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Cina e petrolio non fermano le Borse

Sui listini non pesa più di tanto la frenata dell’economia cinese e gli alti prezzi del petrolio – Piazza Affari apre in rialzo, poi gira in negativo – Attenzione alla riforma del lavoro e al ricambio in Confindustria – Si arroventa la battaglia per Fonsai e Premafin corre – Galateri resta alla presidenza di Generali che migliora la gestione industriale.

Cina e petrolio non fermano le Borse

Cina e petrolio. I mercati scoprono due ostacoli sulla via del rally del toro, iniziato dopo l’accordo sulla Grecia. I timori hanno frenato Wall Street: lo Standard & Poor’s 500 ha perduto lo 0,3%, meno del Nasdaq -0,1% ma più del Dow Jones -0,5%. Analogo il comportamento dei listini europei. A Piazza Affari l’indice Ftse/Mib è sceso dell’1%, Parigi ha perso l’1,3%, al pari di Francoforte, Londra -1,1%. Stesso copione sui mercati asiatici. In calo il Nikkei 225 -0,54%, dopo la sosta per festività, l’Hang Seng di Hong Kong perde lo 0,55%.

I listini hanno accolto senza particolari entusiasmi l’approvazione degli accordi di Bruxelles da parte del Parlamento greco. Al contrario, ovunque hanno tenuto banco i segnali di rallentamento del Drago cinese: la frenata nei consumi di ferro, denunciata dai grandi fornitori, Bhp Billiton in testa; il rallentamento degli acquisti di autovetture; la caduta dei prezzi immobiliari in 45 città.

Altra nota negativa: l’impatto del caro greggio sull’inflazione, sia in Europa che negli Usa. Insomma, non è ancora il momento di abbassare la guardia, come fa notare la banca centrale. Secondo il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, infatti, “l’economia presenta ancora delle sfide. La disoccupazione è ancora alta e questo crea problemi per tutti” . Tuttavia, ha aggiunto Bernanke alla Cnbc, le prospettive di lungo termine della nazione sono “molto buone” .

A proposito di greggio merita segnalare la vigorosa e quasi inedita presa di posizione del ministro del petrolio saudita, Ali Naimi, Gli alti prezzi del petrolio, ha detto, sono “ingiustificati”, aggiungendo che Riyad è pronta, se necessario, ad aumentare la produzione del 25% “Mi sfugge la ragione di questi rialzi – ha aggiunto Naimi – La situazione ‘è molto diversa dal 2008: oggi c’è un surplus di offerta di 1-1,2 milioni di barili al giorno”.

Il prezzo del petrolio ieri è calato: il il Wti è stato scambiato a 106,5 dollari al barile (-1,4%), il Brent è a 124 dollari (-1,2%). Sono scesi in parallelo i titoli petroliferi. Eni –1,2%, Tenaris -4%, Saipem -1,5% In Italia riflettori accesi oggi i Piazza Affari per verificare la reazione dei mercati alla riforma del mercato del lavoro.

Intanto si fa rovente l’attesa per una delle elezioni più incerte e combattute nella storia di Confindustria: Alberto Bombassei o Girogio Squinzi, domani si decide Intanto continua a stupire l’afflusso di prenotazioni per il Btp Italia a 4 anni prenotabile via web. Ieri sera, a due giorni dalla scadenza dell’offerta (la prima di una serie), il titolo aveva già raccolto 3,3 miliardi di prenotazioni, quasi il doppio dell’obiettivo del Tesoro.

Sul fronte obbligazionario torna a crescere lo spread tra bund e Btp: il differenziale tra i titoli di stato decennali tedeschi e quelli italiani è salito a 286 punti base, in progressione del 2,77% rispetto alla chiusura di ieri a quota 279.

In Borsa il settore peggiore è stato quello delle auto con l’indice Stoxx del comparto che è sceso del 4%, trainato al ribasso da Daimler -4,3%, Bmw -5% e Volkswagen -5,3%. Anche Fiat ha perso il 3,8%, Pirelli -2,2%, Fiat Industrial-2,4%. Dietro al ribasso delle società dell’auto ci sono le dichiarazioni di Gu Xianghua, vicesegretario dell’Associazione dei produttori di auto cinesi, che ha detto che in Cina le vendite di auto nel 2012 cresceranno meno dell’8% finora previsto, probabilmente saliranno del 5%.

Ma l’ad della Fiat Sergio Marchionne, stavolta nelle vesti di presidente dei costruttori europei, ha colto l’occasione per sottolineare ancora na volta che l’industria europea “lamenta un eccesso di capacità produttiva nell’ordine del 20%” e che, per risolvere la crisi “è necessaria una ristrutturazione pilotata dall’Europa perché nessun Stato si assumerà l’onere sulle spalle”. E a proposito dell’Italia, Marchionne è stato, al solito, netto: “Mario Monti sta facendo un magnifico lavoro. Seza di lui non avremmo approvati gli investimenti per Mirafiori”.

Anche le società del lusso hanno patito la febbre cinese, ormi il primo mercato mondiale del settore : Lvmh è scesa a Parigi del 2,3%, Ferragamo ha perso il 2,1%, Tod’s -1,4%. Fra i titoli industriali, Finmeccanica ha perso il 2,1%, Prysmian è scesa del 2,5%, StM -0,9%. In rialzo Diasorin +2,6% e Telecom Italia +2,9%. Giornata di debolezza anche per le banche: Banco Popolare -1,5%. Vendite su Intesa SanPaolo -1,8%, Unicredit -0,7% e MontePaschi -1,7%.

Nel giorno della presentazione del piano Palladio-Sator, alternativo alla fusione a quattro caldeggiata da Mediobanca, non si ferma la corsa di Premafin + 7%. In calo Unipol -2,4% e Fondiaria-Sai -0,7%. In ribasso le Generali -2,08% nel giorno dei conti. Il Leone di Trieste chiude il 2011 con un utile dimezzato a 856 milioni dopo aver svalutato per oltre un miliardo tra bond greci (472 milioni) e la quota Telecom (valore unitario dei titoli abbassato a 1,5 euro). All’assemblea, che rinnoverà alla residenza Gabriele Galateri, verrà proposto un dividendo di 20 centesimi (contro 45). Le note liete arrivano dalla gestione industriale: il solvency ratio, dopo la ripresa dei titoli di Stato, è risalito al 132%; il risultato operativo è pari a 3,9 miliardi (contro 4,1) , il combined ratio (l’indice che misura l’incidenza dei sinistri e dei costi di gestione sui premi) migliora di 2,3 punti al 96,5%. Fra le mid cap, forte rialzo di Prelios +11%. Seat Pagine Gialle è salita del 4,4%

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