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Cipro: un nuovo modello produttivo per uscire dall’empasse

Secondo Atradius, la ristrutturazione bancaria con le relative pesanti conseguenze nel breve periodo in termini di perdita di lavoro, ricchezza e fiducia impone all’economia cipriota un rapido ripensamento della propria strategia produttiva.

Cipro: un nuovo modello produttivo per uscire dall’empasse

Cipro, uno dei più piccoli paesi dell’Area Euro, ha recentemente sperimentato una battuta d’arresto della propria dinamica economica, con effetti devastanti nel breve periodo. Il paese risulta fortemente indebitato, con una grande esposizione sulla Grecia. Di conseguenza, dai dati offerti dal Country Report di Atradius, il sistema bancario cipriota, che fino a poco tempo fa contribuiva per 60% del PIL, ha subito perdite massicce, a causa del fatto di detenere titoli di stato ellenici per 5,5 miliardi di euro e aver concesso prestiti per un valore di 23 mld agli stessi clienti greci. Le banche cipriote erano già stati declassate dalle agenzie di rating nel corso del 2011 a causa dei loro stretti legami con la Grecia, per un’esposizione totale di circa un terzo del patrimonio bancario. Ecco allora che un accordo di salvataggio stipulato tra il governo cipriota e la cosiddetta Troika (FMI, la BCE e la Commissione Europea) il 24 Marzo 2013 ha aiutato a evitare il default sovrano di Cipro. L’importo iniziale del pacchetto di salvataggio è stato 17,5 mld, di cui la Troika ha contribuito per 10 mld, mentre i titolari dei depositi bancari avrebbero dovuto coprire la somma restante. La Russia ha a sua volta accettato di estendere la durata del proprio prestito di 2,5 mld al 2021. Questo accordo è stato raggiunto dopo che il parlamento cipriota ha respinto un accordo iniziale in base al quale i titolari di deposito ciprioti avrebbero perso una parte dei propri risparmi (tra le altre misure, 6,75% dei depositi bancari inferiori a 100.000 euro). Il Governo di Cipro ha anche considerato l’uscita dall’Area Euro, ma quest’opzione è stata repentinamente respinta. Tuttavia, l’importo iniziale del pacchetto di salvataggio è stato successivamente portato a 23 mld durante l’incontro dei Ministri delle Finanze dell’Area Euro a ??Dublino il 12 e 13 aprile. Mentre l’importo di 10 mld da parte Troika è invariato, i contributi da parte di azionisti, obbligazionisti e titolari di deposito in Laiki Banca e Bank of Cyprus sono saliti a 13 mld. Sebbene queste discussioni hanno portato ad una relativa incertezza presso i titolari di deposito in tutta l’Area Euro, finora i mercati finanziari hanno reagito con calma.

Il pacchetto di salvataggio della Troika è costituito da un programma di ristrutturazione del settore bancario, sostenuto dall’aggiustamento della dinamica macroeconomica. Ciò interessa soprattutto le due banche principali, Laiki Bank e Bank of Cyprus, mentre ulteriori azioni verranno intraprese nei confronti delle altre banche. Laiki banca (con un portafoglio di attività per un importo di 30 mld, 170% del PIL) separerà i depositi assicurati (fino a 100.000 euro), il finanziamento di emergenza della BCE (per un totale di 9,2 mld), mentre il restante ammontare di depositi sarà trasferito alla BoC (le cui attività ammontano a 36 mld), che verrà successivamente ricapitalizzata. In questo scenario i titolari di depositi non assicurati e obbligazionisti delle due banche potrebbero perdere un ammontare di 7,5 mld (fino a 60% dei loro crediti), o anche più nell’ipotesi peggiore. Per evitare il contagio alla Grecia, le operazioni di Laiki Bank e BoC saranno trasferiti a Banca del Pireo, la quale a sua volta sarà ricapitalizzata per 1,5 mld del fondo di ricapitalizzazione delle banche greche, essendo questo parte dell’operazione di salvataggio della Grecia. E quando il processo di ricapitalizzazione sarà completo, BoC e Laiki Bank avranno una base patrimoniale complessiva di 23-25 ??mld rispetto ai precedenti 66 mld.

