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Clima: il Piano italiano non passa l’esame di Bruxelles. Troppe lacune

Il Pniec presentato alla Commissione europea dal Governo italiano non va nella direzione auspicata. Almeno tre punti critici da rivedere al più presto

Clima: il Piano italiano non passa l’esame di Bruxelles. Troppe lacune


Emissioni dei mezzi di trasporto, case green, povertà energetica: cara Italia, non ci siamo. La Commissione Ue ha preso il suo tempo per esaminarlo (cinque mesi) ma alla fine ha detto che il Piano Clima presentato dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin non va bene.

I tre punti citati sono i più critici, non fanno andare avanti il paese sulla strada contro i cambiamenti climatici. Il 2030 ? Di questo passo andrete molto lunghi.

Eh si, la Commissione europea per il Ministro dell’Ambiente è arrivata prima di Babbo Natale portandogli un sacco pieno di carbone (guarda i casi della vita !) e con una letterina non proprio affettuosa.

Cari italiani, vi state impegnando, ma mentre in Europa abbiamo stabilito che entro il 2030 gli sbuffi mortali in atmosfera devono scendere del 40%, nel vostro caso arriverete si e no al 33%. Si chiama Effort Sharing Regulation e non vi fa onore non rispettarlo. Le emissioni pericolose da voi arrivano da tutte le parti: trasporti, edifici, piccola industria.

Meglio del Belpaese hanno fatto Croazia, Lussemburgo, Spagna. Di cosa parlano i ministri nei vertici internazionali ? Si scambiano informazioni o parlano di altro?

Per i pessimi trasporti pubblici, tanto a livello locale quanto a livello centrale, la Commissione europea non vede rivoluzioni verdi, come si sente dire da Ministri e presidenti di Regione. Tra questi ultimi ci sono anche quelli di sinistra, sia chiaro.

Gli occhiali di Bruxelles

Il governo italiano ha fatto bene a liberarsi dalle importazioni di gas dalla Russia ma le fonti rinnovabili nel mix energetico sono deboli. Dall’altra parte dilaga la povertà energetica come sintomo di un bisogno generalizzato di cui nessuno sembra prendersi cura. Si pensa in grande (?) al Piano Mattei verso l’Africa ma non si guarda la Calabria, la Sicilia, le zone depresse, i giovani che accumulano bollette da pagare. Chi ha detto ai commissari europei che quattro milioni di concittadini di Giorgia Meloni aspettano davvero Babbo Natale con qualche buon regalo ?

Le soluzioni per non fare salire l’Italia nella top ten delle magre figure, vanno individuate insieme ai soggetti che devono renderle praticabili, a partire da imprese e consumatori. Il governo deve ripartire da queste semplici necessità. Se gli obiettivi del Green Deal Ue hanno perso un pó dell’iniziale appeal, è perché grandi protagonisti come l’Italia indugiano o non hanno interesse a unire progetti, persone e risorse. Alla fine a chi giova?

L’Associazione per lo sviluppo sostenibile la settimana scorsa ha lanciato un allarme sugli obiettivi di sostenibilità ambientale. Toh! la Ue ha confermato tutto.

Il Piano va rivisto senza perdere altro tempo e rinforzato in tutti i punti critici, se si vuole giocare la partita della transizione ecologica ed essere coerenti con gli applausi alla Cop28. Ricordiamoci che a Bruxelles hanno buoni occhiali.

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