e Uniper aprono il nuovo corso, lo Stato torna a controllare le società strategiche

I segnali non sono più solo sporadici. Nell’emergenza della crisi in generale e di quella energetica in particolare, lo Stato nei paesi europei sta tornando a prendere le redini dell’economia, riavvolgendo quella bobina partita negli anni 90 quando il mantra dominante inneggiava alla privatizzazione di ogni azienda di stato. I concetti di nazionalizzazione e aiuto di stato sono stati ufficialmente sdoganati.

Edf torna sotto il controllo dell’Eliseo, per questioni finanziarie ma anche politiche

La prima ministra Elisabeth Borne nel suo discorso di politica generale davanti al Parlamento mercoledì ha annunciato l’intenzione del governo francese di tornare ad avere il controllo al 100% del gigante dell’energia Edf, motivando l’azione con il fatto che ciò consentirà “a Edf di rafforzare la sua capacità di portare avanti al più presto possibile progetti ambiziosi e indispensabili per il nostro futuro energetico”. Lo Stato francese già controlla Edf con una quota dell’84 per cento, mentre l’1% è dei dipendenti e il 15% sul mercato.

Edf, che a sua volta controlla l’italiana Edison, non naviga in buone acque: deve far fronte a ritardi e sforamenti di budget per i nuovi impianti nucleari in Francia e in Gran Bretagna, nonché a problemi di corrosione in alcuni dei suoi reattori ormai vecchi. Metà dei suoi reattori in Francia sono attualmente fuori servizio.

Inoltre, il colosso energetico francese è stato anche danneggiato dalle norme governative che lo costringono a vendere energia ai concorrenti a prezzi scontati. La società ha stimato che le perdite di produzione ridurranno i profitti di 18,5 miliardi di euro e le vendite scontate di energia elettrica le costeranno 10,2 miliardi di euro. Il suo debito dovrebbe aumentare del 40% quest’anno, superando i 61 miliardi di euro.

Il titolo Edf, che mercoledì era balzato del 5% a 9 euro giovedì stornava a 8,97 (-0,13%).

Il governo di Scholz aiuta Uniper per 9 mld ed entra nel suo capitale

Un altro indizio viene dalla Germania. È di questi giorni la notizia che il cancelliere Olaf Scholz si stia preparando al salvataggio pubblico di Uniper, uno dei maggiori importatori di gas dalla Russia: 9 miliardi di aiuti di Stato dopo che l’azienda è finita nei guai perché da settimane riceve solo il 40% del gas previsto da Gazprom, la società del Cremlino che ha in mano i giacimenti e i gasdotti verso l’Europa. Il governo tedesco potrebbe rilevare una parte del capitale (si parla di circa il 25%) e farsi carico degli extra costi per i consumatori finali.

Più in generale l’esecutivo guidato da Scholz sta valutando la possibilità di presentare nei prossimi giorni una legge che gli consentirebbe di assumere partecipazioni nelle società fortemente penalizzate dall’impennata del costo importato del gas, attraverso un’iniezione di capitale. Nei progetti dell’esecutivo, non è esclusa nemmeno l’ipotesi di porre le società energetiche sotto amministrazione fiduciaria nel caso in cui la sicurezza energetica del Paese venisse minacciata.

Uniper quotava giovedì 10,26 euro in rialzo dell’3,12%. Mercoledì aveva fatto +9% dopo il -28% in settimana.

Uno storico cambio di rotta rispetto ai concetti di liberalizzazione e libero mercato degli anni 90

Sconfessando dunque quelle regole del libero mercato che in passato sembravano inscalfibili, Francia e Germania hanno in totale autonomia deciso piani di salvataggio pubblico e nazionalizzazioni. Alla base di questo cambio di strategia ci sono molte ragioni, in alcuni casi finanziarie, certo, ma certamente ci sono anche quelle legate alla necessità di fronteggiare l’emergenza.

Del resto le parole della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, non lasciano dubbi sullo stato di emergenza: “Dobbiamo prepararci a ulteriori interruzioni dell’approvvigionamento di gas, anche a un taglio completo dalla Russia”, annunciando “un piano di emergenza” per far fronte all’eventuale stop alle forniture da Mosca.

