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Bufera sui magazzini Lme in Malaysia

L’ipotesi di una tassa sulla merce contenuta nei magazzini della borsa metalli rischia di mettere in crisi un consistente volume d’affari, specialmente sul mercato dello stagno.

Bufera sui magazzini Lme in Malaysia

Il London Metal Exchange (Lme) nei giorni scorsi ha lanciato una sorta di bomba tra gli operatori, minacciando di sospendere i warrants relativi ai suoi magazzini malesi, cioè gli strumenti che conferiscono ai detentori il controllo di determinate quantità di metallo accantonate a Johor e a Port Klang. Non è cosa da poco, specialmente per chi opera sul mercato dello stagno: circa l’85% degli stock Lme di questo metallo è infatti proprio in Malaysia.

Tutto nasce da una mossa delle autorità malesi, che hanno deciso di imporre dal 1° aprile una tassa denominata Gst (Goods and Service Tax), che potrebbe essere estesa alle giacenze di metalli. La borsa metalli di Londra infatti fissa come pre-requisito per i magazzini autorizzati che gli stock contenuti non siano soggetti a tassazioni locali. La conclusione della vicenda non è ancora chiara, perché i magazzini potrebbero essere esclusi dalla tassa. Però un certo allarme è giustificato dal successo di Johor e Port Klang come hub di metalli non ferrosi.

In prima fila tra i magazzini dei due siti c’è Pacorini Metals, il ramo dell’azienda triestina che è oggi una divisione di Glencore, il colosso svizzero minerario e commerciale. Nelle strutture Pacorini in Malaysia a fine febbraio giacevano complessivamente oltre 346mila tonnellate di metalli. Forse, come si diceva, tutto potrebbe rivelarsi una bolla di sapone. Ma nel timore che non sia così, molti warrants sono già cancellati e non si può escludere che la cautela spinga a qualche spostamento di merce in extremis, per  evitare sgradite sorprese.

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