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Brasile: proteste popolari, ma prospettive per le aziende

Continuano le manifestazioni popolari per una più equa distribuzione della ricchezza e per maggiori investimenti nei servizi pubblici – Le disuguaglianze sociali sono ancora molto gravi, ma le prospettive generali dell’economia sembrano migliorare e anche per le imprese italiane si aprono prospettive di business.

Brasile: proteste popolari, ma prospettive per le aziende

“I recenti disordini dimostrano un forte malessere sociale, ma si tratta di una tensione verso il benessere, per una più equa distribuzione della ricchezza”. Questo il giudizio di Giovanni Castellaneta, presidente di Sace, che ieri ha aperto a Roma un convegno sulle prospettive commerciali offerte dal Brasile.

Da due settimane il Paese sudamericano è attraversato dalle manifestazioni popolari più imponenti degli ultimi 20 anni. Circa un milione di persone è sceso in strada in diverse città accusando il governo di spendere troppo per i grandi progetti invece d’investire nei servizi pubblici. Nel mirino ci sono soprattutto le risorse stanziate per i Mondiali di calcio dell’anno prossimo e per le Olimpiadi di Rio 2016. Negli scontri di giovedì sera a San Paolo si è registrata anche la prima vittima. 

“Oggi queste proteste ci colpiscono – ha detto Paolo Magri, vice presidente e direttore dell’ Istituto per gli studi di politica internazionale –, ma in realtà dimostrano che il Brasile è una democrazia piena, la più evoluta fra quelle dei Paesi emergenti. Basti pensare al caso della Turchia, dove le recenti manifestazioni sono state gestite in modo ben diverso”.

Nonostante la grave agitazione sociale, figlia in primo luogo di una diseguaglianza ancora troppo forte fra le classi sociali, le nubi che negli ultimi anni si sono addensate sull’economia brasiliana iniziano a diradarsi. Certo, le condizioni non sono più favorevoli come a inizio millennio: dopo la crescita vertiginosa degli anni pre-crisi, nel 2012 il Pil ha registrato un timido +0,9%, il risultato peggiore dal 2009. 

“E’ innegabile che il vento sia cambiato – ha sottolineato Magri –. La grande crescita è finita, si è registrato deficit commerciale e l’inflazione è salita oltre i target fissati dal governo (nel 2013 dovrebbe raggiungere il 6,3%, ndr). Tutto questo si è sommato ai ritardi nella realizzazione di alcune grandi opere e ai sospetti di corruzione politica”. 

Nel 2013, tuttavia, la corsa del Pil dovrebbe accelerare di nuovo al +3,2% e nel 2014 il turno elettorale e i Mondiali di calcio daranno ulteriore slancio all’economia. “Siamo molto fiduciosi che il Brasile possa tornare a crescere in modo consistente dopo gli ultimi anni di rallentamento – ha detto ancora Castellaneta –. E le opportunità per le aziende italiane non mancheranno: siamo il settimo partner commerciale del Brasile a livello globale, il secondo nell’Unione europea”. 

Secondo i dati della società pubblica al servizio dell’export, il nostro Paese è fra i principali investitori in Brasile, dove oggi sono attive 520 imprese di proprietà italiana, la metà delle quali opera nel settore manifatturiero. Tra i grandi nomi spiccano Fiat, Pirelli, Telecom Italia, Campari e Ferrero.

Per il numero uno di Sace, “in Brasile c’è una propensione a investire in settori in cui le imprese italiane hanno grandi possibilità: infrastrutture, energia, difesa, telecomunicazioni. La classe media, inoltre, è cresciuta fino a comprendere 40 milioni di persone. Questo ha determinato un forte incremento del mercato dei prodotti manifatturieri, un settore in cui il nostro Paese è fra i leader mondali”.

La bilancia commerciale fra Italia e Brasile ha registrato nel 2012 un surplus di 1,6 miliardi a favore di Roma: l’export italiano verso il Paese sudamericano – composto principalmente da meccanica strumentale (37,3%), autoveicoli (14,8%) e prodotti chimici (8%) – è cresciuto del 4,5% rispetto al 2011, mentre le importazioni sono calate del 17,9%, a 3,4 miliardi di euro. Castellaneta ha precisato inoltre che l’esposizione di Sace in Brasile ammonta a un miliardo e 400 milioni per quanto riguarda le garanzie (il 3,6% del portafoglio complessivo), con un’operatività cresciuta del 13,2% nel 2012. 

Insomma, il trend è in risalita e i punti di forza del Brasile sono ancora molti. Tre in primo luogo, secondo Magri: “Il mercato interno, ampio e sviluppato, il bonus demografico, che durerà ancora per 10-15 anni, e il piano d’investimenti, che vale 800 miliardi di dollari fino al 2016. Non si tratta solo di stadi, naturalmente”. 

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