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Cinema, “Il traditore”: Favino-Buscetta alla conquista di Cannes

Cinema, “Il traditore”: Favino-Buscetta alla conquista di Cannes

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La vera storia del primo pentito di mafia: Tommaso Buscetta è il film che proponiamo questa settimana, la stessa che ricorda la strage di Capaci del 1992, appena uscito nelle sale e in concorso al Festival di Cannes dove è stato accolto con grande entusiasmo. Diciamo subito che condividiamo pienamente il successo di accoglienza: Il traditore, il film di Marco Bellocchio è carico, intenso, coinvolgente e completo. Carico di tutta la tensione vissuta in quel periodo difficilissimo per la storia della Repubblica, a cavallo del terrorismo, del dilagare del traffico internazionale di droga e di una crisi politica che porterà, agli inizi degli anni ’90, a tangentopoli. Intenso perché il protagonista Pierfrancesco Favino si conferma come uno dei miglior attori della scena italiana: in grande forma, con una capacità espressiva fuori del comune, in grado di raggiungere livelli di particolare intensità come raramente si vede sul grande schermo.

I dialoghi serrati, ravvicinati, duri e spietati, durante i due dibattimenti processuali con i grandi mafiosi sul banco degli accusati sono da incorniciare e proporre nelle scuole di recitazione. Coinvolgente perché ci porta dentro un sistema di valori, un mondo parallelo, un genere di umanità della quale sappiamo e leggiamo quanto è possibile ma sempre infinitamente poco rispetto a quanto realmente avviene. Ancora più coinvolgente perché ci ricorda che il nostro Paese vive ancora di troppi misteri insoluti, di tante zone d’ombra tra politica, affari loschi e criminalità organizzata in grado di minare seriamente il tessuto democratico e la convivenza civile. Infine, ancora più coinvolgente perché dietro grandi fenomeni, grandi tensioni sociali, ci sono le persone, gli esseri umani con tutte le loro forze e le loro drammatiche debolezze, i loro gesti più o meno epici insieme alle nefandezze bestiali animali, primordiali.

Nulla che vedere con le varie Gomorra o romanzi criminali di vario genere. La pellicola racconta la storia e il contesto della vita familiare e sociale di Buscetta che è stato, necessario ricordarlo sempre, un criminale pluricondannato, soprannominato “il boss dei due mondi” e non certo per le sue opere di bene e di questo e su questo è stato chiamato in giudizio e condannato. Ma ha segnato anche un passaggio, quello dei collaboratori, che ha consentito alla Giustizia italiana di entrare all’interno di un universo criminale senza il quale sarebbe stato difficile portare a conclusione il maxi processo dove oltre 300 mafiosi sono stati condannati. Il film non assolve “don Masino”, lo pone nella sua corretta posizione: non è stato un pentito (come spesso ripete) ma un testimone di un passaggio da una tipo di criminalità, Cosa Nostra, alla quale lui stesso apparteneva ad una diversa più spietata, diabolica, quella legata al nascente mondo del traffico di droga che lui non condivideva. Merita la citazione la figura del giudice Giovanni Falcone, che raccoglie le prime testimonianze che verranno poi utilizzate in tribunale, e che pagherà con la sua vita questo sua responsabilità, pietra miliare di tutto l’impegno per la giustizia e la legalità.         

Marco Bellochio è un grande regista: a lui dobbiamo titoli che sono nella storia del cinema italiano. Dal suo primo lungometraggio I pugni in tasca del 1965 per poi passare a La Cina è vicina e poi ancora Marcia trionfale e L’ora di religione del 2002, ha sempre tenuta accesa la cinepresa sulla società italiana, sui suoi mutamenti e trasformazioni. Con II traditore, ancora una volta, non ha fatto altro che scrivere una sceneggiatura già presente nelle pagine della storia recentissima di questo Paese, lette e vissuta sulle colonne dei giornali e dai video della televisione. Il giudizio sull’uomo Buscetta ha riguardato anzitutto la magistratura, poi la politica e infine alla storia. Nella seconda parte del film si parla anche del processo che ha interessato Giulio Andreotti, coinvolto dallo stesso Buscetta.

Il giudizio sul film invece interessa quel genere di cinematografia, quello di impegno civile, che ha legittimato molto nel passato e un po’ meno nel presente, la qualità e l’impegno del cinema italiano. Come abbiamo scritto, Il Traditore rappresenta l’Italia al festival di Cannes dove ha trovato agguerriti concorrenti come Dolor y gloria di Pedro Almodóvar oppure l’atteso Once upon a time… in Hollywood di Quentin Tarantino. Per quanto ci riguarda, il film che vi proponiamo lo rappresenta nel migliore dei modi: nel passato a vincere la Palma d’Oro ci sono stati registi della statura di Michelangelo Antonioni, dei Fratelli Taviani, Francesco Rosi, Elio Petri e poi ancora Nanni Moretti e così via. Bellocchio è in ottima compagnia. Il film è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI.

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