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Covid-19, il boom della pizza fa volare il prezzo della farina

L’emergenza Coronavirus ha avuto come primo effetto la corsa ai supermercati – L’aumento dei consumi di alcuni prodotti ha dato il via ad un’impennata dei prezzi delle farine e delle uova

Covid-19, il boom della pizza fa volare il prezzo della farina

Con il lockdown gli italiani hanno riscoperto l’arte di cucinare, dalla pasta alla pizza fino al pane. Se da una parte le famiglie italiane hanno trovato nella cucina un modo per allietare la quarantena, l’aumento delle vendite di alcuni prodotti ha comportato un incremento dei prezzi all’ingrosso e, di conseguenza, quello nei supermercati.

A documentare questa nuova tendenza al fai da te culinario è la rivelazione dei prezzi all’ingrosso effettuata dalle Camere di Commercio ed elaborata da Unioncamere e Borsa merci telematica (BMTI). 

Secondo i risultati, le farine hanno visto un incremento del 7% nel mese di marzo rispetto a febbraio: +2,4 % per la semola e del 17,8% su base annua, ingrediente prezioso per la pasta fatta a mano. Non da meno sono le uova, il cui prezzo è incrementato del 4,2% rispetto a febbraio e del 17,7% rispetto al 2019.

Tuttavia, l’innalzamento della domanda di farine sfarinati ha, in qualche modo, compensato la pesante riduzione delle vendite destinate al settore della ristorazione e dell’ospitalità.

Questo aumento delle farine si sta però stabilizzando come dimostrano i dati di aprile. Ad inizio quarantena abbiamo assistito ad una vera e propria corsa ai supermercati per poter riempire le dispense di casa.

Nonostante ciò, l’attenzione al costo della spesa rimane un fattore centrale per gli italiani. A dimostrarlo è il forte aumento dei prezzi all’ingrosso delle carni di pollo, che a causa dell’offerta ridotta si è avuto un aumento del 30% rispetto a febbraio e del 20% rispetto all’anno precedente. Meno accentuata, invece, è la crescita per la carne di tacchino, suino e vitellone (rispettivamente del 2,6%,5,7% e del 2,1%).

Gli effetti del blocco dei ristoranti e dell’ospitalità, con la conseguente contrazione della domanda di prodotti freschi, emergono invece dal dato dei prezzi del latte spot nazionale, -14% su base mensile per quello sfuso, e di quello dei prezzi all’ingrosso dei formaggi a lunga stagionatura che ha visto una riduzione del -3,6% su base mensile e del -17,1% su quella annua.

A determinare queste riduzioni sicuramente sono state anche le incertezze dell’export, solo in parte compensate dalle vendite nella grande distribuzione. Un calo sostanziale si è registrato anche per i prezzi del burro, ridotti del 4,1% rispetto al mese di febbraio.

Per quanto riguarda invece l’olio d’oliva, le variazioni dei prezzi sono state abbastanza stabili. Stessa cosa per i vini, che hanno visto un calo dello 0,2% che, soprattutto nel segmento dell’alta qualità stanno risentendo negativamente della chiusura di locali e ristoranti, solo esiguamente compensati dalle vendite nelle GDO.

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