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Cina, i dati macroeconomici confermano la solidità del sistema, ma frena la crescita del Pil

La seconda economia al mondo rallenta nel terzo trimestre 2011: il prodotto interno lordo cresce del 9,1%, al di sotto delle attese. E’ la crescita più bassa dal 2009. Per il resto, l’economia si conferma solida: investimenti in capitale fisso al +24,9%, vendite al dettaglio +17%, produzione industriale + 13,8%

Cina, i dati macroeconomici confermano la solidità del sistema, ma frena la crescita del Pil

Diffusi nella notte italiana una raffica di dati macroeconomici sulla Cina. Tali dati evidenziano in particolare una frenata del Pil, che continua a crescere ma ben al di sotto delle aspettative.

L’economia del Paese asiatico sembra infatti aver rallentato nel terzo trimestre più delle attese formulate dagli analisti. Il prodotto interno lordo cinese ha evidenziato infatti un aumento su base annua pari al 9,1%. Si è trattato della più modesta crescita dal secondo trimestre 2009. Gli economisti avevano stimato un balzo in avanti pari al 9,3%. Nel primo trimestre il Pil della Cina era cresciuto del 9,7% mentre nel secondo si era attestata al 9,5%. Nei primi nove mesi dell’anno il prodotto interno lordo ha registrato un +9,4%, medesimo tasso registrato nei primi 9 mesi del 2010.

Gli investimenti in capitale fisso cinesi sono aumentati nei primi nove mesi dell’anno del 24,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute del 17% nei primi nove mesi dell’anno. La produzione industriale, infine, ha registrato a settembre un aumento annualizzato pari al 13,8%. Nei primi nove mesi dell’anno, la produzione industriale nella seconda economia mondiale è salita del 14,2%.

I risultati sono complessivamente in linea con le attese degli analisti. Le ultime mosse messe a segno dalla banca centrale che hanno in qualche modo allentato la morsa sul credito sembrano aver prodotti i risultati attesi. Il governo ha ripetutamente sottolineato nelle ultime settimane la volontà di mantenere sotto controllo l’inflazione senza però penalizzare eccessivamente i consumi, specialmente quelli interni, il cui peso relativo è ancora relativamente contenuto nell’economia del Paese.

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