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Brexit: 10 domande a cui il fronte del Sì non risponde

Immigrati, emigrati, commercio, bilancio, Scozia, Irlanda, politica estera, sicurezza, andamento dei negoziati e futuro dell’Ue: ecco le 10 domande a cui i sostenitori della Brexit non vogliono (o non possono) rispondere.

Brexit: 10 domande a cui il fronte del Sì non risponde

Uscire dall’Unione europea sconvolgerebbe l’assetto economico e politico del Regno Unito. David Cameron dovrebbe quasi certamente dimettersi e a sostituirlo sarebbe probabilmente Boris Johnson. Il fronte del “Leave” sostiene che, con l’addio a Bruxelles, l’UK uscirà anche dal mercato unico europeo e revocherà ai cittadini comunitari il diritto di entrare liberamente in territorio britannico. Ma le domande a cui i sostenitori della Brexit non rispondono sono molte. Eccone dieci.

1) COME TERRANNO SOTTO CONTROLLO IL NUMERO DEGLI IMMIGRATI?

Per regolare l’immigrazione, i fautori dell’uscita dall’Ue vogliono introdurre un sistema a punti simile a quello adottato dall’Australia. L’obiettivo è ridurre il flusso netto degli immigrati, portandolo nell’ordine delle decine di migliaia. Allo stesso tempo, però, il fronte pro-Brexit vuole più immigrati extracomunitari. Ma come pensano di raggiungere entrambi questi obiettivi, visto che il flusso migratorio netto dai Paesi extra-Ue è già di 188mila persone?

2) QUALI TUTELE AVRANNO I BRITANNICI CHE VIVONO O VIAGGIANO IN EUROPA?

È verosimile che, in caso di Brexit, gli 1,2 milioni di britannici oggi residenti in altri Paesi dell’Ue potranno rimanere dove sono. Rischiano però di vedersi limitare i diritti di cui oggi godono. E i britannici che vanno all’estero per un periodo limitato, ad esempio quelli che trascorrono l’estate in Spagna ma rimangono ufficialmente residenti nel Regno Unito? E i turisti che viaggiano in Europa? Avranno bisogno del visto, come suggerisce il ministro della Giustizia, Dominic Raab?

3) COME EVITERANNO LA SECESSIONE DELLA SCOZIA?

Se in Scozia vincerà il no alla Brexit, mentre il resto del Regno Unito voterà per uscire dall’Ue, Johnosn o chiunque sarà primo ministro consentirà agli scozzesi di organizzare un secondo referendum per abbandonare Londra? E, in questo caso, come potrà convincerli a restare nell’UK, visto che molti degli argomenti pretestuosi usati dalla propaganda pro-Brexit potrebbero essere usati anche dai nazionalisti scozzesi per sostenere la causa della secessione?

4) BISOGNERÀ CHIUDERE LA FRONTIERA IRLANDESE?

Il segretario di Stato nordirlandese, Theresa Villiers, è favorevole alla Brexit e sostiene che non sarà necessario. Ma l’ex cancelliere dello Scacchiere Nigel Lawson, anche lui schierato con il fronte del “Leave”, non è d’accordo. In effetti, è difficile immaginare come impedire ai cittadini comunitari di entrare nel Regno Unito se la frontiera fra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord rimarrà aperta. Chiunque potrebbe prendere un aereo per Dublino e da lì spostarsi facilmente in territorio britannico. D’altra parte, la chiusura della frontiera danneggerebbe l’economia nordirlandese e, forse, metterebbe a rischio il processo di pace.

5) CHE NE SARÀ DELLA COLLABORAZIONE CON L’UE IN POLITICA ESTERA?

L’Unione europea ha reagito all’invasione russa della Crimea imponendo sanzioni a Mosca e sta cercando di portare avanti un processo di pace in Siria. Se il Regno Unito uscirà dall’Ue, continuerà a sostenere queste iniziative? E in che modo?

6) COME COMBATTERANNO IL TERRORISMO E LA CRIMINALITÀ INTERNAZIONALE?

Per contrastare il terrorismo, il cyber-crimine e il traffico di esseri umani, l’Unione europea fornisce armi fondamentali come Europol, i mandati d’arresto europei, il sistema europeo d’informazione sui casellari giudiziari e il Sistema d’informazione Schengen per l’immigrazione clandestina. Come potrebbe l’UK mantenere l’accesso a questi strumenti?

7) PROVERANNO A DISTRUGGERE L’UNIONE EUROPEA?

Alcuni sostenitori della Brexit, come il ministro della Giustizia Michael Gove, non vogliono semplicemente lasciare l’Ue, ma distruggerla. In effetti, la Brexit potrebbe innescare il disfacimento dell’Unione, un processo che rischia di creare instabilità nei Paesi vicini alla Gran Bretagna.

8) COME RIMEDIERANNO AL BUCO DI BILANCIO?

Secondo la maggior parte delle previsioni, la Brexit colpirebbe l’economia e aprirebbe un buco nelle finanze pubbliche britanniche. Come potranno i politici schierati dalla parte del “Leave” mantenere la promessa di trasferire agli agricoltori, agli scienziati e alle regioni povere dell’UK somme equivalenti agli attuali fondi Ue? Taglieranno la spesa su altre voci di bilancio, alzeranno le tasse o aumenteranno il deficit?

9) COME PORTERANNO AVANTI I NEGOZIATI PER L’USCITA DALL’UE?

In caso di Brexit, il Regno Unito faticherà a ottenere un buon accordo, visto che l’UK ha bisogno dell’Ue più di quanto l’Ue abbia bisogno dell’UK. Londra farà ancora parte dell’Unione nel 2020, come sostiene Gove? Oppure pensa davvero di procedere a suon di ricatti, ponendo il veto su tutte le decisioni europee finché non otterrà quello che chiede, come vorrebbe Gove?

10) QUALE ACCORDO COMMERCIALE NEGOZIERANNO?

Ora che i fautori della Brexit hanno chiarito la loro intenzione di abbandonare il mercato unico europeo e porre fine alla libera circolazione, non possono puntare a un accordo simile a quelli siglati con l’Ue da Norvegia e Svizzera, che godono di un accesso piuttosto buono al mercato europeo. Johnson ha ventilato l’idea di prendere a modello le relazioni commerciali del Canada con l’Ue, mentre Gove ha parlato dell’Albania. Ma nessuna di queste due soluzioni garantirebbe al Regno Unito un accesso al mercato europeo paragonabile a quello che ha oggi. E proprio al mercato dell’Ue è legata circa metà del commercio britannico. Quanto all’altro 50%, il fronte del “Leave” non ha mai spiegato in che modo pensa di sostituire gli oltre 50 accordi di libero scambio in vigore fra l’Ue e altri Paesi del mondo come Svizzera, Corea del Sud, Sud Africa e Canada.

Articolo originale di Jack Schickler su infacts.org
Traduzione dall’inglese a cura di Carlo Musilli

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