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Crisi demografica: a che punto siamo? L’Italia tra i paesi Europei con la popolazione più vecchia

La gravità della situazione demografica italiana necessita della adozione di politiche mirate per affrontare i suoi effetti negativi. Le politiche governative, la promozione della natalità, la creazione di un ambiente di lavoro favorevole alle donne e nuove generazioni sono fattori chiave per invertire il trend demografico attuale

Crisi demografica: a che punto siamo? L’Italia tra i paesi Europei con la popolazione più vecchia

Si è tenuto a Roma un importante convegno di Adnkronos sulla demografica, intitolato “Popolazione, persone, natalità: noi domani”. L’evento ha offerto un’idea della situazione demografica attuale, esponendo i numeri, le tendenze e le previsioni per i prossimi anni. Il convegno, moderato da Fabio Insenga, vicedirettore di Adnkronos, ha visto la partecipazione di diversi esperti e opinionisti che hanno condiviso le loro opinioni e analisi sulla questione demografica.

Un messaggio dal governo sulla crisi demografica 

Un aspetto fondamentale emerso durante l’incontro è stata l’importanza delle politiche governative come catalizzatori del trend demografico. Giorgia Meloni, in una lettera inviata al convegno, ha ringraziato per l’iniziativa dedicata alla famiglia e alla natalità, ribadendo l’importanza di sensibilizzare il pubblico su questi temi. Ha evidenziato la necessità di un cambiamento culturale che valorizzi la scelta di avere figli come un’esperienza positiva, che arricchisce la vita e non la priva di nulla, come ribadito anche da Papa Francesco nelle settimane scorse. Il governo deve coinvolgersi attivamente in queste politiche.

La ministra della famiglia, Eugenia Maria Roccella, ha inviato un video in cui ha parlato della gravità dell’inverno demografico che il nostro paese sta affrontando. La mancanza di natalità e l’invecchiamento della popolazione sono problemi che richiedono nuovi approcci e opportunità lavorative. La ministra ha sottolineato la necessità di creare un ambiente di lavoro più favorevole alla natalità e alle donne, che al momento sono ancora penalizzate da una cultura lavorativa costruita intorno agli uomini. Ha affermato che è inaccettabile che molte donne si dimettano o non possano accedere al lavoro a causa delle loro responsabilità familiari. È quindi essenziale costruire una cultura diversa in cui le coppie che desiderano un figlio sappiano di essere supportate e premiate anziché ostacolate. Ha evidenziato la necessità di una collaborazione tra aziende, sindacati e organizzazioni non profit per promuovere un cambiamento culturale e di comunicazione.

Previsioni dell’Istat: la popolazione italiana diminuirà di 5 milioni nei prossimi 20 anni

Secondo Linda Laura Sabbadini, Direttrice Centrale dell’Istat, la situazione demografica rappresenta un problema strutturale che incide pesantemente sul buon funzionamento della società. Ha sottolineato che il problema è stato trascurato per troppi anni e ha creato costi economici e sociali significativi. Secondo le previsioni dell’Istat, la popolazione italiana diminuirà da 59 milioni a 57,9 milioni nel 2030 e a 54,2 milioni nel 2050. La popolazione anziana aumenterà di 12 punti percentuali in 30 anni, mentre la popolazione in età lavorativa diminuirà di 9 milioni di persone. Questo crea difficoltà nello sviluppo e nell’innovazione del paese. Secondo Sabbadini, il problema della bassa natalità è dovuto a un cambiamento culturale che ha portato a considerare i figli come una scelta che impedisce il perseguimento di altri obiettivi nella vita. Ha evidenziato l’esempio della Francia, che ha affrontato una situazione simile negli anni ’60 e ha ottenuto risultati positivi grazie a politiche mirate. Ha affermato che in Italia il problema è stato causato da una gestione inadeguata da parte dei governi e dall’assenza di politiche per risolvere le sfide della divisione del lavoro asimmetrica per le donne e dei servizi di supporto alla maternità e paternità. Anche risolvendo il problema della fecondità, si avrebbe comunque bisogno di aspettare almeno 25 anni per avere una popolazione adulta in grado di sostenere le pensioni degli anziani. Ha concluso affermando che sono necessarie politiche di lungo periodo che creino fiducia nelle nuove generazioni, affinché si sentano incoraggiate a fare figli.

Rispetto al resto dell’Europa, l’Italia sembra peggiorare

Alessandro Rosina, Professore ordinario di Demografia e Statistica sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha messo l’accento sull’importanza di affrontare l’emergenza demografica per garantire una crescita competitiva e solida del paese. Sebbene in passato si facesse un gran numero di figli, i paesi che sono giunti alla fase finale della transizione demografica non si sono stabilizzati ma hanno cominciato a diminuire. L’indice di dipendenza degli anziani rappresenta una sfida significativa: come possiamo garantire un supporto adeguato a una popolazione che vive più a lungo? Rosina ha affermato che l’Italia non ha avuto una strategia adeguata per confrontarsi con gli squilibri demografici e ha lasciato indebolire le nuove generazioni. Ha presentato previsioni che mostrano un peggioramento del Pil italiano rispetto ad altri paesi, come la Germania che è riuscita a contenere la crisi demografica, e la Svezia che migliora. Ha sottolineato che è necessario adottare politiche demografiche per evitare problemi di sviluppo nel paese, il numero di figli per donna è un fattore che deve essere aumentato, indipendentemente dall’immigrazione.

Non basta fare più figli: va aumentata la partecipazione e produttività dei lavoratori

Eliana Viviano, Direttrice Divisione Famiglie e mercato del lavoro della Banca d’Italia, ha espresso il suo accordo con gli speaker precedenti, ma ha aggiunto che manca un fattore di produzione nel dibattito sulla demografia. Bisogna quindi contenere la diminuzione della popolazione e aumentare la propensione delle persone a lavorare, nonché promuovere la crescita della produttività. Sarebbe utile attrarre flussi migratori in entrata nel paese, dato che molti italiani si trasferiscono all’estero. È anche importante il contributo della popolazione residente straniera, il che significa che gli stranieri devono essere adeguatamente integrati per diventare una forza lavoro fondamentale. Ha evidenziato l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, ma ha sottolineato la necessità di abbinare questa partecipazione a una maggiore produttività ed a salari più alti. Ha concluso affermando che l’Italia deve adottare politiche demografiche a lungo termine che favoriscano la partecipazione femminile e lo sviluppo dei giovani.

Cosa ne pensano gli italiani? 

Infine, Fabrizio Masia, Amministratore Delegato di EMG Different, ha presentato i risultati di un’indagine condotta su 1500 persone per comprendere la percezione e la consapevolezza degli italiani riguardo alla crisi demografica. L’indagine ha evidenziato una preoccupazione diffusa sulla situazione demografica del paese e un’ampia consapevolezza dei problemi ad essa collegati. Gli italiani intervistati hanno espresso il desiderio di avere figli, ma hanno indicato diversi ostacoli, come l’incertezza economica e la mancanza di supporto e politiche adeguate. 

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