“La scelta dell’Eliseo di ri-nazionalizzare Edf non è solo dettata da questioni finanziarie. È una precisa volontà politica, perché il presidente Emmanuel Macron è convinto che l’indipendenza energetica del Paese passi ancora dal nucleare di Stato“, dice un osservatore del settore, “del resto il ragionamento che sta facendo Berlino è che qualora le compagnie energetiche venissero nazionalizzate, passerebbero sotto il controllo delle autorità tedesche garantendo la continuità delle forniture”.

I prezzi europei del gas sono arrivati ai massimi da quasi 4 mesi oltre i 170 euro/mwh.

Può accadere qualcosa di simile in Italia? No. O forse Ni. Ecco la situazione

Se si volesse fare un parallelismo tra la vicenda della francese Edf e l’italiana Enel, allora non ci siamo. Se per avere il controllo totale della società francese l’Eliseo dovrà acquistare una quota attorno al 15%, lo stato italiano per avere il controllo di Enel dovrebbe acquistare sul mercato quasi l’80% visto che detiene solo il 23,6%. Una strada troppo impervia.

Ma se non sembra esserci nessuna nazionalizzazione nel vero senso della parola, il governo italiano ha trovato il modo di usare le aziende (di cui continua a essere socio di controllo) per far fronte all’emergenza incombente.

È il caso innanzitutto di Eni: grazie al suo ruolo di principale operatore oil&gas in Africa, la società ha aperto la strada ad accordi governativi per aumentare le importazioni di gas in vista del prossimo inverno. Il più importante dall’Algeria, ma verranno poi forniture da Congo e Angola. E più avanti anche dal Mozambico, dove è appena stato in visita ufficiale il presidente Sergio Mattarella e dove a settembre dovrebbe recarsi il premier.

Allo stesso modo si sta muovendo il gruppo Snam, che gestisce la rete dei gasdotti nazionali. La società ha annunciato di aver acquistato il secondo rigassificatore “galleggiante” che permetterà di aumentare le importazioni di Gnl, il gas liquefatto che viaggia via nave e sostituirà in parte quello russo. E lo ha fatto su indicazione del governo, “il quale ha dato anche indicazioni per aumentare le estrazioni di metano sul suolo nazionale e vuol anche dare il via libera – ma per ora è bloccato da veti in maggioranza – alle trivelle nell’alto Adriatico” dice una fonte del settore.

Altra partita che ha molto il sapore del controllo statale si gioca con il Gse: l’ente pubblico che sovrintende i servizi energetici è stato incaricato (con il decreto legge 1-3-2022 misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia) di comprare la quota rimanente di gas che serve per completare il riempimento degli stoccaggi, le riserve strategiche per l’inverno. Lo farà con un bando rivolto a chi gestisce giacimenti nazionali di metano a “prezzi ragionevoli” stabiliti per decreto. Una sorta di tetto, che permetterà poi al Gse di rivenderlo a imprese energivore e Pmi.

Enel quota giovedì 5,24 euro in rialzo di 1,35% dopo il balzo del 3% mercoledì in scia di Edf.

Occhi al rinnovo del Patto di Stabilità a fine anno che dovrà tener conto del nuovo corso

Certamente il cambio di rotta a livello dei singoli paesi sta avvenendo anche con un lasciapassare dell’Europa, visto che il concetto di “aiuto di stato”, tanto osteggiato negli ultimi anni, si sta alleggerendo.

Il tema è legato a doppio filo con quello della revisione del Patto di Stabilità, per ora sospeso, causa pandemia, fino alla fine di quest’anno.

Il Commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni ha detto che da settembre in poi arriverà una nuova proposta sul Patto di Stabilità ma “non sembra che ci possa essere più quel muro contro muro che si notava gli anni passati” tra i paesi decisamente intransigenti e quelli che auspicavano una situazione più elastica, anche riguardo gli aiuti di stato e il conseguente sforamento dei limiti all’aumento di debito e deficit pubblici. “Le differenze sono scomparse e diventa possibile un’intesa su una nuova formulazione del Patto di Stabilità: il che sarebbe un ulteriore segnale di unità che farebbe bene anche ai mercati”, ha detto a Radio24.

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