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Covid: cambiano abitudini a tavola, è boom del Vegan food

La dieta vegana si fa largo sempre di più nella grande distribuzione: non si tratta più di una scelta di nicchia ma di una tendenza in continuo sviluppo. E mentre cresce chi dice no a carne e derivati, si espande il mercato dei prodotti alternativi e surrogati. A reperire questi prodotti, però, non è solo il mondo vegano o vegetariano, ma anche i consumatori che vogliono ridurre il consumo di prodotti di origine animale, data la crescente attenzione alla salute e nutrizione dopo la pandemia.

Covid: cambiano abitudini a tavola, è boom del Vegan food

I prodotti vegani sono entrati a gamba tesa nella grande distribuzione organizzata. Non è più necessario cercarli nei negozi specializzati, adesso si trovano negli scaffali dei supermercati con una scelta sempre più ampia e un giro d’affari multimiliardario.

L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha avuto un forte impatto non solo sulla nostra vita, ma anche sulle abitudini alimentari dei consumatori. La maggiore attenzione per la salute, la sostenibilità e la provenienza degli alimenti ha cresciuto le file di quelli che adottano il veganesimo come stile di vita, fino a conquistare multinazionali come Nestlè e Domino’s Pizza.

Ancora prima della pandemia, però, l’interesse verso un regime alimentare a base di frutta e verdura era già in aumento o, perlomeno, ad una alimentazione”flexitarian”, ovvero una dieta flessibile volta alla riduzione del consumo di carne e pesce. Adesso la tendenza è sempre più evidente tanto che molti ristoranti ormai adottano la filosofia animal friendly: pietanze a base vegetale che sostituiscono carne, pesce e derivati.

Sulla base dell’ultimo rapporto annuale dell’Eurispes, la popolazione “veg” in Italia è cresciuta particolarmente durante l’anno segnato dalla pandemia, passando dal 7,3% del 2019 all’8,9% (il 6,7% vegetariano e il 2,2% vegano). Al Nord si regista un’alta concentrazione di vegani, soprattutto in Emilia Romagna e Lombardia, mentre al Centro-Nord è più diffusa la dieta vegetariana, con la Toscana al primo posto.

Un risultato confermato anche dai dati di Everli, app per la spesa online, che ha analizzato l’andamento degli acquisti sul proprio sito. Il tofu risulta al primo posto per i vegani, seguito dall’hummus, mentre i vegetariani hanno acquistato soprattutto burger vegetali, cotolette e falafel di verdure.

In quasi ottant’anni, il veganesimo è passato da pensiero di nicchia fino a diventare un vero e proprio movimento. Nato nel Regno Unito nel 1944 dalla Vegan Society che portarono alla stregua la dieta vegetariana, perché il rispetto per gli animali non si limita solo alla alimentazione, ma tutto ciò che rappresenta uno sfruttamento o maltrattamento di questi, quindi abbigliamento, cosmetica, ecc.

Oggi, però, essere vegani è una scelta mossa dall’amore per gli animali, la salute o una moda? Con l’industria che ha dominato il mercato, in cui le multinazionali hanno visto un’opportunità di business come quella del cibo “surrogato”, la risposta non è poi così scontata. I surrogati sono una combinazione di soia, cereali, aromi naturali, semi oleaginosi e addensanti della stessa forma della bresaola, del burger o del carpaccio.

In più, perché una persona vegana contro la violenza sugli animali dovrebbe mangiare qualcosa che somiglia alla carne? Questo perché non esiste un profilo univoco del vegano: ci sono quelli più rigoristi, i vegani part-time e quelli casuali o semplicemente chi vuole ridurre i prodotti di origine animale. Per cui chi compra i prodotti veg non è necessariamente vegano.

Vegani e vegetariani: differenze

C’è una grande differenza tra queste due “diete”. I vegetariani non mangiano carne e pesce, ma continuano ad alimentarsi di derivati animali. Poi vi sono quelli che non mangiano le uova ma latte e derivati, gli ovo-vegetariani al contrario consumano uova ma non latte e latticini. Molto più rigorosi sono i vegani che escludono dalla propria alimentazione non solo carne e pesce, ma tutto ciò che deriva da questi: uova, latte, formaggi, miele. Questo perché la produzione dei derivati animali comporta sfruttamento, reclusione e morte degli stessi.

