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Cinema: Dolor y gloria, ultimo capolavoro di Almodovar

Arriva in Italia l’ultima fatica del regista spagnolo: è la sua pellicola più autobiografica, probabilmente il suo testamento artistico – Il protagonista è il suo attore di fiducia: Antonio Banderas – TRAILER.

Cinema: Dolor y gloria, ultimo capolavoro di Almodovar

Giudizio dell’autore:

Risultati immagini per 4 stelle su 5

Per definire il film di questa settimana adoperiamo le stesse parole dell’autore: “È un film sull’amicizia, sul rapporto con i genitori, sull’infanzia, sulla creazione, sulla solitudine, sul desiderio ed è naturalmente un racconto che prende il via da una riflessione personale” (da un intervista a Vanity Fair). Si tratta di Dolor Y gloria di Pedro Almodóvar con due grandi protagonisti, Penelope Cruz e Antonio Banderas. La pellicola è stata accolta con grande entusiasmo al Festival di Cannes nei giorni scorsi ed ha buone possibilità di aggiudicarsi la Palma d’Oro. La storia racconta di un regista, Salvador Mallo, nel momento della sua vita più complesso, più maturo e consapevole delle vicende personali, intime, profonde. Ci sono pochi dubbi che si tratta di una pellicola dal fortissimo sapore autobiografico: il regista è se stesso che narra la sua infanzia, i suoi amori e i suoi dolori, tutto il bello e anche tutto il brutto della sua origine, della sua formazione, del complesso rapporto con i genitori. 

Due osservazioni in premessa: la prima riguarda il trailer dei giorni precedenti la distribuzione nel circuito, la seconda si riferisce al pubblico presente nelle sale. Almodóvar è indubbiamente un grande maestro del cinema contemporaneo e chi si può permettere di essere tale lo è anche per come cura i dettagli di tutta l’opera filmica. Il trailer, da solo, merita un riconoscimento per quanto, nella sintesi di pochi minuti, riesce non solo a fornire il quadro di quanto si andrà a vedere, ma anche la cornice: lussuosa, pregiata, raffinata. Per quanto riguarda il pubblico è interessante notare l’età media (almeno nella proiezione di chi scrive) sufficientemente “elevata”, diciamo over 60, che non ha mancato di far sentire un generoso applauso al termine della proiezione. Forse, troppo poco per sostenere che si tratta di un prodotto destinato ad un pubblico di adulti, ma certamente sufficiente a constatare che per la fattura cinematografica e il contenuto espresso risulta un film alquanto disomogeneo con i linguaggi prevalenti del mercato al quale guarda il pubblico più giovanile. 

Il racconto si svolge su due piani paralleli e incrociati: il primo riporta alla sua adolescenza, a quel mondo fantastico e complicatissimo dove tutto si svolge si racchiude intorno alle figure forti che accompagnano la crescita di un bambino con i genitori in primo piano (la madre anzitutto). Nello stesso momento avviene il primo incontro con una figura maschile, destinato a segnare intimamente la sua sessualità. Di questo passaggio, è di particolare vigore e intensità il dialogo tra Salvador e un suo precedente amante. Per certi aspetti, la teatralità, la narrazione per testi più che per immagini, rappresenta al tempo stesso il grande fascino del film ma anche il suo limite. Almodóvar è capace come pochi a suggellare sullo schermo composizioni cromatiche, inquadrature e posizionamento degli attori in modo raffinato. La ripresa in campo stretto, in primo piano, evidenzia le capacità recitative ma penalizza il grande schermo. Tutti i personaggi sostengono in modo convincente il proprio ruolo in perfetto equilibrio con tutta la narrazione. 

Il secondo piano si riferisce alle difficoltà della sua età matura, adulta, complicata da dolori fisici e mentali attenuati da intrugli di farmaci alternati a fumate di cocaina, e da un momento della vita dove si cominciano a tirare le fila, a chiudere i conti con problemi irrisolti. In questa parte il film tocca e suona corde emozionanti, vicine, prossime alla musica quotidiana che ogni essere umano, in un momento o in un altro, è destinato ad affrontare. 

Come abbiamo accennato, si tratta di un lavoro, una specie di quaderno di appunti personali e privati, che racchiude tutta la sua vita di regista e il protagonista del film riflette esattamente il suo percorso: è dal 1988, con Donne sull’orlo di una crisi di nervi, che Almodóvar ci propone perle cinematografiche destinate a rimanere negli annali del cinema. Come abbiamo appena accennato, parliamo di un regista, di un certo tipo di cinematografia, che potrebbe dividere in modo radicale gli spettatori. Spesso provocatorio su temi di aspro dibattito sociale, politico e religioso ma sempre di grande attualità per quanto riesce a racchiudere, nel breve spazio di un film, riflessioni e pensieri di grande spessore. Potrà piacere o meno, ma appartiene a pieno titolo  al ristretto cerchio di chi il cinema lo propone nel migliore dei modi. Se mai dovesse vincere a Cannes (dove non è mai stato premiato) sarebbe ampiamente meritato.

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