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Btp Italia, oggi la cedola. Commercio e Fbi frenano Wall Street

Il Tesoro renderà nota oggi l’entità della cedola del nuovo titolo che sarà lanciato la settimana prossima – L’affare Fbi e il crollo dei titoli del commercio rendono inquieta la Borsa americana – I conti premiano Unicredit, mentre il Banco Bpm torna all’utile e limita il diritto di recesso

Btp Italia, oggi la cedola. Commercio e Fbi frenano Wall Street

Nelle ultime 19 sedute il calo massimo (in chiusura) dell’indice S&P 500 è stato -0,3%. In questa situazione anomala di volatilità quasi zero fanno notizia anche movimenti modesti, che segnalano però il fuoco che arde sotto le ceneri di una calma anomala che non promette nulla di buono. Il modesto calo di ieri (S&P -0,22%, comunque il maggior calo dell’indice nelle ultime tre settimane) è probabilmente la punta dell’iceberg delle difficoltà dell’amministrazione, dopo che Donald Trump si è cacciato in un pericoloso pasticcio licenziando il capo dell’FBI William Comey.

Il rischio è che il Congresso richieda la nomina di un Procuratore Speciale che indaghi su le connessioni tra il presidente e la Russa. Il pericolo di un conflitto istituzionale che richiama alla memoria il Watergate (Comey sarà chiamato a testimoniare in Senato) rallenterà l’agenda economica dell’amministrazione. È sintomatico che William Dudley, il potente governatore della Fed di New York, abbia detto ieri che il protezionismo “è una falsa soluzione, con un certo appeal politico, ma che potrebbe danneggiare gravemente l’economia americana”.

Insomma, la Trumponomics rischia di finire in un cassetto, anche se il Presidente torna ad agitare, in un’intervista a The Economist, la promessa di tagli fiscali “mai visti”. Per paradosso, a consolare il presidente, arriva una buona notizia dal “nemico” cinese: Pechino aprirà le porte alle agenzie di rating ed alle importazioni di carne Usa, nel quadro delle concessioni promesse da Xi Jingping nella sua visita americana.

DEBOLE TOKYO, SALE SOLO LA CINA

La mini frenata dei mercati Usa ha condizionato le Borse asiatiche, che si avviano però a chiudere una settimana positiva anche grazie al recupero del petrolio. Debole Tokyo (-0,6%), in calo Sidney (-0,7%) nonostante la ripresa dei prezzi delle materie prime. In modesto rialzo Shanghai (+0,2%). Nell’ultimo mese, secondo un report di Deutsche Bank, la Borsa cinese è scesa del 7% (contro il +4% di Tokyo) sotto la pressione dell’opera di pulizia nella finanza ombra avviata dal governo in vista del congresso del partito nel prossimo anno.

Il listino di Taiwan si conferma sopra i 10 mila punti per la prima volta dalla bolla del Duemila, grazie alle performances dei fornitori Apple. A Seul (-0,4%) debutto in chiaroscuro per Netmarble game, il terzo gruppo mondiale di giochi per mobile: +9,2% in apertura, rialzo dimezzato nella seduta. Frena anche Mumbai (-0,2%).

CROLLA IL COMMERCIO OFF LINE: MACY’S -17%. DISASTRO SNAP (-21,45%)

Giornata all’insegna di un modesto ribassi per i listini americani. Arretra il Dow Jones (-0,11%), perdita dello 0,22% per S&P500 e Nasdaq. È stata una giornata da incubo per i colossi del commercio tradizionale, piegati dal successo di Amazon. Dopo i conti, assai peggiori delle già prudenti previsioni, Macy’s perde il 17%. Kohl -7,86%. Giù del 7% Nordstrom e J. Penney.

Ancora una discesa da brivido per Snap (-21,45%) dopo il bilancio da cui è emerso il rallentamento dei ricavi e del numero degli utenti.

In ripresa i prezzi del petrolio a due settimane dal vertice dei produttori: Wti e Brent salgono dell’1%, a 47,8 e 50,7 dollari al barile. A Piazza Affari Eni +0,3%, Saipem +0,3%.

INVARIATI I TASSI INGLESI. CONSTANCIO DIFENDE IL QE

La frenata di Wall Street ha condizionato nel pomeriggio i listini europei. Milano ha chiuso in leggero ribasso, dopo aver toccato in mattinata i massimi da gennaio 2016. Indice Ftse Mib -0,33% a 21.483 punti nel finale di seduta. In rosso il resto d’Europa: Madrid -1,57%; Parigi -0,32%; Francoforte -0,36%. Piatta Londra (+0,2%).

La Bank of England ha deciso di mantenere il tasso d’interesse allo 0,25%. Il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha fatto notare ieri che prolungare ulteriormente lo stimolo monetario è meno rischioso di un ritiro prematuro delle misure espansive. Constancio ha inoltre spiegato che, essendosi la Bce esplicitamente impegnata sulla politica monetaria fino a dicembre, deciderà solo in autunno cosa fare dopo.

L’euro, dopo una discesa iniziale dovuta alle parole di Constancio, si è riassestato nella seconda parte della seduta e quota a 1,0868, praticamente allo stesso livello di ieri.

REDDITO FISSO CONTRASTATO. OGGI LA CEDOLA DI BTP ITALIA

Il secondario italiano ha chiuso in territorio negativo, in linea con la quasi totalità del comparto europeo, appesantito a livello generale dalla prospettiva che la banca centrale europea possa studiare un piano per ridurre via via lo stimolo monetario.

