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Btp indicizzato all’inflazione: record europeo di domanda a 41 miliardi. Ecco perché è la richiesta più alta di sempre

I Btp italiani godono dell’interesse degli investitori e il Tesoro continua a battere record di raccolta. Già messo in cascina circa un terzo della necessità di raccolta per il 2024

Btp indicizzato all’inflazione: record europeo di domanda a 41 miliardi. Ecco perché è la richiesta più alta di sempre

Evidentemente la scottatura da inflazione brucia ancora e, nonostante i prezzi siano scendendo velocemente, a 2,6% a febbraio nell’area euro, in molti temono che il caro vita possa restare elevato a lungo, se non addirittura tornare a crescere. E allora anche un rendimento lordo dell’1,83% per un titolo con scadenza 2036 è da considerare interessante.

Si spiega così l’enorme domanda ricevuta per il nuovo Btp indicizzato all’inflazione della zona euro: 41 miliardi la richiesta più alta di sempre a livello continentale per un titolo collegato all’inflazione. Il Tesoro ne ha poi collocati “solo” 5 miliardi al prezzo di 99,763 (Codice Isin: IT0005588881) con un coefficiente di indicizzazione è indicato allo 0,99524. Le cedole effettive, semestrali, dipenderanno ovviamente dall’inflazione comunitaria, al netto dei tabacchi. Il collocamento sindacato è stato gestito da Banco Bilbao, BofA, Citibank, Hsbc e Société Générale nel ruolo di lead manager.

I sottoscrittori dell’offerta del Tesoro italiano sono stati soprattutto gli investitori internazionali, che secondo le prime stime hanno assorbito l’80% degli acquisti con una prevalenza di Asia, Francia, Regno Unito e penisola Iberica.

Il Tesoro ha già raccolto circa un terzo del programma del 2024

E’ un nuovo successo del Tesoro non c’è che dire, che da inizio anno ha sempre raccolto volumi di domanda imponenti. Via XX Settembre viaggia ora intorno al 30% dell’impegnativo programma annuale, cioè circa 8 punti sopra i ritmi dello scorso anno. E’ ancora fresco il successo del Btp Valore marzo 2030 che ha visto una raccolta oltre 18 miliardi di euro, una cifra record per un titolo retail. A fine gennaio, ricorda Reuters, Via XX Settembre aveva collocato un nuovo Btp a 15 anni da 10 miliardi di euro con ordini quasi otto volte l’importo, mentre a inizio anno la domanda per un dual tranche – un nuovo titolo a 7 anni da 10 miliardi e la riapertura del trentennale per 5 miliardi – aveva superato complessivamente quota 160 miliardi.

L’appeal dei Btp italiani rispetto ai competitors europei

Effettivamente in questo momento gli investitori vedono positivamente i Btp italiani e vedono il rischio Paese (2.848,7 miliardi il debito pubblico a gennaio) limitato grazie alle misure della Bce (il Tpi, Transmission Protection Instrument, introdotto nel luglio 2022 e mai usato) per ridurre lo spread, se necessario.

Del resto i titoli italiani offrono un leggero spunto in più rispetto ai suoi competitor europei. Prendendo come riferimento il benchmark decennale, ieri il Btp ha chiuso con un rendimento del 3,7%, contro il 3,3% dell’omologo greco, il 3,24% dei Bonos spagnoli, il 2,88% degli Oat francesi. Rispetto al Bund tedesco lo spread ha chiuso a quota 125 punti. Il cammino 2024 per il Tesoro continua a essere impegnativo, puntando a una raccolta che solo sul medio-lungo termine arriva a 340-360 miliardi.

Inflazione futura: aspettative ridimensionate

Dal lato delle aspettative di inflazione del resto, gli ultimi dati Usa hanno ridimensionato un po’ le attese sul raffreddamento dei prezzi europei, dando un po’ di benzina al titolo indicizzato. I mercati che scontano l’inizio dei tagli dei tassi da parte della Bce a partire da giugno. Il vicepresidente Luis De Guindos ha puntualizzato che Francoforte “dipende dai dati e non dalle date”.

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