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Bpm in tournée, prima tappa la City: parte l’aumento di capitale a rischio

Parte da Londra il road show della Banca Popolare di Milano per convincere ad investire nell’aumento di capitale in corso da oggi fino al 18 novembre – Prima tappa nella capitale inglese, poi New York e infine Milano – La cifra ammonta a 799 milioni di euro, le nuove azioni sono offerte a 30 cent – Resta l’incognita Enzo Chiesa: il dg per ora è rimasto

Bpm in tournée, prima tappa la City: parte l’aumento di capitale a rischio

La prima partita del road show si gioca in trasferta, alla City di Londra per poi trasferirsi a New York e chiudere la mini tournée a Milano. E non sarà di sicuro facile il compito della delegazione della Banca Popolare di Milano, scortata da Mediobanca, che dovrà convincere i gestori ad investire nell’aumento di capitale della banca in corso da oggi al prossimo 18 novembre. Anche perché nel week end, tanto per intorbidare le acque già melmose, è arrivata la notizia delle indagini a carico dell’ex presidente Massimo Ponzellini per ostacolo alle attività di vigilanza. Nel nel mirino degli inquirenti milanesi è finito il finanziamento da 148 milioni di euro alla società Atlantis/BpPlus, “un finanziamento che – scrivono i pm in un decreto di sequestro – appare incomprensibile, sia secondo i canoni di buona amministrazione sia, secondo la disciplina in materia di antiriciclaggio”. Ma da oggi Bpm cerca di voltar pagina, anche se resta l’incognita Enzo Chiesa: Il direttore generale è rimasto al suo posto per consentire il decollo dell’operazione sul capitale, ma il pressing di Banca d’Italia per il rinnovamento totale dei ranghi dirigenti non è certo finito. Ma, ecco, in cifre, l’offerta che oggi Bpm presenta ai gestori dei fondi della City.

L’aumento di capitale ammonta a 799,4 milioni (di cui 24,2 milioni finiranno in commissioni al consorzio di garanzia) contro una capitalizzazione di 670 milioni ai valori di venerdì scorso. Le nuove azioni sono offerte a 0,30 euro (contro una quotazione di 1,465 euro di venerdì) in ragione di 138 nuovi titoli ogni 25 ordinarie e 92 ogni nuovo bond convertibile. L’offerta terminerà il giorno 18, la trattazione dei diritti il giorno 11.

La banca si presenta ai possibili sottoscrittori con numeri inquietanti, tali da giustificare il forte sconto sul Tarp: il 40% contro il 25% dei precedenti aumenti di Mps e Ubi. Ma l’offerta “generosa” si spiega con le finalità dell’operazione e l’andamento dell’istituto.

Dal primo punto di vista va sottolineato che l’operazione si è resa necessaria per l’impatto dei maggiori requisiti patrimoniali, costato 666 milioni (124 punti di Tier 1). Gli impieghi della bnac risultano eccessivamente esposti al rischio della crisi immobiliare: 21,8 miliardi, il 30 % abbondante dei crediti. Per queste ragioni le ispezioni della Banca d’Italia avevano sottolineato la necessità di una massiccia iniezione di capitali: 1,2 miliardi poi ridotti di un terzo a 800 milioni vista la situazione dei mercati. Il taglio comporterà il mancato rimborso dei Tremonti bond che comportano interessi passivi annui per 4,5 milioni. Sulla banca, a leggere il prospetto, incombono altri rischi. Merita segnalare la possibile rettifica sul prezzo di cessione di Anima sgr a AM holding (fin oa 56 milioni) e di Bpm Vita a Covea (cira 20 milioni legati ai titoli greci in portafoglio).

Dal punto di vista della gestione, va sottolineato che il roe (return on equity) , al 30 giugno, è sceso al 2,3% contro il precedente 3,7%. Il piano industriale messo a punto in estate prevede ipotesi quantomeno ottimistiche sull’evoluzione dei mercati. Basti, al proposito, il dato sul costo della raccolta: i conti si basano su uno spread tra Btp a 5 anni e swap di 67 punti per il 2011, di 64 bp per i due anni successivi. In realtà, lo spread ha superato i 300 punti base.

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