Non si tratta, quindi, di una semplice alimentazione: i vegani escludono dal loro guardaroba lana, seta, pelli e qualsiasi tessuto di origine animale. Evitano zoo, acquari, circo, qualsiasi evento o luogo che possa recare sofferenza agli animali. Essere vegano è quindi una scelta di vita, basata sulla condizione che nessun animale, nemmeno l’uomo, è superiore alle altre.

Cosa spinge a diventare vegani? Per alcuni è una scelta etica, per altri filosofica o religiosa. Ma c’è anche chi lo fa per la salute o la sostenibilità dato l’impatto degli allevamenti sull’ambiente. Secondo l’osservatorio della Coop, si tratta soprattutto di una scelta salutistica anche se il rispetto per gli animali è sempre più diffuso.

Il binomio vegano-ambiente è sostenibile?

Con una popolazione sempre crescente e le sfide ambientali che dobbiamo affrontare, si pone il problema dell’agricoltura. A lungo andare, la quantità dei terreni agricoli disponibile non sarà sufficiente a fornire cibo per tutti.  È altrettanto chiaro che bisognerà cambiare le nostre abitudini alimentari. Questo è un nodo che molti ricercatori stanno cercando di sciogliere.

Si potrebbe pensare che la dieta vegana, oltre a rispettare il diritto degli animali, sia la scelta più sostenibile per l’ambiente. In realtà, secondo molti studi, questo regime alimentare lascia troppe risorse inutilizzate. Mentre le diete onnivore sfruttano completamente le terre disponibili (sia i terreni coltivati che da pascolo), quella vegana e vegetariana utilizzano solo una parte di essi, in quanto i terreni da pascolo non sono adatti alla coltivazione di vegetali e frutta.

Inoltre, bisognerebbe mettere in discussione tutte le colture intensive che richiedono alti apporti di fertilizzanti, pesticidi e fungicidi che non fanno bene all’ambiente. Secondo la FAO, questo tipo di agricoltura ci fa perdere dai 25 ai 40 miliardi di tonnellate di terreno l’anno. Un modo per fermare la perdita del suono coltivabile sarebbe quello di tornare ai sistemi di pascolo naturale.

Questo non vuol dire che la dieta onnivora sia la più ecosostenibile, anzi, è necessario una drastica diminuzione del consumo e produzione di carne dato che gli allevamenti intensivi provocano il 15% di tutte le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo.

Secondo uno studio pubblicato su Elementa (rivista scientifica dell’antropocene) che ha messo a confronto 10 diversi tipi di regimi alimentari, la dieta vegetariana con un consumo di carne modesto è risultata essere la più sostenibile delle altre.

I rischi della dieta vegana

Le diete vegane o vegetariane fanno bene alla salute? Questo è un tema dibattuto. La maggior parte delle persone fanno questa scelta senza aver prima consultato un nutrizionista. Gi alimenti vegan sono spesso poveri di calcio, zinco, ferro e vitamina B12 e le proteine di origine vegetale assunte non contengono gli amminoacidi necessari per il nostro organismo.

Per questo motivo bisogna rivolgersi ad un nutrizionista prima di adottare tale regime con il supporto dell’integrazione alimentare, altrimenti si ricorre nel rischio di carenze nutrizionali e squilibri intestinali, spossatezza, nausea, mal di testa, anemia. Inoltre, l’alimentazione vegana non è adatta a tutti, soprattutto si sconsiglia a bambini, anziani, donne in gravidanza, celiaci e anemici.

D’altro canto molti studi hanno dimostrato che il consumo di carne rossa, soprattutto in grande quantità, comporta maggiori possibilità di cancro del colon-retto, obesità, ipertensione e diabete.

Allora qual’è la soluzione secondo gli esperti? Uno stile alimentare bilanciato e variegato è sempre la scelta migliore e questo richiederebbe l’introduzione di un consumo, seppur molto ridotto, di carne e derivati.

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