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Caos dazi, Borse in rosso. Ma a Milano balzo di Terna

Dopo le chiusure in caduta libera di Tokyo e Shanghai, i listini europei si allineano al ribasso. In rimonta oro e petrolio. Si rafforza lo Yen e il dollaro scende. I titoli di Stato tornano ad essere considerati beni rifugio. A Milano in controtendenza Leonardo e Enel. In tensione Tenaris, Telecom Italia soffre per lo scontro Vivendi-Elliott.

Arretrano ma non crollano le Borse europee sotto la minaccia di una guerra commerciale. Donald Trump, del  resto, finora ha risparmiato l’Unione Europea delle tariffe scattate ai danni dell’acciaio e dell’alluminio della Cina, che ha già adottato misure di ritorsione e del Giappone: la Borsa di Tokyo ha perduto stamane il 4,5%. Assai meno pronunciato il ribasso di Piazza Affari attorno all’1,50% poco sopra quota 22 mila punti. Cali dello stesso ordine di grandezza colpiscono Parigi e Francoforte, Madrid -1,3%.  Limita i danni Londra -0,85%. I future anticipano un avvio in calo di Wall Street. Il future dell’indice S&P500 perde lo 0,3%, stamattina era in ribasso dello 0,6%. 

I titoli di Stato della zona euro tornano ad essere considerati un bene rifugio. Il rendimento del Bund tedesco e del Btp 10 anni scende sui minimi da gennaio. Il Btp decennale tratta all’1,89% e lo spread con il Bund in lieve rialzo a 137 punti base. L’oro prosegue la risalita e si porta sui massimi da inizio febbraio a 1.342 dollari l’oncia. Oggi guadagna l’1,1% e mercoledì ha messo a segno la miglior seduta da inizio 2018 (+1,6%). A sostenere gli acquisti è anche la debolezza del dollaro: un calo del dollaro rende l’oro più conveniente per i possessori di valuta estera e, quindi, aumenta la domanda di metallo prezioso. Da inizio 2018 l’oro guadagna il 3,3% in Dollari, mentre è in pareggio se la performance viene calcolata in Euro.  

I timori di una guerra commerciale sostengono lo yen e penalizzano in dollaro. Il cambio dollaro/yen si porta a 104,998 da 105,26 dell’ultima chiusura, dopo essere sceso fino a 104,64. Ma lo yen avanza anche nei confronti della moneta unica: l’euro/yen scambia a 129,36 da 129,50 dell’ultima chiusura, con un minimo intraday a 128,96, livello che non vedeva da agosto 2017. L’euro/dollaro si muove a sua volta in lieve apprezzamento a 1,2318 da 1,2300. 

Avanza il petrolio: Brent (oggi 68,90 dollari al barile +0,2%),  Wti 64,60 dollari in controtendenza rispetto alle borse, con il prezzo vicino ai massimi dell’anno. Salvo sorprese nel pomeriggio frazione della seduta, oggi si chiude la terza settimana positiva di seguito. Il bilancio parziale è +4%, il più ampio mai registrato da inizio 2018.

A dominare la scena sono le tensioni geopolitiche. La nomina di John Bolton a consigliere per la Sicurezza Nazionale fa prevedere la cancellazione dell’accordo sul nucleare iraniano che aprirebbe la prospettiva di sanzioni contro le vendite di petrolio dell’Iran, appena tornato sul mercato libero.

In forte calo Tenaris -3,9%. La Corea del Sud è tra i paesi esentati dalle misure protezionistiche degli Stati Uniti, per cui non ci saranno dazi sui tubi coreani. Eni e Saipem -1,4%. Si difendono le utility. Terna avanza dell’1,25%, dopo l’illustrazione del piano strategico al 2022 che prevede Investimenti in attività soggette a regolamentazione: per 5,3 miliardi di euro, un Ebitda al 2022 di 1,90 miliardi di euro e un dividendo in crescita media annua del 3%.  Fidentiis ha alzato il giudizio a Buy da Hold, target a 5,30 euro da 5,10 euro. Citigroup ha confermato il giudizio Buy, target 5,0 euro. Société Generale ha alzato il target price a 5,14 euro da 4,95 euro, giudizio Hold confermato.   

In terreno lievemente positivo anche Enel +0,1% circa grazie ad un utile netto e ad una proposta di dividendo leggermente meglio delle attese. A2A +0,6%.  

In lieve ribasso Telecom Italia -0,8% ormai oggetto di uno scontro frontale tra Vivendi e Elliott Partners. In una nota il fondo Usa azionista di Telecom al 5,74% giudica “cinica ed egoistica” la decisione dei consiglieri Tim legati a Bolloré di dimettersi facendo così decadere il consiglio.  E’ già stata convocata l’assemblea per l’integrale rinnovo del consiglio, si tiene il 4 maggio.  

A Piazza Affari proseguono le vendite su Stm -4,23%, penalizzata anche dalla debolezza generale dei tecnologici. Sottotono banche e industriali, mentre viaggiano in controtendenza Leonardo +0,87%. 

Precipita Fiat Chrysler –1,63%, una delle società potenzialmente più danneggiata da una guerra dei dazi. Cnh Industrial –1,23%. L’Asia vale circa il 12% dei ricavi del gruppo. I dazi incrociati sulle derrate agricole, tra Stati Uniti e Cina, potrebbero avere impatti tutto sommato modesti, ma va ricordato che ieri il settore “industrial” di Wall Street ha perso il 3%. Brembo -2,14%. In calo anche il settore del credito. Intesa lascia sul terreno più del 2%, Unicredit -1,24%.  

Dopo la smentita dell’aumento di capitale Banca Monte Paschi registra un modesto rialzo +0,15%. Avanza Carige +2,47 dopo che  Raffaele MIncione ha dichiarato di non escludere l’aumento della sua quota al 9,9% dall’attuale 5,4%.       

Tra le assicurazioni Generali arretra dell’1,70%: potrebbe essere imminente una decisione sulla valorizzazione di Generali Leben.  Unipol -0,9%%, ha girato la sua quota del 64% in Arca Vita (joint venture con Bper Banca in calo del 2%) a UnipolSai -1,01%. Transazione da  475 milioni.

Cattolica Assicurazioni, in calo dell’1%, ha anticipato l’approvazione della proposta di adozione di un nuovo statuto sociale, da sottoporre all’assemblea dei soci. La proposta prevede l’innalzamento della soglia massima di capitale per le persone giuridiche al 5%, Fondi di investimento compresi.  

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