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Carne non-carne: il nuovo futuro dell’alimentazione?

Sostenibili, animal friendly e molto simile alla carne: i surrogati delle proteine animali sono la più grande rivoluzione alimentare dei nostri tempi. Con i prodotti vegetali come il burger firmato Beyond Meat e quello di Impossible Food, il pollo sintetico di Singapore e le bistecche in stampa 3D di Novameat la ricerca scientifica in campo alimentare è sempre più vicina a ottenere un prodotto che per sapore, consistenza e profumo assomiglia alla carne vera.

Carne non-carne: il nuovo futuro dell’alimentazione?

In un futuro non troppo lontano potremmo avere sulle nostre tavole una bistecca di manzo non-manzo, un salsiccia di maiale non-maiale, hamburger o polpette non di carne. Si chiama carne sintetica oppure vegetale e sono delle alternative sostenibili per soddisfare il nostro palato come quando mangiamo prodotti a base di origine animale.

Scienziati e ricercatori stanno lavorando per ridurre l’impronta ecologica e la sofferenza degli animali. Come tutti sappiamo gli allevamenti intensivi di animali sono una delle maggiori fonti di inquinamento insieme al consumo di acqua (la produzione di un solo hamburger richiede 2.500 litri di acqua). Inoltre, la produzione di cibi di origine animale richiede un ampio uso di risorse alimentari che non viene compensata dalla produzione di carne, latte e uova destinati al mercato. Poi c’è il tema etico della macellazione e, infine, eccessive quantità di carne rossa possono seriamente nuocere sulla salute.

Si sente molto spesso parlare di carne sintetica o vegetale. Alternative che potrebbero rimpiazzare quella vera, creata in laboratorio e molto vicina per sapore, consistenza e apporto proteico. Pioniere di questo settore è l’azienda Beyond Meat. Nel 2009 inizia il percorso per ricreare prodotti simili alla carne ma di origine vegetale. I prodotti sono ricreati con fave, riso, succo di barbabietola e, ovviamente, oli vegetali per ricreare il grasso. Due anni più tardi arriva Patrick Brown, ex ricercatore di biochimica alla Stanford University, con l’Impossible Burger, finalizzato a raggiungere un risultato che sembra impossibile: sfidare i costi di produzione, le regole e le abitudini alimentari. 

I prodotti di queste due aziende si possono trovare nei fast food americani ma anche nei Burger King italiani, nel menù Rebel Whopper. Si tratta di un hamburger di carne ma senza carne, preparata in laboratorio tramite la trasformazione biochimica dei vegetali. Nel dettaglio, la carne è fatta mescolando il grasso di cocco con proteine delle patate ed ere, un composto organico contenente ferro che serve a replicare l’effetto del sangue. Il risultato? Aspetto, sapore, profumo molto simile e, perfino, lo sfrigolio di quando la carne viene cotta sulla piastra.

Un altro esempio è il ricercatore e ingegnere biomedico italiano, Giuseppe Scionti, che ha presentato con la sua startup Novameat a Barcellona il progetto di una bistecca in 3D, ricavata da materiali di origine vegetale quali piselli, alghe e barbabietola. Usando la stampa 3D si ottiene un incrocio di filamenti che assomigliano a quelle di un muscolo animale.

Il primo hamburger prodotto in laboratorio è stato mangiato a Londra, nel 2013. Grazie al lavoro degli scienziati della Masstricht University in Olanda, sotto la guida di Mark Post, che hanno creato la carne partendo dalle cellule staminali di una mucca e fatte crescere fino a formare strisce muscolari, poi unita e aromatizzata come la carne vera. L’obiettivo è di creare tessuti che contengano omega 3 in grado di abbassare il colesterolo, prevenendo i rischi legati a malattie cardiovascolari.

A settembre 2019 è stata prodotta la carne bovina nello spazio. L’esperimento realizzato dalla Stazione russa, in collaborazione con una società israeliana, si basava sull’uso di una stampante 3D per la produzione di tessuto biologico a partire da cellule messe a coltivare prima sul nostro pianeta. Anche se la tecnica è ancora da perfezionare, questo risultato ha dimostrato la possibilità di produrre la carne direttamente nello spazio. A dicembre 2020, invece, Singapore ha autorizzato la vendita dei nuggets di pollo sintetico coltivato dall’americana Eat Just. A gennaio 2021, a Tel Aviv è stato inaugurato “The Chicken” il primo locale con un menù a base di carne coltivata in provetta.

Questi sono solo alcune esempi di startup o ricercatori che si impegnano nel trovare alternative utili per alleviare i danni causati al nostro pianeta dalla produzione di carne. E se la battaglia sul piano sostanziale anche non è stata vinta, quella formale si. Bruxelles ha bocciato la richiesta da parte delle aziende del settore di associare il termine carne, hamburger, salsiccia o bistecca a prodotti di origine vegetale.

Nonostante quello che si possa pensare, la maggior parte delle persone che consumano questi prodotti non sono vegetariani o vegani, piuttosto flessitariani, ovvero coloro che sostituiscono il più possibile le proteine animali con quelle vegetali, o che cercano un’alternativa “più salutare” delle carne bovina o ancora quelli con un anima più ambientalista. Per questo motivo le aziende stanno cercando di creare prodotti che assomigliano in tutto e per tutto alla carne: per fornire un sistema alimentare sostenibile e sano.

Ciò che preoccupa di più l’opinione pubblica riguardano le possibili ripercussioni sulla salute. Secondo molti nutrizionisti, la carne sintetica non è stata promossa a pieni voti, dato che pecca per un’eccessiva quantità di grassi saturi, zuccheri e sale. Un altro problema riguarda i costi di produzione, ancora molto elevati ma che in futuro potrebbero essere ridotti grazie al perfezionamento di nuove tecniche.

In una intervista al MIT Tech Review, Bill Gates ha discusso di tutte le iniziative volte a ridurre le emissioni di carbonio. Tra queste c’è il consumo di carne sintetica, almeno nei paesi ricchi. Una proposta assurda per i meatlovers, ma per il fondatore di Microsoft le alternative alla carne continueranno a crescere e perfezionarsi. E questa potrebbe essere la fine della carne per come la conosciamo.

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