Ieri sera il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a dieci anni si si è attestato a 186 punti base, dai 183 del finale di seduta. In parallelo, il tasso del decennale è salito al 2,295% dal 2,25% dell’ultima chiusura.

La carta italiana risente anche dell’asta a medio lungo termine di ieri che ha visto il Tesoro collocare 7,194, miliardi di euro, poco meno dell’importo massimo per 7,25 miliardi, in Btp a 3, 7 e 30 anni, più un off-the-run, registrando tassi in lieve calo.

Oggi il Mef renderà nota la cedola minima garantita del nuovo Btp Italia a sei anni, indicizzato all’inflazione nazionale, che verrà offerto la settimana prossima. Secondo gli analisti, potrebbe attestarsi tra 0,4% e 0,5%.

UNICREDIT AL TOP IN EUROPA. I CONTI PREMIANO MEDIOBANCA

Frena nel pomeriggio l’indice delle banche europee, scivolato in terreno negativo (-0,8% l’Eurostoxx di settore). Il titolo migliore in Europa è stato Unicredit (+3,60%) che ha resistito al ribasso in arrivo da Wall Street. La Banca ha chiuso il primo trimestre del 2017 battendo le stime degli analisti; l’utile netto consolidato è balzato a 907 milioni di euro contro i 406 milioni dello stesso periodo del 2016 e i 612 milioni delle attese dei broker. I ricavi sono saliti del 3,4% a 4,8 miliardi (4,56 miliardi previsti dagli analisti), mentre il margine operativo netto è aumentato del 36,1%.

Chiude in terreno positivo Mediobanca (+1,3%). La merchant bank ha chiuso i primi nove mesi dell’esercizio 2016-17 con un utile netto di 613,9 milioni di euro, in crescita del 38,8% rispetto a un anno prima e sopra il consensus.

DIRITTO DI RECESSO, BANCO BPM RITIRA SOLO 14,5 MILIONI

In calo Intesa (-1,1%) e le altre banche del paniere delle blue chip. Banco Bpm – 2%: il cda ha deciso ieri sera di limitare il previsto rimborso delle azioni oggetto di recesso (65,2 milioni di titoli) a un controvalore complessivo di 14,5 milioni su una somma totale di 205,6. Un comunicato sottolinea che il rimborso parziale delle azioni residue potrà essere eseguito solo dopo il rilascio delle dovute autorizzazioni della Bce.

Ubi (-3%) prevede di tagliare entro il 2020 un terzo il personale delle tre good bank (Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti) di 1.569 risorse (-32% rispetto al 2016). Bper Banca -2%: l’ad di Unipol (-2,3%), Carlo Cimbri, ha confermato che la quota nella Banca è salita al 99% ma ha escluso un progetto di concentrazione tra le due società.

LE SVALUTAZIONI FRENANO GENERALI

Tra le trimestrali deludono i conti di Generali (-3,5%). La compagnia ha chiuso il trimestre con un utile netto in calo del 9%, a 535 milioni, a causa di un lieve peggioramento del trend operativo e per effetto di alcune svalutazioni. Securities (rating outperform, prezzo obiettivo a 17 euro) ha sottolineato come i conti trimestrali siano stati in linea con le attese a livello operativo, ma di un 10% sotto in termini di risultato netto.

Poste Italiane -1,3% nel giorno della pubblicazione dei dati del trimestre. La società ha avvertito che rivedrà la politica dei dividendi, ma senza grandi variazioni.

BOLLORÉ VENDE HAVAS A VIVENDI. MEDIASET -3%

Vivendi aggiunge un altro tassello al suo impero multimediale e si procura altre munizioni da utilizzare magari sul mercato italiano. Ieri la società presieduta da Arnaud de Puyfontaine ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto su Havas, la sesta agenzia pubblicitaria mondiale, controllata dal Bolloré Group (59,8%), azionista di riferimento (20,65% del capitale e 29,84% dei diritti di voto) della stessa Vivendi.

L’offerta sarà lanciata a un prezzo di 9,25 euro per azione, che incorpora un premio dell’8,8% rispetto al valore corrente di borsa di Havas e del 20,6% rispetto al corso azionario medio degli ultimi dodici mesi. Havas capitalizza attualmente 3,55 miliardi e per il Bolloré Group c’è la possibilità di incassare quasi 2,2 miliardi di euro dall’adesione all’Opa.

A Piazza Affari intanto arretra Telecom Italia (-0,4%). L’indice Euostoxx delle tlc ha ceduto l’1,5%. Giù anche Mediaset (-3%): la tedesca ProSiebenSat1 [PSMGn.DE] è in calo del 6% all’indomani della presentazione dei dati del trimestre.

Frena l’industria: Prysmian-0,7%, Fiat Chrysler -2,7%, Stm -2,2% (mercoledì il titolo ha toccato i massimi degli ultimi dieci anni, mentre ieri la società ha tenuto l’investor day).

GEOX PRENDE IL VOLO. NON PIACE IL PIANO ASTALDI

Geox +13% all’indomani della pubblicazione dei dati preliminari del trimestre. I ricavi sono saliti di poco più dell’1% anno su anno, buone le indicazioni sugli ordini per la nuova collezione. Kepler Cheuvreux ha alzato il giudizio a Buy da Hold e il target price a 3,10 euro da 2,05 euro.

Banca Akros ha invece alzato la raccomandazione sul titolo da neutral ad accumulate, con prezzo obiettivo che passa da 2,55 a 2,9 euro.
Astaldi -5%: la società delle costruzioni ha presentato target del 2017 inferiori alle aspettative.

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