Accanto alla ristrutturazione bancaria, un programma di aggiustamento macroeconomico è legato ai 10 mld di finanziamenti da parte della Troika, che mira a portare il debito pubblico sotto il 100% del PIL entro il 2020, con l’obiettivo di stimolare l’economia reale, data la struttura economica e il potenziale di crescita di Cipro. Verranno inoltre aumentate l’imposta sul reddito delle società a 12,5% (da 10%) e l’aliquota fiscale sugli interessi maturati a 30% (da 15%). Queste misure si rendono necessarie nel medio termine al fine di raggiungere un avanzo primario di bilancio del 4%. Il governo cipriota avrà bisogno di un rifinanziamento pari a 7,2 mld nel periodo 2013-2015, consistente di: rimborso del debito a medio e lungo termine, rifinanziamento di prestiti obbligazionari per ricapitalizzare Laiki Bank e iniziale rimborso del debito a lungo termine. La restante parte (2,8 mld) sarà quindi a disposizione per finanziare i deficit.

L’economia cipriota si ridurrà di circa 9% nel corso di quest’anno, seguito da 9,2% nel 2014 e 1,7% nel 2015. La capacità del settore bancario di fornire credito alle imprese sarà estremamente limitato, con un enorme impatto negativo su tutta l’economia, in particolare per quanto riguarda i consumi privati. Massicce saranno le perdite in termini occupazionali, laddove il processo di ridimensionamento del settore bancario avrà anche un impatto su segmenti del settore come contabilità e servizi alle imprese. Allo stesso tempo, il piano di aggiustamento fiscale prevede un ridimensionamento del settore pubblico (che attualmente rappresenta il 25% del PIL), portando a ulteriori perdite di posti di lavoro. Mentre la disoccupazione è destinata ad aumentare di 20% nei prossimi 12 mesi, il suo effetto si farà sentire immediatamente nelle vendite al dettaglio, che si prevede di diminuire 6,6% nel 2013. Effetti negativi si avranno inoltre sulla ricchezza delle famiglie, sebbene una gran parte di questi depositi non assicurati risultano essere detenuti da non residenti. Mentre la stretta al credito avrà un grave impatto sul mercato immobiliare: i prezzi delle case scenderanno, con enormi conseguenze per il settore edile. Senza dimenticare l’interruzione del sistema di pagamento, come risultato della chiusura temporanea del sistema bancario, portando al limite del prelievo di contanti (attualmente 300 euro al giorno), e l’imposizione di controlli sui capitali, misure necessarie ad evitare un assalto alle banche e un collasso totale del sistema bancario. Con il conseguente deterioramento della fiducia ed effetti negativi in ??termini di spesa e investimenti.

La massiccia contrazione economica prevista nel 2013 e 2014 metterà forte pressione sulle entrate del governo, dato il più basso livello di contributi previdenziali seguito all’aumento della disoccupazione, e i più alti esborsi governativi. Inoltre, il più elevato interesse aumenterà il livello di debito pubblico accumulato. Il disavanzo pubblico sul pil aumenterà così da 4,7% nel 2013 a 7,4% nel 2015, con un debito pubblico che passerà da 99% nel 2013 a quasi 120% nel 2016.

I problemi sono aggravati dal fatto che, con il ridimensionamento del settore bancario, l’intero modello produttivo cipriota deve essere cambiato radicalmente. Giacimenti di gas off-shore scoperti di recente potrebbero aiutare in questo senso, ma la dimensione e, quindi, il valore futuro di queste scoperte sono incerti, come lo sono i costi di sviluppo e di sfruttamento delle infrastrutture. Possono inoltre emergere conflitti politici con la Repubblica turca di Cipro del Nord e la Turchia stessa a causa delle relative  rivendicazioni. Pertanto, i benefici di qualsiasi estrazione di gas in mare aperto potrebbero difficilmente materializzarsi prima del 2020. Di conseguenza, è probabile che il programma di aggiustamento macroeconomico sia perfezionato e rivisto nel corso del tempo: una visione supportata dagli sviluppi in altri paesi del programma della Troika, come ad esempio Grecia, Portogallo e Irlanda. Ma che non deve distogliere dal fatto che l’unica via d’uscita da questa empasse sia data dagli stimoli provenienti dalle attività produttive, siano essi in termini di lavoro, ricchezza e fiducia: è infatti con insufficienti livelli di crescita che si alimenta il debito e non viceversa.

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